IMPEGNO CRISTIANO - dicembre 1999 - anno XIX n° 42


NUOVE ESPERIENZE EDUCATIVE A POASCO
( di Angelo Salvatore )

La catechesi è tra gli impegni prioritari di una comunità cristiana, responsabile dell'educazione alla fede in Gesù delle nuove generazioni e dei credenti adulti. Un cristiano adulto non s'improvvisa, ma è frutto di un paziente lavoro educativo, portato avanti per anni, dall'infanzia fino all'età matura. La comunità cristiana di Poasco, dietro la spinta innovativa del parroco, sta portando avanti un progetto di trasformazione profonda del vecchio modo di fare catechismo. Il cammino è lento, porterà i suoi frutti, ma ciò che si vede lascia ben sperare.
Questo progetto si basa sul coinvolgimento sostanziale della famiglia. Suo principio di base è che quanto i genitori credono, fanno, vivono da adulti è percepito dal ragazzo come la vera dimensione dell'esistenza. Se c'è disparità di vedute e se la famiglia non accetta di confrontarsi sulle scelte di Gesù, il figlio resta disorientato, non rifiuterà nulla dei due mondi: quello familiare e quello religioso, ma si abituerà a viverli in maniera dissociata.
Si troverà di fronte a due modi di pensare: quello del Vangelo per alcuni ambienti e quello della "vita" per la realtà quotidiana. Nulla è più pericoloso per la fede di questa dissociazione. Nel quotidiano il ragazzo recepisce, oggi, i valori di vita che lo accompagneranno lungo tutto il cammino di adulto. E' quindi indispensabile che la famiglia si metta insieme al bambino alla ricerca di un cammino di fede. Non è pensabile che i genitori chiedano la frequenza alla catechesi e poi se ne disinteressino: ne va della credibilità delle loro scelte, prima ancora del futuro della fede del ragazzo in sé.

Sulla base di queste considerazioni, il progetto prevede:
- Che i genitori dedichino "un quarto d'ora alla settimana" ai figli, a casa, per leggere il catechismo e spiegarlo con semplicità. Il problema non è conoscere la teologia, ma parlare di Gesù con stima, in famiglia: questa cosa oggi si fa sempre meno.
- Una volta al mese il Parroco, in Parrocchia, affronta con i genitori i nodi fondamentali della fede, che spesso gli stessi genitori hanno dimenticato.
- I ragazzi continuano ad avere l'incontro settimanale con le catechiste in Parrocchia: lavorano insieme guardando alla fede come esperienza, attraverso un metodo di lavoro più stimolante rispetto alla "lezione" di catechismo: elaborano schede, ricerche, cartelloni, imparano canti, vedono diapositive, leggono il Vangelo........ .

Il progetto riguarda i ragazzi dalla terza elementare alla prima media. Questo è il secondo anno di esperienza e forse si possono cominciare a fare delle prime considerazioni.
Così ho rivolto qualche domanda al parroco di Poasco, Don Tiziano, sull'argomento.

1. Don Tiziano ci può spiegare da dove nasce questo progetto?
Nasce da un'esperienza che ho avuto modo di fare per cinque anni, in una Parrocchia popolosa dell'hinterland Milanese. L'idea non era mia, ma del parroco col quale collaboravo e che a sua volta, l'aveva già sperimentata in una sua Parrocchia dove aveva precedentemente svolto il suo ministero.
L'idea di fondo di questo progetto nasce dalla considerazione che esiste un problema pastorale per noi di portata straordinaria: la vita di fede degli adulti. La punta dell'iceberg di questo problema, la sua emergenza, per così dire, è quello del cammino di fede dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani. Spesso ci lamentiamo o sentiamo lamentarsi perché "tutti se ne vanno dopo la cresima" e che "gli adulti sono assenti dalla vita delle comunità"....il progetto è un tentativo che si fa per mettere in ordine i problemi (prima gli adulti e poi i più giovani ) e per trovare una risposta che sia meno episodica e parziale possibile. Mi sto rendendo conto che con i nostri interventi catechetici legati ad occasioni "straordinarie" della vita (il matrimonio, il battesimo di un figlio, la prima comunione, la cresima...) sono un po' come la pioggia sull'impermeabile: passa e va. E questo mi sembra, accade perché gli adulti sono sempre visti come oggetto della pastorale, della catechesi, delle prediche e di quant'altro...
Mi sono interrogato su come sarebbe stato possibile responsabilizzare le famiglie e renderle soggetto di educazione alla fede (pensiamo al rito del battesimo e del matrimonio: provate a ricordare quante volte vi si dice o vi si chiede la disponibilità ai cristiani adulti riguardo all'educazione alla fede dei piccoli...a quest'investitura di responsabilità, di norma, fa seguito un nulla di fatto. La Parrocchia continua a farsi le sue catechesi, i genitori mandano e il parroco è contento che i ragazzi siano lì con la catechista ad imparare). L'unica risposta che ho trovato, ripensando esperienze precedenti, come ho già detto, è quella che ruota attorno alla necessità di ripetere ai genitori: "a voi il compito di educarli alla fede" e di far seguire a quest'affidamento di responsabilità non un palliativo (qualche riunione per i genitori durante l'anno) ma l'effettiva possibilità di educare alla fede i figli.

2. Qual'è la partecipazione dei genitori agli incontri mensili in Parrocchia?
La partecipazione, fino ad ora, è buona: circa il settanta per cento dei genitori è sempre presente agli incontri (quando penso che all'eucaristia domenicale partecipa il dieci percento degli adulti...).

3. I genitori seguono le indicazioni del Parroco?
Spero di si!
La scelta che ho fatto è quella di non fare verifiche e di non accennare mai a ricatti (se non fai il catechismo a tuo figlio, niente cresima!) perché il mio problema non è quello di sacramentalizzare i ragazzi preoccupandomi che sappiano le cose indispensabili per fare la comunione o la cresima... onestamente non c'è bisogno per questo, anni di catechesi; si può fare molto più in fretta!
Il mio problema è che la fede torni ad essere qualcosa di cui si parla in famiglia, che non sia più la grande estranea nelle case di adulti e ragazzi debitamente comunicati e cresimati...
Il problema non è il sacramento (nel quale tra l'altro, lo Spirito santo agisce prima e meglio di noi), ma la maturità cristiana. Questa richiede un lavoro più lungo e costante dell'ora di catechismo e richiede maestri che siano il più vicino possibile ai ragazzi: per questo penso ai genitori (otre allo Spirito santo).

4. Cosa pensano i genitori di questo modo innovativo di fare catechesi?
All'inizio mi sembrano un po' disorientati: comprendono che il compito non è da poco ...
Qualcuno rinuncia, qualcun'altro accetta la difficoltà e capisce di doverla affrontare perché si lascia convincere a riguardo della responsabilità di essere educatore anche alla fede... Qualcuno reagisce con entusiasmo e mi dice "era ora che si facesse un gesto di fiducia nei nostri confronti" (sono quei genitori che, in un modo o nell'altro, la "catechesi" ai loro figli l'hanno sempre fatta!).
Quando poi butto lì la domanda "come va?", mi accorgo che pur nella fatica e qualche volta anche nel dubbio, i genitori sono bravi, anche quando si lamentano!

5. Don Tiziano, si può fare un primissimo bilancio di questa iniziativa?
Credo siano necessari tempi più lunghi per poterlo fare. Forse riuscirò a capire il valore di questa proposta quando (sarò ancora qui?) saranno i ragazzi di oggi a dover riprendere il discorso coi loro figli... è un investimento di tempo, di pazienza, di energie...
Certamente qualcosa si vede: i piccoli vengono un po' di più accompagnati in chiesa alla messa domenicale e perciò si scorge qualche volto nuovo di adulti; i ragazzi, di fronte a un tema che spunta anche nel lavoro in Parrocchia dicono "il mio papà me lo ha già raccontato"; gli adulti fanno domande che si tengono dentro magari da tempo e vogliono parlarne con gli altri adulti e con me. Non un bilancio, ma qualche piccolo accenno di novità sul vasto panorama della pastorale degli adulti.
6. Questa nuova iniziativa coinvolge anche le catechiste che hanno dovuto adattarsi a questo progetto. Come è affrontato il problema?
Non è stato un grande problema: ho incontrato la loro disponibilità a passare dalla lezione al dialogo e al lavoro insieme ai ragazzi... qualche volta sorge in loro il dubbio che stanno "insegnando" meno di una volta, ma come ho già detto non è questo il punto: sui contenuti si recupera in diversi modi, e non solo attraverso le famiglie.

7. Quali sono gli ostacoli, se ce ne sono stati, che deve o ha dovuto superare?
A parte l'iniziale diffidenza di alcuni genitori, direi che non ci sono ostacoli insormontabili: si tratta di incoraggiare continuamente e di motivare spesso questa scelta.
Il rischio è quello di dire ai genitori "si fa così perché l'ho detto io", mentre il problema è quello di... aiutarli a scegliere questa proposta; e direi che qualcuno l'ha fatto volentieri, qualcun'altro intuisce che non c'è altra via se non quella di essere protagonista e quindi si addossa questa responsabilità con più lentezza
Tutto sommato, se non si cerca quella perfezione che non c'era neanche prima... direi che va bene!

8. Quanto è più faticoso il lavoro del Parroco per attuare il progetto proficuamente?
Senz'altro questo progetto mi costa in termini di tempo: le riunioni da preparare ogni mese per ciascuna classe e da tenere a doppio turno (le ripeto due volte: alle ore 17 alle ore 21 per dare la possibilità a tutti di partecipare): fornisco ai genitori una scheda guida per dialogare al meglio coi figli sui diversi temi della catechesi e questa scheda va preparata...
Sono sempre presente durante il primo quarto d'ora degli incontri coi ragazzi in Parrocchia: ne approfitto per conoscere i ragazzi, per parlare loro dell'anno liturgico, per insegnare a leggere il Vangelo facendo delle brevissime "lectio", do loro gli avvisi... Tutto questo lo faccio in chiesa, prima che i ragazzi si dividano nei gruppi
Non l'ho ancora detto: all'inizio dell'anno durante un'eucaristia domenicale, presento i ragazzi alla comunità e do il mandato di "primi catechisti" ai genitori.



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