Poesie conosciute e non ...

 

TESTE PELATE

Teste pelate dimentiche dei loro peccati,
vecchie, sapienti, rispettabili teste pelate
annotano e pubblicano i versi
che giovani rimarono, agitandosi
nei loro letti, disperati d'amore, per blandire
l'orecchio ignorante dell'amata.
Tutti strascicano, tutti tossiscono nel calamaio,
tutti consumano il tappeto con le scarpe,
tutti pensano ciò che gli altri pensano,
tutti conoscono gli stessi che conosce il vicino.
Mio Dio, che cosa direbbero
se il loro Catullo passasse di là?

W.B.YEATS

"La classe accademica e la rivoluzione agraria", 1899

L'ALTRA VARIANTE

Non resta molto tempo
per scrivere nuove poesie
forse tutto e' stato detto
da migliaia di poeti
da migliaia d'anni.
Resta solo la morte
indicibile
per ciascuno di noi.

Resta molto tempo
per scrivere nuove poesie
anche se tutto e' stato detto
da migliaia di poeti
da migliaia di anni.
Resta la rimanente vita
imprevedibile ed indicibile
per ciascuno di noi.

Titos Patrikios - poeta greco vivente 

CONOSCO VITE DI CUI POTREI FARE A MENO

Conosco delle vite di cui potrei fare a meno
senza dolore alcuno -
altre - un istante d'assenza delle quali
sarebbe un'eternita' -

queste ultime - scarse di numero -
non sono nemmeno due -
le prime - un orizzonte di moscerini
facilmente supererebbero -

Emily Dickinson 

MURA

Senza riguardo, senza pudore ne' pieta',
m'han fabbricato intorno erte, solide mura.

E ora mi dispero, inerte, qua.
Altro non penso: tutto mi rode questa dura

sorte. Avevo da fare tante cose la' fuori.
Ma quando fabbricavano come fui cosi' assente !

Non ho sentito ne' voci ne' rumori.
M'hanno escluso dal loro mondo inavvertitamente.
ITACA

Se per Itaca volgi il tuo viaggio,
fa voti che ti sia lunga la via,
e colma di vicende e conoscenze.
Non temere i Lestrigoni o i Ciclopi
o Posidone incollerito: mai
troverai tali mostri sulla via,
se resta il tuo pensiero alto, e squisita
è l'emozione che ti tocca il cuore
e il corpo. Né Lestrigoni o Ciclopi
né Posidone asprigno incontrerai,
se non li rechi dentro, nel tuo cuore,
se non li drizza il cuore innanzi a te.

Fa voti che ti sia lunga la via.
E siano tanti i mattini d'estate
che ti vedano entrare (e con che gioia
allegra !) in porti sconosciuti prima.
Fa scalo negli empori dei Fenici
per acquistare bella mercanzia,
madrepore e coralli, ebani e ambre,
voluttuosi aromi d'ogni sorta,
quanti più puoi voluttuosi aromi.
Recati in molte città dell'Egitto,
a imparare imparare dai sapienti.

Itaca tieni sempre nella mente.
La tua sorte ti segna quell'approdo.
Ma non precipitare il tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni, che vecchio
tu finalmente attracchi all'isoletta,
ricco di quanto guadagnasti in via,
senza aspettare che ti dia ricchezze.

Itaca t'ha donato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.
Nulla ha da darti più.

E se la trovi povera, Itaca non t'ha illuso.
Reduce così saggio, così esperto,
avrai capito che vuol dire un'Itaca.

[Costantino Kavafis, Poesie, Oscar Mondadori]

Alle cinque in punto della sera
suona il campanello
sono rose rosse - dico -
invece era birra analcolica
acqua minerale
il supermercato

--

Ho visto il cuore pulsare
nell'incavo del mio braccio destro
sembrava il collo di una lucertola
ho pensato per chi batte ?
per me ?

--

Sdraiata sopra una roccia
al sole di agosto
non riuscivo a liberarmi 
dall'impressione 
che fosse la roccia
sdraiata sopra di me

--

Quanto vento quest'anno
soffia senza interruzione
rimbomba dal fondo
della mia anima

[Barbara Radice, "Moscerini e zanzare" 1996, Campanotto Editore]

Le morti sono capricciose non arrivano
Quando le desideri o le aspetti,
Imprevedibili balzano sui tram
E sono già arrivate
Oppure ai capolinea se li lasciano
Partire tutti, irascibili
fingono di leggere

[Franco Buffoni "Inediti" 
rivista "Poesia" di Giugno 96]

IL DOLORE

Conosco tutto il tuo dolore,
la sofferenza tua, la rabbia.
Se vuoi, posso urlare con te
fin quando ho voce e manca la follia.
Devi fare da solo, con fiducia:
cercare tra le macerie
sentieri per i tuoi passi,
zattere per le tue liberta',
valichi per le tue gioie.
Il dolore e' cosi' grande
da superare il deserto
che ti e' intorno
e le montagne che ti sovrastano,
arrivare al mare,
spiegare le sue vele
e farti vedere il mondo.

IL POETA

Il poeta e' prima o dopo,
mai a tempo.
Si sofferma, s'incanta,
si perde e trova
sotterranei pensieri,
scorciatoie alate,
passaggi arcani.
Nessuno lo segue,
nessuno lo aspetta,
e' sempre solo,
per questo scrive, il poeta,
inutile parlare.

Il poeta vorrebbe essere
al centro della terra
a curare le sue ferite
con acque accese
da piccoli soli al tramonto,
disteso su terre soffici
di erbe inviolate.
E' distratto, il poeta,
un automobilista suona ed impreca.
 
Il poeta e' ferito,
non sapeva di essere in guerra,
girava ignaro
senza elmo e corazza.
Ormai puo' solo scrivere, il poeta.

[Carla Mocavero, il grigio non m'appartiene, 1995, Campanotto Editore]

TRIESTE

Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi     
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa
l'aria natia.

La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva.

Umberto Saba
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