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«C'è forse nel compositore una tendenza che lo avvicina a Dedalo, quella di essere il progettista despota di un comportamento che l'esecutore, coatto a delle scelte, vive come un piccolo mistero; per quanto possa aggirarsi liberamente dentro le scelte di percorso, chi esegue non è colui che ha pensato la mappa che queste scelte racchiudono.
Nel mito del labirinto, che riduce il mistero universale a uno schema enigmatico, si individua una figura archetipica. Le strategie labirintiche che si possono trovare in una partitura musicale sono assai meno cariche di questa portata mitica, ma il risultato sonoro di simili procedimenti rappresenta una sintesi spesso felice tra determinazione e indeterminazione. La fuga dalla impostazione lineare coatta Gutemberghiana crea piani sintattici multipli e con essi una fertile dimensione sintattica nuova.
E` in fondo una strada analoga al cammino dedalico compiuto da Stravinsky nell'arco della sua produzione, dal Sacre du Printemps alle Lamentazioni di Geremia, che possono essere considerate un revival di un manieristico ricercare che trovava nella grammatica della formulazione sonora una tecnica labirintica che si ricollega idealmente al giovane Monteverdi.»

 

Daniele Lombardi, pianista e compositore
in: "Turf Mazes, percorsi labirintici nel Castello",
1994, Castello di Montecchio Vesponi

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