La leggenda di Clelia
Dopo aver tolto l'assedio alla città di Roma ed essersi ritirato dal presidio sul Gianicolo, Porsenna strappò ai Romani l'obbligo di consegnare a lui degli ostaggi. Come si usava a quei tempi furono date agli Etruschi delle fanciulle. Tra queste vi era Clelia che, non volendo rimanere tra i nemici, convinse le sue compagne a tentare la fuga con lei. Era ormai l'alba, quando le nove fanciulle raggiunsero il Tevere. Avevano camminato tutta la notte. L'unico ponte sul Tevere, il Sublicio, era stato distrutto quando Orazio Coclite aveva affrontato da solo i soldati di Porsenna."Non ci resta che attraversare il fiume a nuoto"- disse Clelia alle compagne."Avanti, allora!"-disse. E le nove ragazze, si gettarono nell'acqua gelida, nuotando verso l'altra riva. "Chi è là?"-gridò dopo qualche momento una sentinella. Accorse un ufficiale, e presa una tromba lanciò l'allarme. La sponda romana si riempì di soldati. Pronti ad accogliere il nemico con le spade, tutti si stupirono quando si accorsero che si trattava, invece, di fanciulle." Chi siete?"-chiese l'ufficiale."Siamo romane" -rispose Clelia. " Eravamo prigioniere di Porsenna e siamo fuggite". Quando questa fuga fu riferita a Porsenna, in un primo momento mandò dei parlamentari a Roma per chiedere la restituzione degli ostaggi; ma poi, preso dall'ammirazione, disse che quell'impresa era superiore a quelle di Coclite e Muzio. I Romani vollero rispettare i patti e restituirono gli ostaggi al re etrusco, il quale, colpito dalla fierezza della fanciulla, non solo la liberò, ma le fece scegliere altre cinque fanciulle da condurre con sè a Roma. Clelia le scelse tra le più giovani. E quella sera stessa le sei fanciulle giunsero a Roma.
Ristabilita la pace i Romani premiarono qest'atto di coraggio con una statua equestre che fu innalzata all'inizio della via Sacra.
disegno di Paola Chung
A cura degli alunni della scuola elementare "Gianni Rodari" di via F. Santi I-00155 Roma, coadiuvati dagli insegnanti Maria Grazia Pesce e Piero Cusinato