Articolo pubblicato su "il metallurgico"

mensile dei metalmeccanici fiom cgil

di milano e della brianza

 

UN VIAGGIO SULL’ASCENSORE

 

Milioni e milioni di persone, tutti i giorni, usano l’ascensore.

Vengono trasportati al piano desiderato,

premendo semplicemente un pulsante,

evitando la fatica di salire le scale.

Sistemi rudimentali di montacarichi esistono dall’antichità, ma dobbiamo a un certo signor Otis, nel secolo scorso, l’invenzione del paracadute, un dispositivo estremamente geniale che frena e interrompe la caduta della cabina, in caso di rottura delle funi. Questo meccanismo ha stimolato lo sviluppo in verticale delle costruzioni moderne garantendo standard di relativa sicurezza a chi usa l’ascensore.

"È il mezzo di trasporto più sicuro nel mondo!" sostengono oggi le multinazionali fornitrici degli impianti.

E, se paragonato agli altri, possiamo dar loro

Tranquillamente ragione. Eppure sui giornali capita ancora di leggere di incidenti per caduta o intrappolamento.

Il numero degli infortuni, sia di chi lavora, che di chi usa il mezzo, è ancora elevato e accadono anche incidenti mortali.

Nella maggior parte dei casi non si tratta di fatalità.

Colpevole, quasi sempre, la cattiva manutenzione.

Il Metallurgico, con l’aiuto di alcuni delegati sindacali

e lavoratori del settore, ha compiuto un viaggio

sull’ascensore molto interessante. È stato bello, per noi,

scoprire come dietro ad azioni che possono sembrare banali, come la pressione del pulsante dell’ascensore che ci porta al piano desiderato, esiste una quantità enorme di lavoro e, di conseguenza, rilevanti conflitti di interesse che ci coinvolgono non solo come lavoratori, ma anche come semplici cittadini. Pubblichiamo questo servizio sperando di ricevere altre proposte di approfondimento e i vostri commenti.

 

Un particolare ringraziamento a:

Alido Cervesato, Lorenzo Zamponi, Antonio Guidone

(delegati Fiom della Otis Spa), e Antonio Dascenzo

(tecnico ascensorista)

 

Chi lo usa

e chi lo paga

 

L’ascensore viene utilizzato ormai da tutti. Anche gli abitanti di case a pian terreno spesso lavorano in grattacieli o frequentano servizi pubblici o privati collocati in palazzi a più piani. Gli elevatori si trovano dappertutto, servono abitazioni private o case popolari, uffici, ospedali e case di cura, alberghi e anche ambienti di interesse turistico paesaggistico. Così la spesa per l’ascensore, in misura maggiore o minore, rientra nel bilancio di ogni famiglia. C’è chi, in qualità di condominio, possiede quote dell’impianto, e chi contribuisce alle spese di manutenzione solo come semplice utente. In realtà, poi, tutti i cittadini partecipano ai costi del trasporto in verticale. Ne sostengono il relativo prezzo se accedono a un qualsiasi servizio privato o, contribuendo al servizio pubblico, attraverso il prelievo fiscale. La quota ascensore è sempre conteggiata.

Quindi la prima grande direttrice che unisce le persone che usano questo mezzo di trasporto è l’economicità unita, naturalmente, all’affidabilità del servizio. Tutti gli utenti sono interessati a spendere poco e ad avere un servizio efficiente e sicuro. Ma questo obiettivo non è così semplice da perseguire.

 

 

Il mercato italiano

 

ASCENSORI: UN GROSSO AFFARE

 

L’affare consiste nella vendita degli impianti nuovi e nel servizio di manutenzione e riparazione di quelli esistenti.

In Italia, il mercato dei nuovi impianti è controllato, per il 50% circa, da tre multinazionali, nel seguente ordine: Kone (Finlandia), Otis (Stati Uniti) e Schindler (Svizzera). L’altro 50% è costituito da centinaia di piccole aziende delle quali molte sono di tipo artigianale.

Nel settore della manutenzione prevale la Otis.

Il fatturato delle tre multinazionali più importanti, nel 1994, superava i mille miliardi.

L’obiettivo principale delle aziende consiste nella vendita dell’impianto e, in particolare, nella acquisizione del servizio di manutenzione. Viene proposto il "Servizio di pronto intervento" in qualsiasi ora del giorno e della notte, 24 ore su 24. Questo va incontro alle esigenze della clientela che chiede la garanzia che l’impianto funzioni sempre e che, nel caso di un guasto, il passeggero venga liberato nel più breve tempo possibile, in qualsiasi momento della giornata.

 

Gli interessi degli utenti

 

PIÙ SICUREZZA E MENO COSTI:

È POSSIBILE

 

Chi usa l’ascensore ha due problemi: sicurezza e economicità del servizio. Entrambi riconducibili a uno solo: che tipo di manutenzione? Infatti la durata e l’affidabilità di qualsiasi apparecchiatura sono strettamente connesse a come viene usata e a come viene mantenuta. Iniziamo col dire che solo un’azienda dotata di una struttura organizzativa molto efficiente può fornire determinate garanzie. Infatti un buon manutentore deve essere assistito da un adeguato supporto tecnico, da un sollecito approvigionamento di pezzi di ricambio, e via dicendo. Molte aziende, pur trovando spazio nel settore, non sono in grado di offrire un servizio con queste caratteristiche. È utile, per chi deve scegliere a chi affidare la manutenzione dell’impianto, vagliare bene le garanzie che, da questo punto di vista, offrono le aziende candidate. Affidarsi alla grande ditta non basta. Infatti anche se struttura e efficienza organizzativa possono assicurare un servizio di qualità, non è detto che l’azienda sia interessata a fornirlo. Può essere più importante, dal suo punto di vista, vendere molti impianti nuovi, piuttosto che mantenere a lungo quelli esistenti.

Importante anche se problematica, è la funzione dei lavoratori del settore e del sindacato. Questi sono i soli che possono spingere dall’interno dell’impresa per la salvaguardia degli interessi dell’utenza. Ma non è affatto automatico che tutti siano disponibili a portare avanti una linea simile. Infatti implica un inasprimento dello scontro con le controparti datoriali. Garantire una corretta informazione al cliente, per esempio, può non essere consono agli interessi aziendali. E così svolgere un lavoro a regola d’arte implica, per l’impresa, un aumento dei costi, e per il lavoratore, un aumento di fatica.

Determinante è il ruolo di controllo degli utenti finali, cioè di quelli che usano e pagano le spese per l’ascensore, esercitato sull’operato delle aziende di manutenzione e sugli amministratori degli stabili.

 

Manutenzione

 

CONSIGLI PRATICI

 

La manutenzione secondo la normativa vigente è quel complesso di operazioni di controllo, di registrazione e di sostituzione di particolari che garantiscono il buon funzionamento e la sicurezza di un impianto elevatore.

Le aziende del settore offrono, di norma, agli utenti, tre tipi di contratto: la manutenzione completa, quella semicompleta e quella ordinaria. Il contratto di manutenzione completa in genere comprende l’effettuazione della pulizia, della lubrificazione, di piccole regolazioni (manutenzione ordinaria), di una serie di interventi su chiamata del cliente. Esclude, di solito, la sostituzione di componenti a contatto dell’utenza. Si tratta senza dubbio del contratto più caro, perlomeno al momento della sua firma. I canoni di manutenzione ordinaria invece sono estremamente contenuti, ma ogni volta che l’impianto richiede un intervento diverso da pulizia o lubrificazione, questo viene fatturato a parte e, più è vecchio l’impianto, più i prezzi si alzano.

Ma il cliente che reali possibilità di controllo ha? Per esempio sulle forniture di manodopera o di pezzi di ricambio? È presto detto. Se non se ne intende: ben poche.

Per tutelarsi conviene chiedere all’amministratore dello stabile che vengono predisposte da lui o da un suo incaricato alcune operazioni di controllo.

Innanzitutto è buona norma segnare la durata e la periodicità delle visite e degli interventi su richiesta. Chiedere al tecnico se occorre sostituire dei pezzi, visionare i pezzi nuovi e farsi consegnare i pezzi sostituiti. Tenerne una registrazione.

Periodicamente è utile calcolare il rapporto tra canone pagato e ore di assistenza effettivamente prestate. In questo modo si può scegliere, al momento del rinnovo del contratto, il canone più adeguato alle reali esigenze dell’impianto.

Di supporto possono essere le associazioni dei consumatori che da questo punto di vista hanno acquisito una discreta competenza.

 

Legislazione

 

MANUTENZIONE: UN OBBLIGO

Ecco una sintesi delle norme vigenti più importanti che regolano la materia e tutelano l’utente.

 

Dpr 587/87 – (Attuazione delle direttive Cee n. 84/529 e 86/312 relative agli ascnesori)

Art. 16 comma 3 – L’ascensore e le sue parti devono essere mantenuti in buono stato di funzionamento. Per questo scopo deve essere effettuata una manutenzione regolare dell’ascensore da parte di personale competente e in conformità alla normativa vigente.

Legge 1415/42

Art. 5- "Il proprietario è tenuto ad affidare la manutenzione di tutto il sistema dell’ascensore o del montacarichi a persona munita di certificato di abilitazione o a ditta specializzata, la quale deve provvedere a mezzo di personale abilitato. Il certificato di abilitazione è rilasciato dal Prefetto (…)"

Dpr 1767/51, articoli dal 6 all’11,

e decreto luogotenenziale 600/45, art. 9

L’incaricato della manutenzione degli ascensori, dei montacarichi, che a norma di legge deve servirsi di personale munito di certificato di abilitazione, deve provvedere alla periodica lubrificazione e alla verifica di tutto il sistema e promuovere in tutti i casi la tempestiva esecuzione delle riparazioni e la sostituzione di qualsiasi parte deteriorata, mediante comunicazione scritta al proprietario dello stabile.

 

Chi ci lavora

 

Il manutentore:

cosa guadagna e quanto lavora

 

POCHI SOLDI,

TANTA RESPONSABILITÀ

 

Il manutentore è un lavoratore qualificato. Necessita di una buona preparazione tecnica e di aggiornamenti costanti conseguenti allo sviluppo tecnologico del mezzo su cui interviene. Deve conoscere le leggi che stabiliscono i parametri di sicurezza degli impianti. Deve rispondere a una gamma di problemi piuttosto ampia e, dato che intrattiene rapporti con l’utente finale, deve essere anche in grado di gestirli sul piano interpersonale. Lavora generalmente otto ore al giorno, ma periodicamente deve essere disponibile (24 ore su 24 e 7 giorni su 7) per gli interventi urgenti. Il contratto nazionale dei metalmeccanici ne prevede l’inquadramento dal 4° al 5° livello operaio. Tradotto in salario mensile, in un’azienda grande, si va, senza scatti di anzianità, da un minimo di 1.400.000 lire a 1.600.000 al mese.

Il lavoro del manutentore è necessariamente molto autonomo. Basti dire che le consegne, esclusi i casi urgenti, nelle grandi aziende vengono passate mensilmente e i tempi e la periodicità dell’intervento, nei fatti, vengono decisi dall’operaio stesso.

Le aziende, per quanto cerchino di farlo costantemente, non riescono a controllare fino in fondo l’operato di questi lavoratori. I responsabili esercitano una forma di pressione, per ottenere il massimo da ciascun addetto, aumentando il più possibile i carichi individuali. Questo risponde agli interessi aziendali di sfruttamento ottimale della manodopera ma, naturalmente, si scontra con un’ottica di salvaguardia della salute del lavoratore e con gli interessi dell’utenza.

Tra l’altro al manutentore non conviene lavorare in modo superficiale o meno scrupoloso per ritagliarsi degli spazi di tempo libero. Infatti la responsabilità del lavoro comandato, secondo alcune sentenze giuridiche, è sua. Quindi questi risparmi si tradurrebbero nella migliore delle ipotesi in semplice aumento di stress.

Proprio per questo motivo l’eventuale negligenza è soprattutto legata alla non conoscenza delle norme e dei rischi legati a ogni operazione. Per questo è importante che i lavoratori ricevano una formazione professionale appropriata.

L’intervento legislativo non risolve il problema della sicurezza. Innanzitutto perché l’autorità giudiziaria interviene dopo che il danno è avvenuto e poi perché si tratta comunque di un intervento drastico che non permette di analizzare le reali responsabilità. È come se si decidesse tra il nero e il bianco trascurando l’infinita scala di grigi che c’è in mezzo, nella quale si possono nascondere responsabilità che non sono imputabili all’operaio.

 

Cosa si rischia

 

IL PERICOLO È IL MIO MESTIERE

 

I rischi a cui è soggetto chi lavora sugli ascensori, sia il manutentore che l’installatore o il riparatore, sono numerosi. Si possono verificare cadute, urti, schiacciamenti, cesoiamenti, imprigionamenti.

Occorre prestare grande attenzione per non prendere la scossa. Spesso non esiste la possibilità accedere ai servizi igienici. Si lavora spesso in condizioni di isolamento, in ambienti non protetti sia dagli estranei che dagli agenti atmosferici.

Il caldo, quando si lavora nei sottotetti, in estate, è insopportabile. Il vano ascensore si trasforma in un frigorifero, in inverno, soprattutto nei palazzi in costruzione.

A questo si aggiungono i rischi specifici degli ambienti in cui sono collocati gli impianti, vuoi che siano cantieri che ospedali che stabilimenti di altri genere.

Anche le sostanze con cui si viene a contatto non sono delle più salubri: oli e grassi lubrificanti, cherosene, polveri dei ferodi, fumi da fusioni di piombo. Senza parlare del pericolo amianto.

 

Legislazione

 

IL DIRITTO ALLA SALUTE

DI CHI LAVORA

Ecco una sintesi delle leggi più importanti

 

Dpr 547/55

Contiene le norme generali per la prevenzione degli infortuni sul lavoro

Dpr 164/56

Contiene le norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni

Dpr 303/56

Contiene le norme generali per l’igiene del lavoro

Statuto dei lavoratori, legge 300/70

Articolo 9 – Questo articolo prevede il diritto di tutti i lavoratori di controllare l’ambiente di lavoro, in modo che siano rispettate tutte le disposizioni di legge in materia di sicurezza. Inoltre prevede espressamente il diritto dei lavoratori di "promuovere la ricerca, l’elaborazione e attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica".

È importante perché attribuisce ai dipendenti il diritto di esercitare un controllo concreto e puntuale, sulla salute in fabbrica, riconoscendo i lavoratori (della singola unità produttiva) come protagonisti della difesa della sicurezza nel loro ambiente lavorativo. In concreto ciascun lavoratore che intraveda nell’ambiente dei pericoli per la sua salute può astenersi dalla prestazione lavorativa in caso la direzione non provveda all’eliminazione del rischio.

Codice Civile

Articolo 2087 – Introduce nel nostro ordinamento il concetto di ‘ragionevole praticabilità’ rispetto a quello della ‘massima sicurezza tecnologicamente fattibile’.

Direttiva Cee n. 501/1982

Nota come direttiva Seveso, è stata recepita nell’ordinamento nazionale dal Dpr 175/88. Questo stabilisce gli obblighi delle imprese a rischio di incidente rilevante agli agenti potenzialmente nocivi (amianto) e delle loro conseguenze.

Direttiva Cee n. 391/89

È considerata la normativa di riferimento sulla sicurezza e la salute dei lavoratori. Da essa promanano le numerose direttive particolari adottate negli ultimi anni dal Parlamento europeo.

Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori – 9/12/89 – Strasburgo

È una dichiarazione di principi. Si muove contemporaneamente e nella stessa direzione della direttiva 391. Prevede che ogni lavoratore deve beneficiare nell’ambiente di lavoro di condizioni di protezione sanitaria e di sicurezza soddisfacenti. Il quadro normativo in cui si sviluppano questi principi è rappresentato dalla direttiva Cee 93/104/CE (Gazzetta Ufficiale della comunità europea L. 307 13.1293)

Decreto legge n. 277 del 15.8.91

Si compone di prescrizioni a tutela della salute sui luoghi di lavoro per affrontare i rischi connessi alla esposizione al piombo metallico e ai suoi composti, all’amianto e al rumore.

L. 109/94

Articolo 31 – Contiene le norme sui lavori e appalti pubblici

Decreto legislativo 626/94

Recepisce nel nostro ordinamento la direttiva 391/89

 

I rischi

 

Igiene ambientale

 

LA PULIZIA DELLE FOSSE

 

Uno dei rischi più ricorrenti per chi lavora negli ascensori è quello legato all’igiene. Infatti, soprattutto sul fondo sul fondo del vano in cui è situato l’ascensore, la cosiddetta fossa, si trova si trova di tutto. E, l’ascensorista non se ne può disinteressare perché anche questa parte dell’impianto è sotto la sua responsabilità. Negli stabili ad abitazione si trovano quantità, anche elevate, di immondizia e la situazione peggiora negli ospedali o nelle fabbriche. Purtroppo gli avventori non si rendono conto che buttare rifiuti giù per il vano dell’ascensore può diventare estremamente pericoloso, in particolare, in caso di incendio. L’esalazione di fumo può essere mortale per chi effettua la corsa. Non è da escludere il propagarsi di infezioni, nell’ipotesi di impianti installati negli ospedali o, l’inquinamento ambientale, nel caso delle fabbriche chimiche in genere.

Anche nel caso in cui non si verifichino infortuni o malattie, bisogna tenere conto che la cattiva educazione degli avventori ha un costo rilevante per chi sostiene le spese dell’impianto. Infatti la semplice pulizia da polveri o ragnatele rientra nella manutenzione ordinaria. Si parla invece di manutenzione straordinaria ogni qualvolta si verificano condizioni igienico-ambientali diverse.

 

La prevenzione

 

Ogni lavoratore, a norma delle leggi vigenti, deve essere informato sulle condizioni di pericolo, derivanti dallo stato di igiene-ambientale, esistenti nel suo luogo di lavoro. Gli addetti alla pulizia delle fosse, a maggiore ragione, possono e devono pretendere una adeguata formazione sui rischi a cui vanno incontro.

La manutenzione va effettuata da due persone.

L’accesso, con caduta superiore a 1 metro, deve essere protetto da un parapetto rigido.

Le unità sanitarie locali hanno poi definito un insieme di regole da seguire e di mezzi da usare per prevenire malattie e/o infezioni. Le prime consistono nella prescrizione di vaccinazioni contro il Tetano, il Tifo e, previa visita immunologica, anche contro l’Epatite B. inoltre si raccomanda la disinfezione e disinfestazione preventiva della fossa, almeno 15 giorni prima della visita.

Occorre poi che le squadre siano attrezzate di scarpe, guanti, casco, mascherina, occhiali e aspirapolvere.

 

Sostanze tossiche

 

GLI OLI LUBRIFICANTI

 

Gli oli per lubrificazione, riduzione d’attrito, raffreddamento e prevenzione di ruggine e corrosione, o quelli per gli impianti idraulici, sono costituiti da varie miscele di idrocarburi paraffinici, naftenici, aromatici e da composti di solforati, azotati e metalli vari.

Gli idrocarburi soprattutto quelli chiamati ad anello (idrocarburi policilici aromatici, detti anche Ipa) sono riconosciuti agenti cancerogeni. Anche un basso contenuto di Ipa negli oli, se l’uso è prolungato nel tempo, può provocare il cancro a chi viene a contatto con queste sostanze senza prevenzione. I danni potenziali alla salute riguardano gli organi che vengono più a contatto con gli oli, in genere la pelle e l’apparato respiratorio. Il contatto prolungato, dovuto a indumenti sporchi di olio o grasso, può creare seri danni alla pelle, con formazione di acne, dermatite irritativa, o allergica, in particolare ai testicoli, alle gambe, agli avambracci.

L’inalazione di nebbie e di fumi crea irritazione cronica al naso, alla gola, ai polmoni, con diminuzione delle difese e predispone alle infezioni.

 

Come ci si difende

La prevenzione avviene con un rinnovo frequente e completo dell’olio esausto, non con rabbocchi.

La pulizia delle vasche è necessaria a ogni cambio d’olio.

In presenza di nebbie o esalazione da olio, è indispensabile un adeguato sistema di aspirazione. Si possono usare maschere, purchè con filtro specifico per nebbie, ma solo per brevi ed estemporanee operazioni e se non sono possibili altri mezzi per evitarle.

Altro punto essenziale riguarda l’igiene e la protezione personale. Si devono usare guanti e grembiuli in tela gommata. Occorre cambiare frequentemente la tuta di lavoro (1-2 volte alla settimana) e questa dovrà essere lavata a secco e tenuta separata dagli altri indumenti. Non infilare stracci impregnati di olio o grasso nelle tasche e usare scarpe antisdrucciolo.

Adoperare saponi neutri o leggermente acidi e lavarsi sempre durante le pause di lavoro, prima urinare, mangiare, fumare o farsi la doccia. Non usare mai solventi, diluenti vari o polveri abrasive. I mezzi in dotazione devono essere personali e ricambiati frequentemente.

I lavoratori devono essere sottoposti a visita medica semestrale per legge (Dpr 303/56, art. 33).

 

AMIANTO, UNA VERA PESTE

 

È una sostanza composta da fibre molto resistenti al calore e al tempo, è stato utilizzato soprattutto nell’edilizia e in molti prodotti di uso quotidiano: coperture di edifici, isolamento termico e acustico delle abitazioni, per tubazioni, isolamenti anti-fuoco per autoveicoli e vagoni ferroviari, nell’industria automobilistica per guarnizioni di freni e frizioni, per filtri analogici, tavoli da stiro, guanti da forno ecc.

Nel settore ascensoristico, l’amianto è utilizzato per le porte taglia fuoco, nei ceppi dei freni, per la coibentazione dei vani per l’isolamento termico antincendio, nelle centrali, negli stabilimenti, nelle banche, sulle navi, ecc.

 

Volatile e pericolosissimo

Le fibre di amianto, mediante la lavorazione, la manipolazione, l’usura e l’invecchiamento, si libera nell’aria (locale macchina, vano e fondo fossa). Penetrando nell’organismo umano, attraverso le vie respiratorie e la pelle, possono provocare malattie molto gravi. Tra queste, molto frequente è l’Asbestosi, consiste nell’indurimento e nella conseguente perdita di funzionalità del polmone colpito. Ma l’amianto è ormai un agente cancerogeno riconosciuto. Provoca il tumore alla pleura, o Mesotelioma, il tumore al peritoneo, al rene e alla vescica. Tali malattie possono insorgere anche dopo 15 anni dopo essere stati a contatto con questo materiale.

 

Bandire l’amianto

Le leggi vigenti prevedono la messa al bando dell’amianto. In Italia non può più essere prodotto, né possono essere usati materiali che lo contengono. Ma come ci si difende da quello installato nel periodo in cui non esisteva il divieto?

È importante che tutti i consigli di fabbrica effettuino una mappatura degli impianti o dei reparti dove ne esistono anche piccole quantità, precisando: i luoghi, da quanto tempo, le ditte fornitrici dei prodotti che lo contengono e le relative schede tecniche, le ditte appaltatrici che lo hanno eventualmente installato. I risultati di questa indagine devono essere divulgati a tutti i lavoratori che devono essere adeguatamente informati sui rischi che corrono in caso di contatto con questa sostanza altamente tossica.

Se durante il lavoro se ne individua la presenza bisogna astenersi dalla prestazione, avvisare i propri responsabili immediatamente e pretendere la bonifica che consiste nell’isolamento del materiale attraverso una particolare tecnica di verniciatura.

È inoltre opportuno che i delegati sindacali tengano un elenco dei lavoratori che hanno svolto attività su tali impianti o reparti di produzione: verifichino con essi il loro stato di salute; raccolgano informazioni sui lavoratori dimessi o pensionati.

I lavoratori che sono venuti a contatto con questa pericolosa sostanza devono essere tenuti sotto controllo medico, hanno diritto a visite periodiche e all’assicurazione contro la Silicosi e l’Asbestosi. In caso sopraggiungano malattie polmonari è riconosciuta la pensione.

Comunque è necessario fare molta attenzione al materiale che sostituisce l’amianto, come ad esempio la lana di vetro, la cui tossicità è altrettanto accertata.

Il Codice civile, all’articolo 2087 e le sentenze della Corte di Cassazione del 15.3.82, 16.10.84, 16.5.85, evidenziano che anche in presenza di bassa concentrazione di agenti chimici, scatta l’obbligo di prevenzione a carico del datore di lavoro, in quanto tecnologicamente oggi è possibile ottenere ulteriori riduzioni di rischio.

 

Fumi

 

LA PIOMBATURA DEI TIRANTI CON LE FUNI

 

La cabina dell’ascensore è appesa, tramite funi, a un contrappeso. Il movimento in verticale è garantito da un argano.

Le funi sono costituite da un insieme di fili di acciaio intrecciati, con un diametro che varia, secondo la portata dell’impianto, da 10 a 20/22 millimetri e anche oltre. L’anima del cavo è di canapa, intrisa di oli e grassi vari. La fune è collegata, attraverso dei tiranti, da un lato alla cabina e dall’altro al contrappeso. Il fissaggio della fune a questi tiranti si effettua allargando tutti fili di acciaio di cui è composta, ripiegandoli su se stessi, verso il proprio interno, formando un fiocco. I tiranti, negli impianti più vecchi, sono forniti di una sede conica e ovale a forma di bicchiere. Tale sede viene riempita, una volta inserito il fiocco, con piombo fuso.

Questa è la fase più pericolosa perché il lavoratore è esposto ai fumi che si sprigionano dalla fusione del piombo e degli oli e grassi vari che servono a lubrificare la fune. Tali esalazioni possono raggiungere livelli elevati di concentrazione producendo grossi danni all’organismo. Il rischio aumenta nella fase di sostituzione delle funi, in quanto, per liberare la fune si deve fondere in piombo nel bicchiere del tirante.

Spesso queste operazioni vengono svolte in locali con scarso ricambio d’aria: sul tetto di cabina, sulle scale, oppure nel locale macchina.

 

Maschere antigas per proteggersi

 

Fortunatamente, nei nuovi impianti, i sistemi di bloccaggio delle funi non prevedono più la piombatura. In prospettiva quindi questa operazione tenderà a sparire. Oggi però si tratta ancora di un lavoro ricorrente. E ci sono lavoratori che lo scelgono come mansione principale. Magari non hanno voglia di imparare cose più complicate e si adattano a fare il cambio funi per l’intera durata della loro giornata lavorativa. Naturalmente in questo caso e, se non si usano adeguate protezioni, il rischio per la salute aumenta. Per proteggersi bisogna cercare, se appena possibile, di effettuare l’operazione in luoghi o con un buon ricambio d’aria. È importante comunque munirsi di maschere antigas provviste di adeguato filtro contro le sostanze in uso ed effettuare le visite periodiche previste dalla legge.

 

Sindacato

 

Contrattare sicurezza

per chi lavora e per l’utente

 

A cura di Alido Cervesato

All’inizio degli anni 70, anche grazie allo Statuto dei Lavoratori e ai consigli di fabbrica, i lavoratori delle maggiori aziende del settore ascensoristico hanno costituito dei coordinamenti nazionali per affrontare, tra gli altri, il problema della sicurezza degli impianti. Sicurezza per installare, per la manutenzione e per l’utenza.

Nel decennio seguente, negli integrativi aziendali, si sono delineati alcuni schemi di organizzazione del lavoro, sono state definite le attività del manutentore, le operazioni da svolgere, le precauzioni per garantire la sicurezza del lavoratore e quella dell’utenza. Molti accordi di quegli anni prevedono le operazioni da svolgere durante l’ispezione, seconda della tipologia dell’impianto. Elencano le attività che devono essere svolte in presenza di un secondo operatore, per poter eseguire la manovra dell’impianto, ed effettuare la verifica del funzionamento dei vari apparecchi in tutta sicurezza. In questo modo si sono ridotte molte attività pericolose, si è garantito il pronto intervento in caso di pericolo, sia nei confronti dell’utenza che del manutentore che opera nel fondo fossa.

Attraverso la contrattazione integrativa, le aziende del settore sono state costrette ad affrontare seriamente il problema della sicurezza. Dove non è bastata, nei confronti degli imprenditori inadempienti, sono stati necessari anche ricorsi e esposti all’Ispettorato del lavoro, alle unità sanitarie competenti e alla magistratura.

Nell’ultima contrattazione integrativa, tra il coordinamento sindacale e la Otis Spa, si è concluso un accordo in cui si definisce l’attuazione della visita semestrale prevista dal Dpr 1497/63, articolo 19, punto 4, precisamente che "….la visita effettuata con il secondo operatore, in una unica soluzione".

 

IL LIBRETTO DELLA SICUREZZA

 

Alla fine degli anni 80, i delegati delle maggiori aziende: Otis Italia, Fiam, Sabiem e Bassetti, hanno elaborato un libretto della sicurezza per gli ascensoristi, con lo scopo di estendere a tutti i lavoratori del settore le esperienze maturate in questo campo e di divulgare i sistemi di tutela della salute nelle varie attività lavorative. Si sono raccolti orientamenti e indicazioni dalle esperienze dei patronati sindacali, da Medicina Democratica, dall’Associazione Esposti Amianto e di alcuni testi di Gianfranco Amendola, ex-deputato europeo, pretore, tra i massimi esperti della questione.

In questo libretto vengono analizzate le varie funzioni, i luoghi dove si svolgono, le attrezzature di prevenzione, le precauzioni relative ai prodotti utilizzati, le regole igieniche, fino ad arrivare alle responsabilità e quindi all'applicazione delle leggi.

La prima stesura completa è stata tradotta in inglese e, attraverso la federazione europea dei metalmeccanici di Bruxelles, è stata proposta ai delegati sindacali delle multinazionali presenti in Europa: Otis, Kone, Schindler.

Attualmente se ne sta curando l’aggiornamento secondo le nuove normative e una ristampa per i lavoratori del settore.

Le principali problematiche affrontate riguardano la messa in funzione degli impianti nuovi o di quelle non collaudati, come pure lo svolgimento della manutenzione utilizzando le attrezzature antinfortunistiche che di volta il volta necessitano (casco, guanti, cintura, mascherina, occhiali, scarpe, parapetto, ecc.). Vengono elencate le attività di ingrassaggio e lubrificazione da farsi a impianto fermo e segnalate le attività pericolose che devono essere evitate. C’è anche una lista delle funzioni per cui necessita il secondo operatore. Si precisa in quale luogo dell’impianto vengono svolte, quali attrezzature e quali indumenti devono essere usati. Vengono indicate le attività pericolose con parti in movimento. Sono riportate le regole da seguire e i mezzi da usare per prevenire le malattie e le infezioni nella pulizia delle fosse. Regole igieniche e uso di indumenti per la protezione dai lubrificanti. Molto importante la problematica riguardante le polveri dei ferodi contenenti amianto. Si chiarisce come, dove e perché viene utilizzato l’amianto in edilizia; cosa provoca, i compiti del sindacato e gli obiettivi da raggiungere per la migliore tutela della salute.

 

Come andare avanti

 

OBIETTIVO: DIRETTIVA EUROPEA ASCENSORI

 

I temi trattati in questo servizio, sono stati oggetto di un confronto tra i delegati delle maggiori aziende del settore a livello europeo, durante un seminario tenutosi nel mese di novembre del 1994 a Firenze. In quella occasione, per la prima volta, si è evidenziata l’esigenza di affermare un ruolo dell’insieme dei delegati sindacali nell’elaborazione della direttiva europea sugli ascensori.

In seguito, la Commissione Industria della Cee ha chiesto la presenza di un rappresentante della federazione europea dei metalmeccanici, per ottenere informazioni e opinioni in merito alle problematiche della sicurezza di ascensori, montacarichi e scale mobili.

La Commissione ha inoltre riconosciuto la pertinenza di alcune problematiche sollevate dal coordinamento dei delegati, e ha emesso una serie di raccomandazioni ai governi della Comunità europea, perché vengano attuate da questi, leggi e normative di tutela della sicurezza degli utenti.

La prospettiva sindacale ora è quella di aprire un confronto e avviare iniziative con quanti sono interessati al settore e coinvolti da questi problemi.

In particolare, come delegati della Otis, abbiamo utilizzato uno spazio sulla rete Internet della Cgil Lombardia. Abbiamo iniziato con la pubblicazione del testo integrale del Libretto della Sicurezza, di cui parliamo sopra.

Ma il nostro obiettivo è quello di confrontarci con gli operatori delle unità sanitarie, con gli ingegneri e in particolare con l’Ispesl, con gli amministratori dei condomino, con le associazioni e i comitati dei consumatori, oltre che, naturalmente, con gli altri lavoratori o singoli cittadini interessati.

Tutto questo è possibile collegandosi in Internet al seguente indirizzo: http://www.lomb.cgil.it – Iniziativa Rsu Otis, e cliccando la casellina Rsu Otis Italia. È possibile lasciare pareri, proposte per ulteriori iniziative. Speriamo così di mettere insieme una banca dati, di supporto all’elaborazione della direttiva europea ascensori, attraverso il nostro rappresentante nella Commissione Industria della Cee. Siamo a disposizione e attendiamo contatti.