Nel
1492 l'esercito invasore del Sultano turco Mehmed "Il Conquistatore" stava preparando
un'attacco alla città Tirgoviste, capitale del dominio di Dracula, ai piedi
dei Carpazi.
Lo storico greco Chalcondyles così racconta: «Quando erano a circa 600 miglia
a nord della cittadina, le avanguardie turche riportarono di aver visto una
cosa orribile e raccapriccante, ovvero ciò che più tardi venne chiamato, durante
il regno di terrore di Dracula, "La
Foresta degli Impalati".
Disposti in fila per circa un miglio in un grande semicerchio, c'erano centinaia
di pali di varia grandezza in cui erano infilzati i resti dei corpi di prigionieri
turchi, in avanzato stato di decomposizione per la calura estiva e la devastazione
fattane dai corvi e dagli altri uccelli predatori della Carpazia, molti dei
quali avevano fatto il nido nel cranio o tra le ossa delle vittime.
I brandelli delle loro vesti fluttuavano contro il cielo. Tutta l'area era infettata
dall'odore di morte - il tanfo della putrefazione.
Il giorno dopo il Sultano diede ordine ai suoi soldati di ritirarsi».
Chi
si avvicina al cancello del palazzo di Dracula, oggi in rovina, a Tirgoviste
(vi regnò come Voivode o Principe di Valacchia durante tre diversi periodi nel
XV secolo), si trova davanti ad un imponente busto di Vlad l'Impalatore, o Vlad
Tepes come era conosciuto dai suoi concittadini.
Mi sono fermato per fotografarlo, ma sentivo una presenza dietro di me.
Mi giro e vedo un vecchio, un mendicante, che alzava il suo bastone verso il
cielo.
«Tepes, Tepes», gridava e non c'era dubbio che stesse mimando il supplizio preferito
da Dracula.
Dal momento che non capivo quello che diceva, gli diedi qualche moneta in cambio
di una fotografia; lui mi seguì fin davanti al cancello del palazzo, ma non
volle andare oltre.
Rimane
molto poco del palazzo, fatta eccezione per poche mura smozzicate sopra i sotterranei
più oscuri, dove c'erano le cucine, le cantine per il vino, le prigioni e le
stanze della tortura.
Su tutto domina ancora la torre di guardia chiamata "Chindia", fatta costruire
da Dracula stesso.
La sua funzione principale era di posto di vedetta per scongiurare gli attacchi
di sorpresa, ma era anche un osservatorio ideale per il tiranno; da lì poteva
assistere alle torture e contemplare gli impalati nel cortile sottostante.
La
mia guida, una gentildonna valacca, si dilunga a descrivermi (mi sembra con
un certo compiacimento) alcuni dei crimini più terrificanti di Dracula.
Non si accontentava - pare - degli impalamenti, ma si raccontano infinite storie
che riferiscono come abbia accecato, strangolato, appeso ad uncini, scorticato,
arrostito, fatto a pezzi e sotterrati vivi migliaia di uomini, donne e bambini.
poi la guida estrae dalla borsa e mi mostra alcune acqueforti che ritraggono
alcune di queste atrocità; ce n'è anche una nella quale Dracula è ritratto seduto
a un tavolo, di fronte a un'immagine sacra, mentre pranza tranquillamente, circondato
da vittime impalate e mutilate (una leggenda dice che usasse intingere i bocconi
nel loro sangue, per insaporirli).
La
reputazione orribile del Dracula storico, nella regione circostahte la città
di Brasov in Transilvania, dove è descritto come cannibale e vampiro sanguinario,
è dovuta al tramandarsi di questi atroci particolari.
Secondo la guida, Vlad Tepes, durante la sua vita si sarebbe reso responsabile
della morte di oltre 100.000 persone, inclusi un terzo della popolazione della
Valacchia.
Uno dei più cruenti dei suoi crimini avvenne nella cittadina di Tirgoviste.
Invitò tutti i ciechi, i malati, i poveri e gli storpi della regione in una
grande sala preparata apposta per loro, dove era stato approntato un grande
banchetto.
Dopo che tutti si furono saziati ed ebbero bevuto tutto il vino, Dracula ordinò
ai suoi uomini di dar fuoco alla sala. Non uno degli invitati si salvò dalle
fiamme.
Il giorno dopo Dracula emanò un decreto in cui annunciava che la Valacchia era
la nazione più progredita del mondo, dal momento che non vi risiedevano più
parassiti, miserabili e persone inutili.
Un
tunnel segreto collegava il palazzo di Dracula alla cappella principale, che
è ancora ben conservata, con ricche decorazioni. Il mostro vi si ritirava dopo
le sue orge di omicidi per chiedere perdono a Dio dei suoi crimini, di cui si
giustificava dicendo che tutto ciò che faceva era per il bene della nazione.
Come
tutte le leggende che si raccontano sulla vita di Dracula, le circostanze della
sua morte, e la conseguente accusa di vampirismo, sono avvolte nel mistero.
La fine di Dracula è avvenuta nel bosco di Vlasia, nascosto in una zona paludosa
a nord di Bucarest. Il suo corpo mutilato e senza testa venne trovato da alcuni
frati che si trovavano a passare di lì. I religiosi lo portarono nel monastero
di Snagov, che sorge su un'isola al centro di un lago, dove fu sepolto di fronte
all'altare della chiesa. Qualcuno dice che venne tradito dai suoi concittadini
in cerca di vendertta; altri che fu ucciso da un sicario turco e la sua testa
venne portata al Sultano di Costantinopoli; altri ancora giurano che non è affatto
morto e che il suo spirito vive sotto forma di vampiro.
Il
suo corpo riccamente vestito venne riesumato nel 1935; si ebbe allora la conferma
che fu decapitato: un metodo ampiamente riconosciuto e praticato soprattutto
in Valacchia per distruggere i vampiri.
Confesso che fu con una certa apprensione che, sempre insieme con la mia guida,
mi diressi verso il lago ove sorgeva la tomba di Dracula, guidando su strade
impercorribili che attraversavano la foresta. Ci trovammo alla fine di una zona
paludosa, vicino alla riva di un bellissimo lago. Ci circondava una strana misura
di catapecchie e di grandiose ville di ex-funzionari comunisti, queste ultime
ancora sorvegliate da soldati.
Andammo in cerca di qualcuno che ci traghettasse fino all'isola, ma dopo un'ora
di trattazioni con un marinaio locale, sembrava che la cosa fosse impossibile.
Decidemmo, a quel punto, di pernottare lì vicino, per ritentare l'indomani.
Trovammo una locanda vicino alla riva.
L'oste
era un'uomo gioviale, felice di avere ospiti venuti da lontano. Quando gli chiesi
qualcosa sul monastero, mi raccontò che i contadini locali credono che l'abbazia
e l'isola siano ancora infestate dal vampiro, e che la leggenda di Dracula era
ancora profondamente radicata nella zona. Il monastero di Snagov ha una storia
turbolenta, fu distrutto più volte, e Dracula stesso lo fece ricostruire e fortificare;
il suo fratellastro "Vlad il monaco" ne fu abate per un breve periodo. si crede,
ancora, che Dracula abbia nascosto molti suoi tesori nelle vicinanze, alcuni
dei quali in fondo al lago. Nel 1940, 1977, 1986 e nel 1990 è stato lesionato
da terremoti; nel XIX secolo è stato adibito a prigione.
Un
tempo c'era un ponte che collegava l'isola con la riva del lago, ma poco dopo
la sua costruzione crollò durante un temporale, portandosi in fondo al lago
una catena umana di prigionieri in catene che lo stavano attraversando. Si dice
che le grida e il rumore delle catene nelle notti di tempesta si sentano ancora.
L'oste promise di darci una mano a trovare una barca la mattina dopo, e ce ne
andammo a dormire. Solo nella mia stanza, steso nel letto, cercavo di prendere
sonno ascoltando il ronzio delle zanzare che mi volteggiavano sulla testa.
Dopo colazione uscimmo per incontrare il pescatore che secondo l'oste ci avrebbe
portato sull'isola, ma una volta ancora fummo delusi: la barca gli era stata
rubata pochi giorni prima. Intanto il cielo si era coperto di nuvole nere, e
si sentivano in lontananza lampi e tuoni. Due giovani contadini uscirono all'improvviso
da dietro un canneto, dicendoci che ci avrebbero portato loro.
Salimmo sulla loro barca e mentre attraversavamo il lago, l'isola apparve lentamente
davanti a noi, circondata da salici piangenti.
Il
monastero aveva grosse crepe dovute ai terremoti; galline e capre vagavano tra
le costruzioni. Accostammo ad un vecchio e malandato pontile, e avvertimmo i
due ragazzi che non saremmo rimasti per più di un'ora.
Sembravano alquanto riluttanti a rimanere, ma ci assicurarono che ci avrebbero
riportato indietro. Ci avvicinammo alla splendida porta intagliata del monastero,
aperta a metà. Dall'interno non proveniva alcun suono. Era buio, salvo il tremolio
delle candele che si rifletteva nelle tante icone d'oro e d'argento. Mentre
mi avvicinavo all'altare, la figura piccola e scura di una suora spuntò da dietro
una colonna e mi fissò. « Era questa la tomba di Dracula? » domandai. La suora
non risposa ma continuò a fissarmi con uno sguardo strano, come se vedesse qualcosa
attraverso di me. La mia guida ripetè la domanda in romeno. « Si, c'era il corpo
di Dracula », rispose la religiosa. « Ne abbiamo avuto conferma quando fu riesumato,
perchè gli vennero trovati un'anello e un fermaglio che erano appartenuti al
padre e da lui erano stati lasciati in eredità al figlio maggiore ».
La
guida diede alla suora alcune monete, chiedendole di indicarmi dove poter scattare
alcune fotografie. La suora mi portò all'altare dove si vedeva chiaro il segno
di un sepolcro scavato nel pavimento di pietra. Sulla lastra tombale c'erano
un vaso di fiori, un ritratto di Dracula e una brocca vuota. La luce era fioca,
ma scattai pur sapendo di rovinare la pellicola.
Quel luogo, con la monaca che mi osservava muta come un cadavere, mi rendeva
nervoso, e volevo uscir fuori il più presto possibile. Dopo quattro o cinque
minuti finii di scattare e ringraziai la vecchia, ma lei rimase impassibile.
Mentre uscivo fuori, mi girai e la vidi fare strani segni sulla tomba, gesticolando
e muovendo le braccia come in trance.
Quando raggiungemmo la barca, una vecchia con pochi denti in bocca occupava
il posto dei ragazzi. Salendo, cercavo di dare un'ordine ai miei pensieri e
controllavo le mie macchine fotografiche.
Il cielo era sempre più nero, e cominciava a piovere.