IMPEGNO CRISTIANO - dicembre 1999 - anno XIX n° 42


Alcune note in margine alla recensione del romanzo "Montecinque"
(....per continuare un discorso già iniziato)

Con queste poche righe mi rivolgo a coloro che abbiano eventualmente affrontato la lettura del romanzo Montecinque, sollecitati dalla mia recensione pubblicata nel precedente numero della nostra rivista. Innanzitutto mi auguro che abbiano trovato gradevole l'opera, sia per la forma espositiva molto piana, sia per l'intreccio avvincente, sia per i valori indiscutibilmente positivi proposti dall'autore. Probabilmente questi caratteri hanno favorito l'affermazione dello scrittore e la crescita di una popolarità rapida, giudicata da alcuni anche eccessiva, che ha animato un vivace dibattito, non privo a volte di una certa aggressività.
Senz'altro la scrittura piana e l'intreccio avvincente dei romanzi sono stati motivi determinanti: ma certo questo non basta a giustificare tale fenomeno. Il segreto della popolarità conseguita dallo scrittore va piuttosto ricercato nel messaggio dei suoi libri: la fiducia nella capacità dell'uomo, l'esaltazione della volontà, la diffusa carica di spiritualità presente nei suoi romanzi. Spero che queste considerazioni, già evidenziate nella precedente recensione, siano state condivise dai lettori; spero anche che essi abbiano trovato bello e stimolante il messaggio dell'opera.
Ma a questo punto sono necessarie alcune ulteriori precisazioni: secondo le attese di un cristiano a quel messaggio manca qualcosa. Ai personaggi di Coelho, al profeta di Montecinque mancano alcune dimensioni fondanti della fede cristiana: l'Elia di Montecinque non conosce l'abbandono fiducioso alla volontà divina del profeta biblico e non sente su di sé la responsabilità di chi sa di interpretare nel suo agire nella storia un progetto provvidenziale che lo trascende. Alla fiducia ed all'abbandono in Dio i personaggi di Coelho sostituiscono la fiducia dell'uomo nelle proprie potenzialità. Per questi motivi il messaggio di Coelho non può essere considerato propriamente cristiano, ma piuttosto vicino a qualcuno di quei movimenti spirituali, oggi così diffusi, che qualche giornalista ha definito le "religioni del SE' " .



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