Appunti e Pensieri

copyright Carlo Bandiera

 

 

* 15 aprile 2000 *

 

E’ oramai opportuno riconoscere che la comunicazione efficace ha due riferimenti estremi tra i quali si modula:

la fast communication e la slow communication.

La fast communication è la comunicazione strutturata per raggiungere il più velocemente possibile i destinatari primari, "i pubblici di riferimento".
Lo strumento comunicativo adottato è usualmente un mezzo mediato ovvero, a secondo delle necessità e dell’ambiente, il telefono, la radio, la televisione, internet...

La slow communication è la comunicazione strutturata e focalizzata sulla cura della completezza e comprensione del messaggio.
Tendenzialmente deve attivare i cinque sensi; possibilmente anche il sesto, inteso come coscienza e consapevolezza di sé ( il che, per una organizzazione, vuol significare strutturare identità ), al fine di conseguire un maggiore coinvolgimento.

Oggi non è possibile coniugare le due modalità.
(Forse ciò non potrà avvenire neanche in un futuro in cui siano disponibili strumenti comunicativi idonei alla trasmissione di impulsi che eccitino i sei sensi, in quanto le due modalità, oltre che frutto di differenti approcci cognitivi, sono peculiari di dati ambienti ed idonee a far conseguire obiettivi differenti.)

Questo è un aspetto che i comunicatori dovranno approfondire.

 


* 25 aprile 2000 *



In contesti professionali si usa presentare e trattare la comunicazione come "tecnica": troppo spesso si dimentica la comunicazione come "arte".

In periodi di cambiamenti profondi, di instabilità socioculturali, o anche in periodi in cui non si dispone di tempo sufficiente per comprendere e strutturare l’ambiente di riferimento del processo comunicativo, la comunicazione come arte si impone dimostrando la sua valenza.

Se si condivide la definizione di:

Comunicazione come ‘informazione + relazione’ legata al raggiungimento di un obiettivo conscio od inconscio

la comunicazione come tecnica è quella che impone di considerare come essenziali, per la creazione e la gestione del rapporto ed il raggiungimento dell’obiettivo, il plasmare i contenuti e le forme della comunicazione alla cultura e all’ambiente dei fruitori e destinatari del messaggio (si ricordi: la comunicazione stabilita è relativa a ciò che l’altro comprende ed assimila) e di conseguenza tende a porre in secondo piano l’identità del soggetto che comunica.

La comunicazione come arte, che per gusto estetico mi piace definire "l’arte del connettere", è quella che ricerca l’equilibrio tra realtà differenti (strutturalmente tra eguaglianze e diversità, semanticamente tra assonanze e dissonanze).

In pratica si affermano, talvolta si esaltano, le identità di chi parla e di chi ascolta, in gergo del locutore e del locutario.

E’ caratterizzata, oltre che dal non rinunciare alla propria identità, dal:

La comunicazione come arte è l’ambito naturale della "comunicazione come seduzione", della comunicazione come alta espressione di creatività individuale.



 

* 20 maggio 2000 *

 

E’ convinzione diffusa che possedere una identità ben strutturata e ben definita sia un elemento di forza per chi è riuscito a costruirla, gestirla e comunicarla.

Ma tale convinzione è effettivamente suffragata da analisi teoriche o esperienze empiriche?

Per rispondere sinteticamente alla domanda ritengo conveniente invitare a spostare l’ambito di riflessione.
Si provino a considerare le motivazioni dell’interessamento/attrazione per un nostro simile.
A vostro avviso si rilevano diversità del modo di comportarsi a secondo che il soggetto sia un estraneo o un conoscente/amico?

La questione, nella maggior parte dei casi, si pone nel modo seguente:

Ritornando alla riflessione sull’identità, quanto sopra esposto ci porta a concludere:

 

Sono graditi commenti. Per l'invio: ( Carlo Bandiera )