Disinfestazione

Approfondimento 3

 

I tarli

 

Tarli del legno è la definizione con la quale si tende a raggruppare numerose famiglie e specie diverse di insetti con una caratteristica  comune: quella che per raggiungere la maturità le loro larve si devono nutrire di legno. Tali insetti vengono definiti  xilofagi.

Nella dieta della maggior parte di questi insetti la cellulosa è predominante, seguita dalla lignina ed emicellulosa; minore importanza hanno: proteine , zuccheri ed amidi.

Gli insetti traggono nutrimento da queste sostanze con metodi diversi : in alcuni casi, la digestione di cellulosa è possibile solo grazie alla presenza di microrganismi simbionti nell’intestino delle larve. Altre specie si instaurano nel legno quando è in corso un attacco fungino, generalmente Basidiomiceti, che disgrega la struttura del legno ed attacca cellulosa e lignina.

Alcuni insetti xilofagi attaccano soltanto la parte dura della pianta (duramen), altri quella tenera (alburno), alcuni solo legno stagionato, altri legname recente.

Le larve appartenenti alle famiglie Lictidi, Anobidi e Bostrichidi, nutrendosi riducono il legname ad una massa di polvere finissima, che si nota cadere a terra in abbondanza dai fori, dopo lo sfarfallamento degli adulti. Al contrario questi ultimi causano lievissimi danni, in quanto la loro funzione primaria è esclusivamente quella riproduttiva. Altre specie hanno larve che producono rasura grossolana che tende ad impaccarsi e che non cade a terra al momento dello sfarfallamento. In alcuni casi, infine, gli adulti arrecano danni visibili.

Queste le specie dei tarli più frequenti:

 

Anobidi Anobium puncatum, Xestobium Rufovillosum, Ernobius mollis, Nicobium castaneum, Ptilinus Pecticornis
Lictidi Lyctus brunneus, lyctus linearis
Bostrichidi Dinoderus minutes, Scobica declivis
Cerambiocidi Hylotrupes bajulus, Callidium Violaceum
Buprestidi Capnodis tenebrionis
Scoltidi Xylèborus dispar
Curcullionidi Rhyncolus culinaris, Pentarthum huttoni

 

In Italia i maggiori danni sono in genere causati da: Anobium punctatum, Xestobium rufovillosum, Lyctus brunneus e Hylotrupes bajulus.

L’Anobium punctatum riesce ad adattarsi al meglio a diversi tipi di legname, dato che nell’intestino la larva ospita un gran numero di enzimi digestivi; proprio questa qualità gli permette di attaccare manufatti di ogni genere datati e non.

L’unica limitazione della sua espansione è data dalla tipologia di conformazione delle uova: le femmine infatti, data la particolare conformazione dell’ovodepositore, depongono le uova all’interno del legno in minute fenditure e perciò il legname trattato con resine o vernici vetrificanti non viene attaccato. Non di rado si verificano casi di accoppiamento degli adulti prima del loro farfallamento.

Lo Xestobium rufovillosum è comunemente chiamato orologio della morte, per il caratteristico rumore causato dagli adulti all’interno del legno infestato. Questo ticchettio, prodotto battendo il capo contro le pareti delle gallerie, facilmente udibile nel silenzio, è un richiamo per l’accoppiamenti.

Il Lyctus brunneus, come tutti i Lictidi, attacca esclusivamente l’alburno dei legni teneri ricchi di zuccheri ed amido; le larve di questa specie, infatti, non  hanno nell’intestino gli enzimi per digerire cellulosa ed emicellulosa.

I danni degli appartenenti alla famiglia dei Lictidi si riconoscono agevolmente per la rasura completamente farinosa e senza presenza di palline. Inoltre, per riconoscere un’infestazione in corso, ci si avvale del colore dei fori di farfallamento: chiari i fori nuovi, scuri i vecchi.

L’Hylotrupes bajlus, comunemente chiamato capricorno delle travature, attacca preferibilmente il legno di conifera dei tetti. Le infestazioni di questa specie sono molto pericolose, perché i primi danni diventano evidenti solo dopo 2-3 anni.

I mezzi di lotta più comuni che si possono adottare per combattere gli insetti silofagi sono i trattamenti con insetticidi liquidi o in pasta, spruzzati, spalmati o iniettati, e quelli con gas tossici.

Tra gli insetticidi indicati per le applicazioni sulle strutture lignee ci sono la permetrina e la cypermetrina.

Normalmente le formulazioni in concentrati emulsionabili, vengono diluite in acqua ed applicate sulla superficie del manufatto.

La capacità dell’acqua di penetrare nel legno è limitata e dipende non dalle caratteristiche delle emulsioni, ma dalla struttura del legno.

Le superfici di legno ruvide assorbono più rapidamente delle  superfici lisce, grazie alla maggiore “bagnabilità” e richiedono un volume superiore di liquido per completare la copertura. Dopo alcune settimane la concentrazione dell’insetticida sulla superficie del legno trattato risulta inferiore a quella che si può trovare sotto la superficie, e quest’ultima rimane stabile per vari mesi.

Le larve di alcuni tarli, ed in special modo quelle dell’Hylotrupes bajulus, spesso si alimentano a 2 mm circa dalla superficie; in questa zona possono entrare facilmente a contatto con l’insetticida.

Le soluzioni insetticide possono macchiare e rovinare le superfici trattate; è perciò consigliabile eseguire sempre delle piccole prove, specie su legni laccati, verniciati, ecc.

I trattamenti con i gas presentano due enormi vantaggi rispetto alle normali applicazioni di insetticidi: maggior efficacia e assenza di danni sui manufatti.

Il gas raggiunge l’insetto all’interno del manufatto ovunque esso sia, indipendentemente dalle dimensioni e dal tipo di legno. La mortalità di ogni stadio vitale degli insetti, a qualsiasi profondità dalla superficie, è perciò totale.

I gas che normalmente vengono impiegati nelle disinfestazioni (bromuro di metile, fosfina, acido cianidrico), sono considerati per la legge italiana gas tossici e come tali sono soggetti al Regio Decreto N°147 del 09.01.1927, che ne regola l’uso, la detenzione e l’acquisto.

 L’impiego dei suddetti gas, quindi, va effettuato da aziende con personale abilitato, ed inoltre non è possibile impiegarli in ogni luogo.

A questo problema è possibile ovviare con un sistema composto da una tenda (BUBBLE) in materiale plastico speciale a perfetta tenuta di gas, all’interno della quale è possibile fumigare in sicurezza qualsiasi manufatto. L’intera attrezzatura è mobile e facilmente trasportabile e consente di operare , oltre che con i normali gas tossici, anche con ANIDRIDE CARBONICA (CO2).

L’anidride carbonica offre molti vantaggi: non presenta alcun rischio per le persone e, non essendo un gas tossico, può essere usata ovunque e da chiunque, senza necessità di autorizzazioni.