Annemarie
Schwarzenbach - Un articolo
[Il Giornale, 12/10/1998,
Giampaolo Martelli, Album]
FACCIA D'ANGELO E I SUOI
DEMONI
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Una mostra fotografica a Milano e la traduzione di due opere a 90
anni dalla nascita della più bella ed anticonformista scrittrice
del Novecento.
Lo sguardo sembra che contempli l'infinito. I capelli corti alla
garcon, leggermente ondulati sulle tempie, i lineamenti
aristocratici, in un abito maschile nero e la cravatta annodata
su una camicia bianca, Annemarie Schwarzenbach tiene tra le dita
una sigaretta. Potrebbe essere il ritratto di un giovane dandy,
di un esteta diafano, enigmatico e malinconico. A ritrarla è
Marianne Breslauer, allieva e assistente di Man Ray, che avrebbe
detto: «Non avevo mai visto nessuno come lei, se mi avessero
detto che era l'arcangelo Gabriele e che mi trovavo davanti al
Paradiso ci avrei creduto. Non sembrava né un uomo né una donna,
ma un angelo, un arcangelo, così come io immagino un arcangelo».
Era il 1931, e quella fotografia esposta in una libreria di
Zurigo in occasione della pubblicazione di "Gli amici di
Bernhard" fu trafugata nella notte da alcuni sconosciuti che
infransero la vetrina. Qualche anno dopo, lo scrittore Roger
Martin du Gard le dedica un libro ringraziandola «per portare su
questa terra quel bel volto d'angelo inconsolabile». Ma dietro l'angelo
che vuole volare oltre i confini umani, si nascondono lacerazioni
e inquietudini, passioni e frustrazioni, aneliti verso l'assoluto
e pulsioni autodistruttive che fanno di Annemarie Schwarzenbach -
prima ancora che una scrittrice, una giornalista, una
viaggiatrice - la protagonista di una vicenda umana sublime e
insieme dannata.
Diventata un'autrice di culto in Svizzera, in Germania, in
Francia e negli Stati Uniti, l'interesse su questa «figlia del
secolo» si è accesa anche in Italia. Contemporaneamente ad una
mostra delle fotografie di Marianne Breslauer, promossa dal
Centro culturale svizzero (ospitata nella sede di via Vecchio
Politecnico a Milano, e aperta fino al 7 novembre) sono usciti
"Morte in Persia" (edizioni e/o) e La valle felice (Luciana
Tufani editrice).
Nata nel 1908 da una famiglia dell'alta borghesia imprenditoriale
svizzera, Annemarie Schwarzenbach cresce nel «paradiso» di
Bocken, una villa, a pochi chilometri da Zurigo, immersa tra
boschi e prati. I primi anni sono quelli di una bambina allegra e
vivace, gioca con i fratelli e le sorelle, fa lunghe passeggiate
con il padre Alfred, un uomo colto e amabile. I rapporti con la
madre, Renée Wille, sono contorti e complicati. Avendo
desiderato nascere maschio, trasferisce questa aspirazione su
Annemarie, la figlia prediletta, indirizzandola verso uno stile
di vita virile. La veste da maschietto con calzoncini di pelle
bavaresi, poi la traveste da paggio, da soldato e da marinaio.
Vorrebbe che la ragazza diventasse una provetta cavallerizza ma
Annemarie - a differenza della madre - non ama l'equitazione.
A Bocken intanto s'insedia stabilmente la cantante lirica Emmy
Kruger che diventa l'amica del cuore di Renée: di tanto in tanto
le due donne scompaiono per alcuni giorni. La relazione di
Annemarie con la madre diventa conflittuale. Successivamente,
Annemarie Schwarzenbach trascorre due anni nel collegio femminile
di Fetan per poi iscriversi nel 1927 alla facoltà di Storia e
Letteratura dell'Università di Zurigo. Gli occhi grigio-azzurri
su un volto pallido, vestita con ricercata eleganza, quando
compare nell'atrio dell'ateneo gll studenti smettono di
chiacchierare e la guardano con ammirazione. Prima di laurearsi
nel 1931 trascorre un breve periodo a New York e per un anno
frequenta i corsi alla Sorbona di Parigi. Tra le opere che scrive
vi è la trilogia delle "Novelle parigine" e "Ruth".
Frequentando il caffè di Montparnasse conosce poeti, artisti e
modelle. E' però la Germania ad attrarre Annemarie Schwarzenbach
che va a Monaco e dopo a Berlino. A Monaco conosce Erika e Klaus
Mann, i figli del «mago» Thomas, uniti da un amore incestuoso
ma non esclusivo. Affascinata da Erika, sicura disinibita e
ribelle, Annemarie se ne innamora ma ben presto si rende conto
che può rimanere solo ai margini della coppia. Erika si lascia
amare a rifiuta qualsiasi rapporto privilegiato. Comunque, i due
fratelli diventano per Annemarie un sostegno e l'aiuteranno ad
allontanarsi dalla madre. E sono ancora i due Mann ad avviare l'amica
svizzera all'uso della
morfina.
Berlino all'inizio degli anni Trenta è la città più libera del
mondo. Offre emozioni, piaceri, frenesie erotiche. In quell'ambiente
creativo e trasgressivo, Annemarie è convinta di trovare se
stessa. Si tuffa nella vita notturna e non va mai a dormire prima
dell'alba. E' attirata dai locali e dai cabaret degli omosessuali
e dei travestiti come l'Eldorado e il Topkeller, dove si dà
appuntamento una variegata fauna umana che ha infranto la morale
borghese. Cerca di vincere la sua ínsicurezza, bevendo e
sperimentando nuove relazioni amorose. Ma quegli eccessi, e la
sua incapacità a vivere con leggerezza la rendono infelice. Uno
stato d'animo che si ritrova nella "Novella lirica". La
vocazione di Annemarie Schwarzenbach è quella di scrivere ma
anche di viaggiare. Sono tre i viaggi che compie in Persia dal
1933 al 1935. Durante il suo primo soggiorno, conosce il
diplomatico francese Claude Clarac, un giovane di tendenze
omosessuali, che le chiede di sposarlo. Ritornata in Svizzera,
dopo un tentativo di suicidio, Annemarie riparte per diventare la
moglie di Claude. Ma il matrimonio non funziona. Sofferente nell'animo
e nel corpo, il panorama che contempla è desolato e irreale. La
«malattia persiana» è raccontata in "Morte in Persia"
e in "La valle felice", una riscrittura in chiave
lirica e visionaria del primo libro. Quella di Annemarie è una
lotta contro i demoni interiori e l'opacità del mondo. Gli
ultimi anni della sua vita li trascorre in una continua fuga. In
lei si alternano slanci vitali e cadute nella depressione.
Per disintossicarsi dalla morfina entra ed esce da cliniche e
ospedali psichiatrici. Continua a spostarsi con frenesia da un
Continente all'altro. Forse per cercare una patria perduta. Con
Barbara Hamilton-Wright attraversa più volte gli Stati Uniti. Si
reca in Urss per compiere ricerche su Lorenz Saladin, uno
scalatore morto tragicamente. Sempre in automobile, insieme ad
Ella Maillart, intraprende un avventuroso viaggio verso l'Afghanistan.
Da sola va in India. Poi parte per l'America con Margot von Opel
e il malito Fritz. A New York accade un episodio drammatico. La
scrittrice Carson McCullers, la «Monaca deviante» della
letteratura americana, conosce Annemarie, se ne innamora
follemente e vuole che vada a vivere con lei. Annemarie rifiuta.
Ma si tova al centro della gelosia di Margot e della Carson. Nel
1940, durante un raptus, Annemarie in una camera dell'hotel
Pierre cerca di strangolare Margot von Opel, dopodiché tenta di
uccidersi tagliandosi le vene dei polsi.
La morte arriva due anni dopo in Svizzera. Il l5 novembre 1942 in
seguito alle ferite riportate in un incidente, Annemarie
Schwarzenbach si spegne.