La tecnica dell’incisione all’acquaforte
L’incisione all’acquaforte è un procedimento di stampa mediante matrici incise in cavo su rame, zinco, ecc.
Esso deriva dalla tecnica usata dagli artigiani del metallo che incidevano motivi decorativi nelle armature, nelle armi e nelle suppellettili e, in Germania, fu impiegata in campo grafico sin dagli inizi del secolo XVI da maestri quali Daniel Hopfer e Albrecht Durer.
Una lastra di metallo viene ricoperta con una particolare miscela di sego e asfalto (vernice satinata) in cui, per mezzo di una punta metallica o di un bulino, si scalfiscono le linee del disegno fino a scoprire il metallo. Successivamente la lastra viene immersa in un bagno di acido nitrico (anticamente detto, appunto, acqua forte) o di cloruro di ferro.
L’acido intacca il metallo nelle parti libere e incide chimicamente il disegno. Si estrae quindi la lastra dal bagno, si allontana lo strato di vernice e si applica l’inchiostro da stampa sopra il quale viene passato un tampone o un panno, in modo che il colore resti soltanto negli incavi incisi. Sulla lastra vengono poi distesi un foglio di carta inumidito e sopra un panno di feltro. Infine, nel torchio, il disegno viene trasferito sulla carta. L’uso di bagni acidi diluiti in differenti gradazioni e l’incisione graduale delle singole parti del disegno (per esempio, primo piano, piano intermedio e sfondo) ha lo scopo di diversificare i toni scuri e lo spessore dei tratteggi. I valori pittorici in genere sono tenuti per mezzo di un tratteggio più o meno fitto e con l’uso dell’incisione a freddo (detta a “puntasecca”) con un ago o un cesello, con cui si scava la linea direttamente nella lastra di metallo.
Altre principali tecniche incisorie sul metallo che fanno parte della calcografia sono: maniera nera o mezzo tinto, maniera pittorica, maniera allo zucchero, maniera al sale, acquatinta.