QUERIDO MEXICO

Quando smetti la tua veste da turista, quando finalmente diventi un "viaggiatore" in mezzo alla gente, solo allora inizia il tuo viaggio attraverso il Messico. Così è iniziata la mia avventura. 

Ho volato con Aeromexico su piccoli aerei di linee interne, ho viaggiato su sgangherate corriere, oppure seduto sulle panche di legno di fumosi treni, a volte in piedi sul cassone scoperto di un camion lungo polverose strade sterrate. Altre volte su un rutero, che attraversa velocemente le vie affollate di una città. A volte a dorso di un cavallo per impervie colline, molte volte a piedi arrampicandomi verso la cima del Popocatépetl o del Ixtaccihuatl. Così, poco a poco, ho iniziato a vedere i colori del Messico, a sentirne gli odori, a percepire suoni diversi, a leggere nei loro occhi neri un messaggio antico.

E, finalmente, ho rinunciato a capire, perché il Messico è un luogo che devi solo accettare senza razionalizzare. Devi solo lasciare che ti entri con le sue sensazioni di gioia, di dolore, rabbia, disperazione, consolazione e rassegnazione.

Il Messico è un luogo irrazionale dove è normale che un negozio di commestibili venda biciclette, dove nella calle 2 di Puebla, famosa per le sue muñecas di cera, non si trovino più queste bambole e nessuno se ne ricordi, dove un'autostrada viene interrotta da ragazzi, che la trasformano in un campo da football. E' normale vedere un carro, trainato da un cavallo, con un asino appeso sul retro come una ruota di scorta. E' normale incrociare sulla strada una contadina che ti vende un'iguana. Nessuno ti giudica per come vai vestito, tutte le ore sono valide per uno spuntino. Il tempo cambia continuamente il suo ritmo...ora lento, ora veloce... e ti permette di sognare.

Sempre con la mia macchina fotografica, un po' nascosta, carpendo l'immagine a donne, che pensano che l'obbiettivo rubi loro l'anima. Ho fotografato chiese, fattorie, mercatini, il mare e le montagne, ma, soprattutto, ogni testimonianza della cultura preispanica, sempre in compagnia di mia moglie Antonia, con la quale ho condiviso quasi tutte le mie esperienze. A volte abbiamo dovuto affrontare insieme situazioni di estremo pericolo, che ricordate ora, nella tranquillità della collina torinese, ci sembrano appartenere a sogni irreali e fantastici.

Caro Messico, certamente ci rivedremo anche se, a volte, ho il timore di non sapere ritrovarti.