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(Prima rappresentazione: Roma, Teatro Argentina, 20 Febbraio 1816)
Scena XX
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Letto? Bene, adesso rileggi il tutto pensando a cose assolute, che sono poste in arresto, quindi si rifiutano d’essere arrestate (immobilizzate) e ribellandosi all’arresto si liberano creando una ben ordinata confusione… giusto un suggerimento: l’armonia di Schoenberg, fondata sui dodici toni, non potrebbe forse essere proprio un esempio di “ordinata confusione”, organizzata al fine di liberarsi dall’arresto di un pensiero musicale che alla fine dell’Ottocento era ormai cristallizzato in formulette vuote e insignificanti?... Rileggi poi ancora seguendo la traccia dei simboli: non è forse proprio l’INCUDINE percossa dal martello del fabbro l’origine mitologica della musica, così come Pitagora ce l’ha tramandata? E l’armonia applicata alla scala musicale non è forse l’arte dell’ALTERNANZA dei modi in musica? E allora ecco che diventa più chiaro anche il senso del messaggio di Figaro, alla fine dell’opera, quando la lanterna che ha retto per tutto il tempo metaforicamente (il lume della ragione), in quel momento la regge realmente fra le mani, poiché è notte e lui e il conte sono penetrati furtivamente nella casa di Don Bartolo al fine di rapire la bella Rosina: |
FIGARO
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Già: l’intelligenza “illuminata” (o "illuminista"?) di Figaro ha completato per ora il suo compito; quella lanterna che all'nizio dell'Opera è portata dal popolo dei semplici, rappresentato dall'orchestra munita di strumenti musicali e lanterne, che all'alba si ritrova sotto la finestra di Rosina per accompagnare il Conte d'Almaviva nella sua canzone d'amore, nel silenzio del mondo addormentato.......... |
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...bene, quella lanterna ora può essere finalmente smorzata, al fine di poter godere della breve illusione che ci viene espressa dal coro finale dell’opera, introdotto dal commento di Rosina: |
….. “L’alma amante comincia a respirar”: cioè “alterna” il movimento fra interno ed esterno, corpo e anima, fisico e metafisico. Da quel punto è possibile intravedere il Paradiso, come da uno spiraglio della porta che si è schiusa fra questo mondo e quello futuro: “Amor e fede eterna”… A te vada il mio affettuosissimo abbraccio, Lo maggior don che Dio per sua larghezza Dante, Paradiso, 5, v. 19-24 |
©claudioronco2006