LA BATTERIA
(Germano Galbiati)
Se dobbiamo qualcosa a qualcuno, la dobbiamo a lui. Non era il
capogruppo, forse un capo non c’era oppure di volta in volta lo eravamo a
turno. Germano voleva suonare, anzi doveva suonare, ogn’uno di noi aveva un
motivo valido per farlo, ma per lui era una sfida. Fare cose nuove e diverse lo eccitava parecchio e non voleva
farle da solo. La batteria fu il pilastro portante nella creazione del gruppo,
se la fece comprare e da quel momento non ci furono più scusanti. Si doveva
suonare e basta.
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LA LUCE Germano l’ho conosciuto all’asilo Santagostino negli anni 50. La
nostra fu un’amicizia lunga e piena di cazzate. Una sera durante le prove
accade qualcosa d’incredibile. Stavamo provando un pezzo lento, quando ad un
tratto sentimmo che la batteria viaggiava almeno al triplo della velocità del
tempo normale , continuammo Dio sa come, ma ci voltammo stupiti verso il
batterista che incapace di fermarsi gridava “la luce, la luce”, spegnemmo la
luce e l’effetto fu straordinario, Germano al buio continuava nel suo ritmo
senza perdere un colpo, “bravo”, gli gridammo, ma lui ancora, “la luce, la
luce” e noi “ma l’abbiamo spenta”, pensammo che fosse la luce del corridoio a
dagli fastidio ed uscimmo a spegnerla. Lui suonava ad una velocità sostenuta,
mai sentito una roba simile e continuava a gridare “la luce, la luce”.
Qualcuno allora spense l’interruttore generale per farlo contento ed
all’improvviso il suono della batteria cessò in un tonfo assordante. Lui a
terra mezzo stordito disse “stronzi, il filo della luce toccava la batteria”,
voleva dire il filo della corrente ma noi non lo avevamo capito. Rimase a terra
forse una bella mezz’ora, mentre noi fingendo di soccorrerlo ce la ridavamo a crepapelle. |