“A Little Klezmer”

Suite di danze
per insieme fiati, organetto e contrabbasso

harem

Claudio Ronco
Venezia, maggio/giugno 2006

Dedicato a Giorgio ed Elia Conti

 

Un giorno qualcuno mi ha domandato: «Credi in Dio?» — eravamo in riva al mare.
«Sì...», ho risposto. Ma forse la mia voce, o il mio sguardo che si perdeva nelle lontananze dell'orizzonte, aveva comunicato qualcosa oltre il senso delle parole, perché mi chiese ancora: «E come lo immagineresti Dio?».
Sentii una carezza di vento, un profumo di spezie esotiche, di legni aromatici, poi di focolare e di festa, e ancora di notti d'estate inebriate di essenze, di silenzi, di lunghe solitudini, di viaggi senza mèta, memorie di remotissimi passati. La luna quella sera non c'era, ma potei contare tre stelle nel cielo. Mi venne allora in mente il suono di un clarinetto che intesseva note d'argento, l'una nell'altra in finissime trame e orditi, infiniti arabeschi disegnati nei colori delle sabbie dei deserti.
Mi accorsi che attendeva da me una descrizione. Lo guardai un istante, risposi sorridendo: «Come musica, ma giusto un poco Klezmer*... ».

C.R.

 

* Klezmer è il nome della musica popolare ebraico-ashkenazita, ovvero delle comunità che si insediarono nel nord-est europeo.

Il termine klezmer è la fusione di due parole ebraiche: kley, che significa strumento (musicale e non), e zemer, che è il canto o la canzone, per cui klezmer si può tradurre e intendere come "strumento per cantare".
Nel klezmer si fondevano le melodie e i modi del canto sinagogale, memoria antica delle genti bibliche, con gli influssi locali e popolari, così formando un genere musicale più simile a un "ponte" tra diverse culture che a una tradizione destinata a rappresentare una precisa identità culturale; in questo senso è stato possibile esprimere con la parola klezmer: "qualcosa di ibrido", persino di "sporco", che riesce però nell'impresa, quasi miracolosa, di far convivere e dialogare diversità altrimenti incomunicanti, ma soprattutto nel poter far sì che il servizio sacro che ogni ebreo, per promessa e consacrazione, è tenuto a compiere in ogni atto quotidiano della sua esistenza, possa svolgersi ovunque, anche nelle più remote lontananze dell'esilio dal Tempio di Gerusalemme.

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(clicca sui titoli per il downoad degli MP3)

“Canto della luna alle stelle sul mare”

Danze dei Pianeti e degli Angeli:

“Giove e Sachiel”
su un tema di Roberta Millini

“Venere e Anael”

“Saturno e Cassiel”

“Mercurio e Raphael”

“Marte e Samael”

Discorso della Luna e dell'Angelo Gabriel ai pianeti:

Danza della Luna e Gabriel

 

continua...


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immagine:

"Harem"
collage fotografico di Franz Roh (1890 - 1965), ca.1930

 

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