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Oggi siamo tornati in sejota dopo quattro giorni di "ferie" e l'impatto è stato abbastanza duro... ormai erav abituato a parlare italiano e la solita orda di bambini farfuglianti uno strano idioma mi ha investito con tranquillità. Per fortuna abbiamo visto la videocassette della festa di mercoledì e un'oretta è passata tranquilla (non oso scrivere leggera perchè rivedersi 2 volte in videocassetta "oi oi oi senhorita" potrebbe abbattere un elefante). Il resto del tempo l'abbiamo passato confinati in classe per la pioggia battente che non smette di venire giù, con la beffa che non abbiamo l'acqua per farci la doccia.
Poco prima d pranzo sono arrivate Cristina e Silvana per salutare tutti e nel dopo pranzo abbiamo chiacchierato con l'educatrici che avevano preparato un po' di domande per noi, dopo il nostro interrogatorio dell'ultima volta. Come sempre la discussione è stata molto interessante, almeno, per le parti che capivo, se poi parlavano di altro non me ne sono accorto.
Siamo tornati a casa prima dell'arrivo dei bambini del secondo turno per salutare Maurilio che è partito in serata per un incontro regionale dell'istituto. Io e Fabrizio non lo rivedremo prima di partire perchè tornerà appena dopo. Ma il tempo per parlarci un po' l'ho speso nel sistemare insieme a lui la linea del modem che dava un po' di problemi. Anche questo può essere un dialogo.
Alle quattro e mezza siamo poi ripartiti, io, Marta e Monica, verso il centro città per incontrare due volontari che fanno attività con i bambini di strada. Siamo arrivati con un po' di anticipo sull'appuntamento che era già erroneamente anticipato, ma l'attesa ci ha oltremodo premiati: sono delle persone spettacolari... Nico, un signore sui cinquanta e più, è arrivato con una cassetta della pesca (con dentro un po' di pronto soccorso) e un ombrello che sembrava troppo Mary Poppins: attaccava discorso con naturalezza e si trascinava dietro i bambini con una facilità estrema. Non mi sarei stupito se ci avesse portato in un disegno di gesso per terra. Ana Lucia invece ha venticinque anni e da un anno e mezzo lavora nel progetto come volontaria. Le sue armi sono una sacca a tracolla con alcuni giochi in scatola in formato mignon e due occhioni da cerbiatta, ma forse questi ultimi servono per catturare altri volontari piùttosto che i bambini di strada.
Ci siamo trovati in piazza da Sè e da lì abbiamo cominciato un giro a piedi, poi rivelatosi lunghissimo, per fare un po' di incontri. Il primo è stato dopo pochissimo, nel parco della piazza adornato di fontane, alberi e panchine: un gruppo di sei ragazzi di strada, abbastanza grandi (sopra i quattordici) con cui abbiamo scambiato due parole. Più avanti il secondo incontro con un paio di bambini, tra i dieci e i dodici anni, con cui si è fatta un po' di strada insieme, cercando di convincerli a venire a dormire in una casa che li avrebbe accolti per la notte. Ci siamo fermati nella piazza che è il punto più antico di San Paolo per giocare a domino e a dama. Abbiamo poi proseguito a piedi verso la casa che distava mais o menus come sei fermate di metropolitana. Arrivati là siamo entrati tutti e mentre i due giovani mangiavano e si davano una bella ripulita abbiamo conosciuto tanti altri bambini ospiti lì. La casa è di un'ordine religioso che lavora con il contributo della prefettura e di parecchi volontari, accoglie dalla sera alla mattina fino a trentacinque bambini di strada (fino ai 14 anni). Abbiamo anche recuperato un invitato per una festa di compleanno che si farà mercoledì pomeriggio.
Siamo arrivati a casa, digiuni, alle undici e ci siamo dovuti accontentare di un piatto di riso e fagioli (ma và?) perchè i nostri simpatici amici avevano finito tutti i ravioli. Che tesori...

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