Chi deve recarsi a Noon City non può far altro che servirsi di un mezzo di fortuna, poiché non vi sono né treni né corriere che vadano in quella direzione; c'è solo un camion della Chuberry Turpentine Company che trasporta merci e posta fino al prossimo centro di Paradise Chapel, e qualche volta chi è diretto a Noon City può ottenere un passaggio dal conducente del camion, Sam Radclif. Ma con qualsiasi mezzo ci si vada, si tratta sempre di un viaggio disastroso, perché le strade, corrugate come assi da bucato, sono tali da sfasciare subito anche il veicolo più solido; le scosse non lasciano un minuto di tregua. E poi, questa è una terra solitaria, desolata; nelle depressioni acquitrinose, dove i gigli tigrati raggiungono la grandezza di una testa d'uomo brillano tronchi di un verde luminescente che, sotto la scura superficie della palude assomigliano a corpi d'annegati; spesso la sola cosa che si muova, nel paesaggio invernale, è il fumo che sale a spire dal camino di una fattoria dall'aspetto melanconico o un uccello che in volo silenzioso ad ali tese e occhi intenti rotea sopra le nere e deserte pinete. Due strade, dall'interno, raggiungono Noon City: una da nord, l'altra da sud, e questa, nota sotto il nome di Strada di Paradise Chapel, è la migliore delle due, benché entrambe si assomiglino: miglia e miglia desolate di paludi e campi e boschi ai lati del tracciato, interrotte solo da qualche cartello pubblicitario distribuito qua e là: Punto Rosso 5 cents Sigari, Dott. Pepper, NEHI, Grove's Chilì, Tonico, e 666. I ponti di legno che attraversano rivi salmastri dal nome antichissimo imposto da tribù indiane oramai estinte rombano come tuono lontano sotto le ruote del veicolo; mandrie di maiali e di buoi vagano per la strada secondo il loro capriccio; di tanto in tanto un contadino interrompe il suo lavoro per salutare con la mano un'auto che passa sibilando e per seguirla tristemente con lo sguardo finché non la vede sparire lontano, in una nuvola di polvere rossastra. |