Le
lettere di Antonella
«Cara
Antonella, ti invio questa immagine di
"donna che si allontana nell'ombra",
da un affresco del Palatino, a Roma...
Essa è per me la "rappresentazione dell'Anima".
Tuo Claudio.»
«Caro
Claudio,
l'avevo già notata nei miei passaggi. Mi avevano colpita l'incedere
e le pieghe del peplo. L'incedere perché quella figura è
vicina a una colonna che si suppone sia ferma. Anche tu avverti i
passi, infatti. E poi ci sono le pieghe. Le pieghe garantiscono, senza
salti e discontinuità, il passaggio da un piano a quello superiore.
Ai ripiegamenti della materia che si prolungano all'infinito,
secondo l'insegnamento del preformismo biologico e del calcolo infinitesimale
corrispondono le pieghe dell'anima. (Leibnitz)
"Il labirinto del continuo nella materia" si collega direttamente
al "labirinto della libertà nell'anima".
Emerge così un grande "meccanismo": una struttura tipicamente
barocca, che trova il suo equivalente architettonico, in pieno Novecento,
nell'Abbazia di La Tourette, di Le Corbusier. Tale costruzione è
dotata di un piano basso, illuminato, munito di finestre, e di un
piano alto, buio o quasi buio, chiuso, privo di porte e di finestre.
Il primo, che è poi il piano della materia organica ed inorganica,
corrisponde all'esterno alla facciata dove ogni forma
subisce un'inflessione, una curvatura, una piegatura, una metamorfosi.
Il secondo, cioè il piano delle anime, è chiuso,
ma "risonante": esso fa risonare la musica del mondo, come
una sala di musica che fosse in grado di riprodurre in suoni i movimenti
visibili dal basso.
La chiusura è insomma "condizione dell'essere per
il mondo". Forse è un significato della figura che non
mostra il volto. L'illimitato nel finito, o come recita l'antico
detto latino: multum in parvo. Ed è un grande mistero.
E ai misteri ci si può solo accostare: pensare di penetrarli
è inutile.
Ci si può nutrire di risorse che mai si pensava di possedere.
Antonella.»