Disinfestazione

Approfondimento 5

 

Gli acari

Introduzione
Acari delle polveri
Possibilità di difesa
Acari delle derrate
Possibilità di difesa

 

Introduzione

Dal punto di vista sistematico, gli acari, pur costituendo un vasto Ordine degli antropoidi, non rappresentano un raggruppamento naturale, ma un insieme di gruppi eterogenei. È quindi estremamente difficile indicare caratteri veramente comuni.

Generalmente, hanno dimensioni ridottissime, intorno al millimetro; alcune specie possono raggiungere il centimetro, altre sono lunghe solo alcuni micron. Anche la forma del corpo è variabile, da lungo a sottile, quasi vermiforme, sino a circolare e depresso. Di solito non è visibile la segmentazione del corpo e, addirittura, prosoma ed opistosoma sono tra loro ben differenziati. I cheliceri a volte si presentano come lunghi stiletti estroflettibili, in altri casi sono adattati alla triturazione del cibo, per cui appaiono conici, con denticolature, e possono essere paragonati a vere e proprie mandibole. Le forme neonate sono più o meno sensibilmente diverse dagli adulti e subiscono quindi una metamorfosi prima di assumere l’aspetto definitivo. In genere le forme giovanili posseggono alla nascita 3 paia di zampe, acquisendo solo in seguito il 4° paio.

In molti acari, appartenenti al sottordine degli Astigmata, è presente uno stadio, detto di hypopus, in cui l’individuo, caratterizzato da metabolismo ridotto, spesse volte immobile o comunque poco attivo, è in grado di resistere per mesi e mesi senza alimentarsi. Si tratta quindi di una forma di resistenza particolare, paragonabile alle spore per i funghi, avente come funzione quella di facilitare la diffusione della specie. Con tanta varietà di forme e strutture, esistono ovviamente grandi differenze nei modi di vita e di habitat.

Vi sono infatti acari liberi ed acari parassiti; i primi si trovano nel terreno, nel muschio, nelle grotte, nelle acque salmastre o dolci. I secondi danneggiano i prodotti agricoli e le sostanze alimentari, infestano abitazioni, piante e animali, non escluso l’uomo, provocando malformazioni e malattie e trasmettono germi patogeni. molte specie, che vivono libere allo stato adulto, sono parassite in quelli giovanili o viceversa.

Al di là di una classificazione sistematica, si ritiene più opportuno in questo caso prendere qui in considerazione le diverse problematiche determinate dagli acari nel loro complesso, per quanto riguarda le specie presenti nell’ambiente urbano e domestico.

 

Gli acari delle polveri

Una delle più vistose dimostrazioni che nelle nostre abitazioni ogni anfratto e substrato alimentare può essere colonizzato, è dato dal frequente rinvenimento di numerosi acari nella polvere. Si tratta di specie dentricole o ridicole, appartenenti essenzialmente alla famiglia Pyroglyphidae viventi, in natura, nella tana di piccoli roditori, nei nidi degli uccelli, ove si alimentano a spese di detriti di semi, frammenti di piume, squame cutanee.

Negli ambienti domestici possono giungere direttamente, trasportati nella forma di resistenza-o ipopiale- grazie ad un refolo d’aria, attraverso una finestra aperta. È altresì possibile che siano veicolati nel pelame di roditori; più frequente però è l’introduzione tramite indumenti, mobili, materassi già infestati, oppure con derrate alimentari precedentemente colonizzate.

Diverse specie, infatti, risultano tra i tipici infestanti, oppure con derrate alimentari precedentemente colonizzate.

Diverse specie, infatti, risultano tra i tipici infestanti delle derrate. Ogni deposito di polvere di casa, però, in condizioni di umidità e temperatura favorevoli, è in grado di offrire agli Acari il più ampio ricetto. Poiché la composizione della polvere stessa è in genere variabile da locale a locale, ecco che sia l’intensità delle infestazioni che la stessa acarofauna presente varia nei diversi ambienti. In genere, nella polvere delle abitazioni è presente una certa quantità di terriccio e di sabbia (circa il 50%), integrati da fibre sintetiche o di origine animale, detriti alimentari; altri detriti hanno origine dalla quotidiana desquamazione cutanea delle persone e degli animali domestici eventualmente ospitati. Si aggiunga la presenza di peli, capelli, nonché di spore ed ife fungine, frustali di piante coltivate, pollini.

Le moderne abitazioni, oltre tutto, sono spesso caratterizzate da rivestimenti murali di tessuto che favoriscono l’accumulo di polvere; tutto ciò è aggravato dal diffuso uso delle moquettes sui pavimenti che, nel loro fitto tessuto, pure finiscono con il trattenere un’infinità di detriti, malgrado i più scrupolosi sforzi per mantenerle pulite.

In conseguenza di tutto ciò, di solito gli “acari della polvere” sono presenti soprattutto nelle camere da letto, in particolare nei guanciali e nei materassi, ove maggiore è la quantità di detriti da desquamazione cutanea. Tanto più il giaciglio è vetusto, tanto più è colonizzato. Dopo un anno di uso, all’incirca, si nota l’inizio dell’attacco, che non risparmia nemmeno i materassi in gommapiuma o comunque di materiale sintetico.

I Pyroglyphidae rappresentano sino ad oltre il 90% degli acari viventi in tale microambiente, mentre vanno progressivamente riducendosi, laddove i residui sono essenzialmente dovuti a frammenti di cibo, a vantaggio di rappresentanti delle famiglie Acaridae e Glycyphagida, tipicamente infeudati a tale substrato.

Nei materassi, in particolare, depositi di polvere si producono intorno alle cuciture e nelle trapunte del tessuto. Poiché in tale ambiente umidità e temperatura tendono ad essere più elevati che nel resto della stanza, in quanto il materasso è utilizzato per diverse ore al giorno , si crea una situazione particolarmente favorevole all’attacco degli acari stessi. Tra questi, la specie dominante è Dermatophagoides pteronyssinus Trouessart,il cui sviluppo è favorito dalla presenza di forfora. Pare, a tale proposito, che alcuni funghi del genere Aspergillus, pure presenti in questo particolare microambiente, attacchino la forfora stessa, sgrassandola e rendendola così più commestibile ai Dermatophagoides.

In altri casi la presenza di valori elevati di umidità (superiore al 70%) causa lo sviluppo di muffe sulle stesse tappezzerie o moquettes, sotto i lavelli, sulle quali direttamente si cibano i nostri acari, diventandone altresì diffusori attivi.

Gli acari della polvere sono estremamente minuti (meno del millimetro), traslucidi; più che individuare il singolo esemplare, è possibile notare a volte dei glomeruli di polvere che paiono spostarsi lentamente, quasi rotolando su se stessi.

Osservato con una lente di ingrandimento, si nota che in realtà il glomerulo null’altro è che un piccolo ammasso di numerosi individui, pressoché aggrappati l’un l’altro.

Il comportamento biologico, al di là delle preferenze alimentari, è molto simile per le diverse specie. Depongono infatti diverse centinaia di uova, completando il proprio ciclo in 25-30 giorni. Caratterizzati da tegumento sottile, vanno incontro facilmente a morte per disidratazione. Ecco che quindi, se d’inverno in un ambiente riscaldato artificialmente si determinano vere e proprie falcidie, ciò non si verifica laddove è installato un impianto di aria condizionata, anzi risulta essere uno dei fattori favorenti la loro moltiplicazione. Nella polvere sono altresì presenti anche diversi altri acari, predatori degli infestanti di cui si è detto, di solito appartenenti al genere Cheiletus. La loro attività frenetica può portare alla distruzione pressoché totale degli acari della polvere veri e propri, cui consegue l’inevitabile tracollo, per mancanza di cibo, delle popolazioni dei predatori stessi.

Nel complesso, questi Artropodi, diffusi con le medesime popolazioni in tutte le aree urbane del mondo, appartengono ad oltre una ventina di specie; il numero delle stesse va di continuo arricchendosi, sia per l’aumento delle conoscenze nel settore specifico, che per il certo, progressivo adattamento di altre specie alle diverse nicchie che l’uomo urbanizzato loro offre.

Gli acari della polvere sono frequentemente responsabili di allergie. Sia i residui delle esuvie di tali Artropodi, che le stesse secrezioni ghiandolari, le feci, passando nel pulviscolo atmosferico, vengono facilmente inalati e determinano riniti, forme asmatiche o dermatiti.

A volte è difficile associare tali manifestazioni con la presenza dei minuscoli acari e solo appositi tests permettono di verificare la sensibilizzazione dell’individuo agli acari o alle loro sostanze di rifiuto. In altri casi, il sospetto può nascere se la persona sofferente va soggetta a fenomeni d’allergia più vistosi frequentando un ambiente piuttosto che un altro (ad esempio, la camera da letto, piuttosto che un salotto dal pavimento di marmo).

Di solito la sintomatologia si aggrava nel periodo da luglio a novembre, quando cioè le condizioni ambientali sono più favorevoli allo sviluppo degli acari (in particolare alla specie allergenica per eccellenza, cioè il già ricordato Dermatophagoides pteronyssinus ); risulta altresì più frequente in ambienti umidi e, comunque, è più sporadica in montagna, ove la generale secchezza dell’aria determina un naturale controllo delle pullulazioni di questi sgradevoli ospiti delle abitazioni.

 

Possibilità di difesa

Dal quadro illustrato, risulta evidente la necessità di controllare le infestazioni di tali acari, tra i più subdoli inquilini delle abitazioni. Per impedire l’insorgere di fenomeni di allergia, non è però sufficiente distruggerli, ma è necessario eliminare le loro spoglie e le feci prodotte.

Gli acari della polvere sono più sensibili alle variazioni di umidità relativa che alla temperatura ambiente. E’ quindi necessario curare la ventilazione dei locali, che debbono essere ben asciutti. Molto opportuno è stendere la biancheria ad asciugare all’aria e non in casa, avere aspiratori adeguati nelle cucine, pulire le moquettes “a secco”, e non con vapore…Mantenere l’ambiente limitante lo sviluppo di quelle muffe, la cui attività risulta necessaria, come precedentemente ricordato, nella preliminare opera di riduzione dei grassi presenti nella forfora, di cui i Dermatophagoides particolarmente si cibano. Contemporaneamente, con l’uso di aspirapolvere potenti, usati con buona frequenza, si eliminano i detriti, fonte di cibo e verranno asportati anche gli acari e le loro spoglie.

Nei nostri ambienti, infine, è pratica raccomandabile quella di esporre cuscini e materassi all’aria aperta, in pieno sole, in giornate ventilate, utilizzando quindi un energico battipanni.

Si tratta di norme di tipo preventivo, associate all’uso di mezzi fisici di lotta. L’impiego di sostanze chimiche, infatti non dà risultati utili ed anzi, a volte, risulta del tutto controproducente. Infatti, le diverse specie infestanti sono caratterizzate da diversa sensibilità ai principi attivi impiegabili; il controllo di una, apre più ampi spazi alla moltiplicazione di altre.

 

Acari delle derrate

Si conoscono un centinaio di specie, appartenenti a 23 famiglie, che vivono a spese di tali sostanze. Si tratta nella generalità dei casi di esseri di colore tipicamente bianco pallido, con cuticola poco ispessita, forniti di larghi cheliceri con i quali sono in grado di raschiare il cibo. Caratteristica biologica essenziale di molti di essi è lo stadio “ipopiale”, afago, in cui l’acaro è in grado di sopportare condizioni avverse anche per più di un anno.

Diversi tra gli acari delle derrate vivono in natura, nei nidi di topi e di uccelli, nonché di Imenotteri Apiodei nel terreno. Si ricordano tra gli altri, Glycyphagus domesticus , Acarus siro e Tyrophagus.

Soprattutto in estate ed autunno finiscono con l’abbondare, nello stato ipopiale, i nidi in cui sono stati ospitati giungendo sulle derrate che infestano, trasportati direttamente da uccelli, roditori, bombi, o trascinati dal vento con il pulviscolo atmosferico.

Le specie che più frequentemente si riscontrano nelle derrate in Italia sono una trentina; in particolare, molto frequente è Acarus siro, detto volgarmente “acaro della farina”. Si tratta in realtà di un complesso di tre specie, precisamente Acarus siro, Acarus immobilis e Acarus farris distinte morfologicamente e per il loro comportamento biologico.

Mentre A. farris vive soprattutto nei nidi di uccelli, ma è stato rinvenuto anche su cariossidi, mangimi, formaggi, A.immobilis solo in via occasionale è stato su cereali non lavorati. A. siro, infine, infesta frumento già danneggiato o farina. La presenza di tali acari, con i loro escrementi e spoglie, determina odore sgradevole alle farine; le infestazioni causano dermatiti anche gravi.

Frequentemente associato con A. siro, L. destructor, attacca non solo il frumento conservato, bensì frutta secca e formaggi. Pure diffusissimo è T. putrescientiae, in particolare su prodotti contenenti un’alta percentuale di grassi e proteine. Per questo motivo vengono facilmente aggrediti polvere di uova, formaggi, prosciutti, arachidi, banane essiccate e pasta d’acciughe. Si alimenta comunemente di micelio fungino. E’ forse l’acaro più dannoso per le derrate conservate.

T. casei, comunemente noto come “acaro del formaggio”, si rinviene però anche su cereali e farina umida; è pure specie micofaga.

G. domesticus, cosmopolita, attacca comunemente farina, frumento, tabacco, zucchero, formaggio, ecc. E’ specie molto comune, che si rinviene su vegetali secchi e residui animali, nei magazzini e nelle abitazioni. E’ in grado di resistere a bassi tenori di Ur ambientale, in particolare nello stadio di ipopio. Le condizioni ottimali di sviluppo sono 23-25°C con UR dell’80-90%. In questa situazione l’acaro completa il suo ciclo in 22 giorni. Sono stati segnalati vari casi di dermatiti provocate da G. domesticus su addetti alla conservazione di formaggi.

C. lactis, invece, è infeudato a prodotti contenenti acido lattico, acetico o succinico. Si trova quindi su residui di succhi di frutta, di vino, su tappi di sughero, patate marcescenti, farina mal conservata, latte in polvere e marmellata.

Infine, G.fusca può essere presente su farina, riso, granaglie e crusca.

Tra le più frequenti fonti di introduzione di acari nelle abitazioni, si devono ricordare i formaggi a lunga stagionatura e gli insaccati. Tali substrati, infatti, durante il periodo di stagionatura nelle apposite celle di industrie alimentari, ma soprattutto se provenienti da cantine, ove il periodo di “maturazione” è effettuato con criteri tradizionali, albergano una ricca microfauna, di cui gli acari costituiscono parte preponderante, che vive soprattutto a spese del micelio fungino presente sulla crosta del formaggio, sulla cotenna dei prosciutti, sul budello degli insaccati. Su formaggi diversi sono stati così rinvenuti T.longior, T.palmarum, e T. putrescientiae.

Di solito appare innanzitutto T. casei e solo quando la superficie è degradata per la presenza di una certa farinosità, determinata dall’attacco dell’acaro stesso e di altri eventuali infestanti, sopravvive A. farris, fondamentalmente dentricolo. Le muffe che si sviluppano a spese del formaggio fungono da pabulum per gli acari, i quali, incapaci di nutrirsi dello stesso, ne erodono tuttavia lo strato superficiale alla ricerca del micelio che si approfonda. In ogni caso la presenza di una microflora e di una acarofauna comporta un consumo della crosta e quindi un calo di peso ed un deprezzamento del formaggio.

Gli acari però possono vivere anche sulla superficie di salami, lardo e prosciutti e nel caso di una permanenza prolungata possono penetrare in profondità. La massima densità di tali infestanti si manifesta sui prosciutti crudi di solito a primavera inoltrata: essi costituiscono un ammasso polverulento, rugginoso; al termine della stagionatura, gli acari e il micelio cadono a terra e i prosciutti vengono ulteriormente ripuliti, mediante spazzolatura.

Infestazioni di acari su prosciutti crudi sono segnalate soprattutto se è presente sullo strato superficiale di questi, farina d’amido, muffa e grasso. L’acaro più frequente è in tal caso T. putrescentiae.

Gli alimenti aggrediti dagli acari vengono resi rapidamente inutilizzabili, in quanto l’azione nociva non è limitata alla distruzione del substrato ma anche a modificazioni fisico-chimiche o biologiche che questi esseri arrecano: aumento del grado di umidità, elevazione della temperatura, propagazione e sviluppo di muffe, inquinamenti dovuti alle deiezioni e presenza delle loro spoglie. Tali trasformazioni sono di solito più nocive che le perdite dirette in quantità.

D’altra parte gli alimenti infestati presentano la comparsa in rapida successione di diverse specie di antropodi. Insieme ad insetti, si notano quindi acari che si nutrono di idrati di carbonio, altri di lipidi o proteine; ve ne sono di propriamente micofagi, o in grado di alimentarsi contemporaneamente sia del substrato che delle muffe che vi si sviluppano. I loro escrementi sono costituiti soprattutto da prodotti azotati che, stimolando lo sviluppo di microrganismi, esercitano un’ulteriore azione di degrado sulle derrate. Infatti, muffe e batteri si sviluppano facilmente, con ulteriore riduzione della digeribilità.

Spesso, infine, tali acari provocano allergie, dermatiti, asma e disturbi gastrici.

 

Possibilità di difesa

Anche per la moltiplicazione degli acari delle derrate è essenziale un’elevata umidità ambientale. La loro cuticola, come è già stato ricordato, è infatti molto sottile per cui è facile la disidratazione del corpo; per questo motivo non tollerano umidità inferiore al 60%, mentre per alcune specie il valore ottimale si avvicina addirittura al 100%. Poiché le quantità di acqua presente nelle derrate e quella dell’aria circostante sono in stretta correlazione, un’elevata umidità dell’ambiente creerà nel substrato un aumento dell’umidità relativa, determinando così le migliori condizioni per l’insediamento e la moltiplicazione degli acari.

Al contrario, la ventilazione e il condizionamento determinano una riduzione dell’umidità delle derrate, rendendo a volte impossibile la vita a questi infestanti.

Pertanto, nel caso di infestazioni casalinghe, è necessario ricorrere ad un abbassamento dei valori ambientali per bloccare l’attacco. Tale tecnica, del resto, è raccomandata pure per gli “acari della polvere” che, come si è visto, in molti casi risultano essere le medesime infestanti le derrate.