Brenno

 

Un pericolo più grave Roma lo corse allorchè discese in Italia, di là dalle Alpi, il popolo dei Galli guidati dal suo capitano Brenno. Questo popolo marciò veloce contro Roma. Invano i Romani cercarono di fermarlo; i Galli, entrati nella città, la devastarono. Solo pochi guerrieri romani, che si erano ritirati sul Campidoglio, continuarono a resistere.

Le oche del Campidoglio

disegno di Krizia Faro

I difensori romani cominciarono ben presto anche a soffrire la fame. Più volte, guardando le oche sacre che vivevano lassù nel tempio di Giunone, dovettero pensare che con quelle avrebbero potuto placare i tormenti del lungo digiuno. Ma le oche erano sacre alla dea e ucciderle sarebbe stato un sacrilegio. Ora accadde una notte che un valoroso soldato, Marco Manlio, il quale dormiva presso il tempio di Giunone, sentisse risuonare uno strano rumore che lo destò d'improvviso. Prontamente egli afferrò la spada e balzò in piedi. Subito capì che le oche sacre stavano starnazzando. Manlio corse alle mura della rocca, guardò giù...e si trovò faccia a faccia con un Gallo. I nemici tentavano un assalto e in quel momento, appunto,un gruppo di essi stava spingendosi sopra il parapetto per entrare nella fortezza. In un istante Manlio afferrò il braccio teso del primo Gallo, gli strappò le dita dal parapetto e lo lanciò giù per la rocca."All'armi! Aiuto! Aiuto! "... gridò e in tanto il clamore delle oche cresceva...cresceva... In pochi minuti tutti i soldati erano desti ed avevano afferrato le armi, pronti alla difesa. "All'armi! Il nemico! All'armi! Gridando, corsero alle mura gli eroici difensori della rocca. La sorpresa dei Galli era andata a vuoto. In breve, essi furono sconfitti e scacciati. Dopo qualche giorno, tuttavia, costretti dalla fame, i coraggiosi difensori del Campidoglio dovettero venire a patti coi Galli. E furono patti duri: Roma doveva pagare la propria libertà con l'oro, molto, molto oro. E per di più, pesato con le bilance false dei Galli, sulle quali Brenno gettò la propria spada, gridando con ira:"Guai ai vinti! Pesate anche questa!" Per fortuna rientrava in Roma, proprio in quel momento, Furio Camillo, valoroso generale romano, che aveva raccolto e radunato i guerrieri dispersi. Giunto come una furia sulla piazza, si arrestò di fronte a Brenno, gridando:"Non con l'oro, ma col ferro si libera Roma!". Fu il segno della riscossa. Rianimati, i Romani ripresero la lotta e i Galli furono cacciati dalla città con enormi perdite. Benchè quasi totalmente distrutta, la città era salva. Fu ricostruita più bella per volere di Camillo, chiamato per questo "secondo fondatore di Roma".

disegno di Manuela Petriccioni

 

 

 


A cura degli alunni della scuola elementare "Gianni Rodari" di via F. Santi I-00155 Roma, coadiuvati dagli insegnanti Maria Grazia Pesce e Piero Cusinato