I RACCONTI DI EDGAR ALLAN POE



A queste piagge
venga colui che d'esaltar con lode
il nostro stato ha in uso, e vegga quanto
è il gener nostro in cura
all'amante natura.[…]
Dipinte in queste rive
son dell'umana gente
le magnifiche sorti e progressive.
G. Leopardi, La Ginestra





La lettura integrale dei racconti di Poe suscita - o almeno dovrebbe suscitare - una domanda curiosa ed importante. Infatti, se è stato uno stesso scrittore ad aver inventato sia il genere poliziesco sia il genere del fantastico in senso moderno, perché ci ha lasciato soltanto tre racconti polizieschi (più altri due che si possono avvicinare a questo tipo di storie senza però possedere alcuni dei requisiti fondamentali) e numerosissimi altri che rientrano invece nel genere del fantastico? Perché e come si può spiegare questa enorme differenza di numero? La risposta a tali interrogativi è naturalmente difficile e sfuggente, ma è possibile tentarne una partendo proprio dall'analisi dei racconti scritti dall'autore americano.

Storie e racconti che trattano di morti violente e misteriose e di colpevoli smascherati e puniti sono stati scritti fin dai tempi più antichi, a partire dalla Bibbia e dalla tragedia greca fino al XVIII secolo. Per citare solo alcuni esempi, si possono ricordare l'Edipo Re di Sofocle, dove il protagonista che dà il nome alla tragedia si scopre l'ignaro colpevole dell'assassinio del padre, oppure Zadig, il protagonista dell'omonimo romanzo di Voltaire, dotato di eccezionali capacità deduttive, e infine l'Amleto di Shakespeare che smaschera l'uccisore del padre. Quindi, nella storia della letteratura si ritrovano sparsi tutti quegli elementi che, riuniti insieme, danno origine al genere poliziesco, e cioè un delitto misterioso all'apparenza di difficile risoluzione, la brillante capacità deduttiva e investigativa di uno dei personaggi (1) e infine lo smascheramento del colpevole. Ecco, verso la metà del XIX secolo lo scrittore americano Edgar Allan Poe, dalla vita sregolata e anche un po' ubriacone, organizza in maniera geniale tutti questi elementi creando un nuovo modello letterario: il racconto (2) poliziesco.

Tra il 1841 e il 1845 scrive infatti tre brevi storie che costituiscono il modello del nuovo genere letterario. Il primo racconto è The Murders in the Rue Morgue: in un appartamento di Parigi vengono trovate morte due donne, orribilmente uccise da qualcuno o qualcosa di difficile identificazione; i sospettati sono molti, ma nessuno sembra essere il vero colpevole, finché un giorno il cavalier Dupin, grazie alle sue eccezionali capacità analitiche e basandosi soltanto sull'osservazione e sul ragionamento, scopre che il vero assassino è un enorme scimmione giunto nella capitale francese a bordo di una nave. In The Purloined Letter Dupin riesce con gli stessi mezzi a recuperare una lettera molto compromettente rubata ad una donna; là dove la polizia fallisce, lui si mostra tanto abile da sottrarla a sua volta al ladro. Nel terzo ed ultimo racconto l'investigatore Dupin riesce a risolvere l'enigma della morte di una giovane donna (The Mystery of Marie Roget). Ma c'è un altro racconto che presenta una trama vagamente poliziesca. Anche Thou Art The Man! inizia con la narrazione di un delitto e del tentativo di scoprirne il colpevole, ma qui la trama classica viene in qualche modo capovolta: infatti è il vero assassino che sparge prove false per accusare un innocente e impossessarsi dell'eredità rivestendo così il ruolo dell'investigatore analitico; soltanto alla fine l'anonimo narratore lo smaschera con un colpo di scena (il cadavere dell'ucciso salta fuori da una bara e sembra accusare il colpevole) e conclude il racconto facendo un resoconto del percorso deduttivo che lo ha condotto alla verità.

Anche soltanto da questi brevi riassunti risultano chiari i requisiti fondamentali di un racconto poliziesco. La normalità della vita quotidiana viene improvvisamente sconvolta da un atto criminale - in genere un omicidio - ed è solo grazie all'abilità deduttiva ed analitica di un investigatore dilettante che viene riportato l'ordine naturale delle cose, smascherando l'uomo che ha osato distruggere quella normalità e consegnandolo così alla giustizia. Nella prima parte di The Murders in the Rue Morgue Poe si dilunga a descrivere queste capacità analitiche di cui è dotato il suo cavalier Dupin (e dopo di lui tutti gli altri investigatori) e ne offre un esempio pratico. Innanzitutto afferma che l'uomo provvisto di tali abilità "si inorgoglisce di quell'attività morale che districa" e "trae piacere da qualsiasi occupazione, anche la più insignificante, che possa mettere in gioco le sue qualità" (3); poi sottolinea l'importanza della qualità dell'osservazione, poiché occorre sapere come e che cosa bisogna osservare; infine narra come Dupin riesca perfino ad indovinare quel che pensa il suo compagno solo sulla base delle sue osservazioni. Risulta chiara insomma la fiducia nelle capacità intellettive e razionali degli uomini, o almeno di alcuni di loro, che sono in grado di risolvere e spiegare fatti all'apparenza misteriosissimi e di ricondurli entro l'ambito della comprensione. Il genere poliziesco, quindi, è rassicurante ed ottimistico, poiché dimostra la possibilità della ragione umana a spiegare tutto quello che accade e di conseguenza a negare l'esistenza di un qualsiasi mistero inspiegabile.

Questa valutazione ottimistica della ragione umana, capace di spiegare ogni avvenimento e quindi di ridare serenità ad un mondo momentaneamente sconvolto, viene totalmente ribaltata nei numerosi racconti fantastici scritti dallo stesso Poe. Come accadeva per il genere poliziesco, molti elementi tipici del fantastico si ritrovano sparsi nell'intera produzione letteraria a partire dalla Bibbia fino al XVIII secolo; ma è soltanto grazie alla genialità del nostro scrittore che questi elementi vengono inseriti nella struttura moderna del racconto allo scopo di descrivere un'ansia e una preoccupazione esistenziale fino allora sconosciute. Nel suo fondamentale saggio Dalla fiaba alla fantascienza (4) Roger Caillois spiega la differenza esistente tra il fiabesco e il fantastico:

Il fiabesco è un universo meraviglioso che si affianca al mondo reale senza sconvolgerlo e senza distruggerne la coerenza. Il fantastico, invece, rivela uno scandalo, una lacerazione, un'invasione insolita, quasi insopportabile nel mondo reale. In altre parole, il mondo fiabesco e il mondo reale si compenetrano senza urto né conflitto. [...] Con il fantastico affiora uno smarrimento nuovo, un panico sconosciuto. (5)

Quindi, nell'ambito del fantastico vengono narrati avvenimenti soprannaturali che si sottraggono ad ogni tentativo dell'uomo di spiegarli; e soprattutto si rivelano del tutto inutili perfino le eccezionali capacità deduttive ed analitiche di un qualsiasi investigatore, perché qui i misteri sono e restano inspiegabili e inspiegati. Il soprannaturale compare all'improvviso e distrugge la struttura coerente dell'universo. Per citare di nuovo le parole di Roger Caillois "il prodigio diventa un'aggressione proibita, minacciosa, che infrange la stabilità di un mondo le cui leggi erano fino ad allora giudicate rigorose ed immutabili " (6); è l'impossibile che irrompe in un mondo da cui era stato bandito. E tutto ciò accade proprio "dopo il trionfo della concezione scientifica di un ordine razionale e necessario dei fenomeni, dopo il riconoscimento di un determinismo rigoroso nella concatenazione delle cause e degli effetti. Se ormai il prodigio fa paura è perché la scienza lo bandisce e noi lo riteniamo inammissibile e terrificante"(7).

Così, sparisce innanzitutto la figura - fondamentale nel genere giallo-poliziesco - dell'investigatore più o meno dilettante capace di risolvere i misteri e soprattutto scompare quella fiducia nella ragione umana che quel personaggio rappresentava. I racconti fantastici non offrono più una visione del mondo coerente e rassicurante; al contrario, in essi può accadere di tutto, dall'apparizione di fantasmi e anime di uomini ormai morti a esseri mostruosi che portano distruzione fino alla presenza del diavolo o di altre creature affini. Non è più possibile spiegare nulla: i prodigi accadono e spaventano tanto più quanto meno sono spiegabili e compresi. E l'uomo, pur dotato di ragione, si sente impotente davanti a questi misteri.

Edgar Allan Poe scrisse tantissimi racconti fantastici toccando numerosi temi - come mogli morte che ritornano (Ligeia), uomini in preda alla pazzia e perversi (The Fall of the House of Usher; The Black Cat) oppure tormentati da un doppio (William Wilson), l'apparizione della morte stessa (The Mask of the Red Death) ed esperimenti di mesmerismo (The case of Mr. Valdemar). L'elemento comune a tutti questi e ancora altri racconti è proprio un senso di paura e preoccupazione che invadono l'uomo davanti ad avvenimenti prodigiosi ed inspiegabili; paura che aumenta nel momento in cui ci si accorge che, a differenza del genere poliziesco, non si possiedono i mezzi per arrivare ad una qualsiasi spiegazione che riporti tutto alla normalità. Al posto di un universo coerente e rassicurante si scopre di vivere in un luogo enigmatico che nemmeno la ragione analitica può comprendere. L'uomo si ritrova solo e smarrito in un mondo incomprensibile e quindi terrificante.

A questo punto, dopo aver analizzato i due generi letterari frequentati da Poe, dovrebbe essere possibile rispondere alla domanda iniziale, e cioè per quale motivo lo scrittore americano abbia scritto numerosissimi racconti fantastici e soltanto tre racconti polizieschi. Bisognerebbe insomma fornire una motivazione valida per una tale dissonanza che vede da una parte una fondata fiducia nella ragione e nelle sue capacità analitiche e dall'altra invece lo smarrimento totale dell'uomo, da una parte la certezza di un universo razionale, ordinato e comprensibile e dall'altra una natura sfuggente e inintelligibile. Secondo me - e si tratta di un'opinione personalissima - sono possibili tre risposte, una di carattere tecnico e due riguardanti l'interpretazione dell'uomo da parte di Poe. Per quanto riguarda la prima questione, il racconto poliziesco offre pochissime varianti dello schema di base. Dal momento che per scrivere una storia di questo genere sono necessari soltanto tre elementi - un crimine, un investigatore dalle doti analitiche eccezionali e lo smascheramento del colpevole - si potrebbe concludere che Poe abbia esaurito tutte le possibilità che il genere gli offriva, perfino il capovolgimento della struttura classica in Thou Art The Man!. In altre parole, questo tipo di racconti è estremamente ripetitivo e alla lunga noioso, mentre il genere del fantastico offre numerosissime varianti e quindi maggiori possibilità creative.(8)

Però, sono possibili anche altre spiegazioni attinenti alle considerazioni dell'autore sull'uomo e sul mondo che abita. Innanzitutto, Edgar Allan Poe ha intuito e descritto la lacerazione inguaribile dell'uomo moderno che è certamente pieno di fiducia nelle conquiste scientifiche e razionali dell'uomo ma che nello stesso tempo nutre numerose incertezze e numerosi dubbi sulla sua stessa esistenza e sul mondo in cui si è trovato a vivere: questa dicotomia interiore è perfettamente rispecchiata dai due tipi di racconti che ha scritto. In secondo luogo, l'enorme differenza fra il numero dei racconti fantastici e quello dei racconti polizieschi può essere spiegata da un'inclinazione pessimistica dello scrittore, e cioè la sua consapevolezza riguardante i limiti della ragione umana a spiegare definitivamente i misteri dell'universo e l'enigma della sua propria esistenza. Questa dicotomia propria degli esseri umani e questo pessimismo da parte di Poe sono visibilmente descritti alla fine di The Fall of the House of Usher:

A un tratto rifulse sul viottolo una luce abbagliante e io mi volsi a guardare donde poteva provenire un così insolito fulgore [...] Il chiarore proveniva dalla luna calante, al suo colmo, sanguigna, che ora splendeva vividamente attraverso quell'unica fessura appena discernibile di cui ho già parlato e che si stendeva dal tetto dell'edificio in direzione irregolare, serpeggiante, sino alla sua base. Mentre guardavo, questa fessura rapidamente si allargò, il turbine di vento infuriò in un supremo anelito [...] mentre i miei occhi vedevano le possenti mura spalancarsi, si intese un lungo tumultuante rumore simile al frastuono di mille acque, e il profondo fangoso stagno ai miei piedi si chiuse cupo e silenzioso sui resti della "Casa degli Usher".(9)

La fessura che piano piano si allarga sulle mura di quella casa vecchia provocandone il crollo rappresenta l'incertezza e i dubbi dell'autore che diventano sempre più grandi ed opprimenti, al punto da far crollare la struttura certa e coerente dell'universo. Quanto un'interpretazione di tal genere abbia fruttificato, lo si può capire da tutta la letteratura apparsa dopo la morte di Poe fino ai nostri giorni.


1) Di solito è un amico intimo dell'investigatore a narrare i vari avvenimenti. Nei racconti di Poe, l'amico-narratore delle imprese di Dupin rimane senza nome, ma in altri casi questo personaggio non possiede soltanto un nome e un cognome, ma anche una sua personalità ben definita, come il Dr. Watson o Archie Goodwin o S.S. Van Dine.
2) Bisogna ricordare che il racconto inteso in senso moderno, e cioè una storia indipendente da una qualsivoglia cornice e che possiede un significato in se stessa, è un'invenzione recente e propria della letteratura americana: basti pensare a Washington Irving e a Nathaniel Hawthorne.
3) I brani sono tratti da E. A. Poe, Racconti, a cura di G. Manganelli, Rizzoli. Queste citazioni sono a p. 17
4) R. Caillois, Dalla fiaba alla fantascienza, a cura di P. Repetti, Theoria 1991
5) Idem, p. 19.
6) Idem, p. 21.
7) Ibidem.
8) La ripetitività del giallo-poliziesco rispetto alla maggiore varietà offerta dal fantastico risulta tangibile nelle due antologie dedicate a questi due generi letterari da Borges e Bioy Casares: la prima risulta ampiamente noiosa perché ripete in continuazione lo stesso schema, mentre la seconda è largamente stimolante e piacevole grazie alle novità inaspettate che compaiono in ogni racconto.
9) E. A. P., Op. cit., p. 315.



PICCOLA BIBLIOGRAFIA PER ALTRE LETTURE
- Sofocle, Edipo Re
- W. Shakespeare, Hamlet
- Voltaire, Zadig
- G. de Maupassant, Le Horla
- T. Gautier, Contes Fantastiques
- E. T. A. Hoffmann, L'uomo della sabbia e Gli Elisir del diavolo
- R. L. Stevenson, Dr. Jekyll and Mr. Hyde
- Conan Doyle, I racconti di Sherlock Holmes
- H. James, Racconti di fantasmi
- R. Fonseca, Romanzo nero
- S. Freud, Il perturbante
- R. Caillois, Dalla fiaba alla fantascienza
- Borges - Bioy Casares, I signori del mistero e Antologia della letteratura fantastica
- I. Calvino, Racconti fantastici dell'Ottocento




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