Dinastia Giulio-Claudia

Dinastia Giulio-Claudia

Tiberio - disegno di Silvia Proietti

Alla morte di Augusto, avvenuta nel 14 d.C., gli succedette Tiberio, che egli aveva adottato come figlio, in mancanza di eredi diretti. Tiberio apparteneva alla gente Claudia, Augusto alla gente Giulia. Con Tiberio (14-37 d.C.) iniziò dunque la dinastia Giulio-Claudia, che comprese, dopo di lui, i seguenti imperatori : Caligola (37-41 d.C.), Claudio (41-54 d.C.), Nerone (54-68 d.C.).

Caligola - disegno di Alessandro Mariosa

Sotto la dinastia Giulio-Claudia si ebbero ripetuti scontri tra il Senato e gli imperatori. La nobiltà aspirava a tornare ai "bei tempi" nei quali essa era stata padrona assoluta dello stato; d'altra parte gli imperatori non rimasero sempre fedeli alla politica moderata di Augusto. Per esempio Caligola pretese che fosse onorato come un dio e che i sudditi si inchinassero davanti a lui e gli baciassero i piedi.

Sotto la guida di Claudio fu realizzata con successo l'occupazione delle regioni centro-meridionali della Britannia (l'Inghilterra attuale) da cui Roma ricavò nuove risorse minerarie.

Claudio - disegno di Mirko Mattana

Nerone nei primi anni del suo governo amministrò con equilibrio. Nel 64 d.C. ci fu a Roma un grande incendio che distrusse molte case. L'imperatore non esitò ad addossare la colpa ai cristiani, che furono oggetto di una prima persecuzione.

Dopo l'incendio Nerone ricostruì la città su basi più razionali: strade diritte e edifici per abitazioni a più piani (insulae). Iniziò la costruzione della grande Domus Aurea con giardini, laghetti, porticati, colonnati e una colossale statua alta circa 40 metri. Questa statua fu chiamata dai Romani "Colosso" e, quando più tardi fu costruito nelle vicinanze l'anfiteatro Flavio, il popolo lo chiamò Colosseo.

Nerone - disegno di Gabriele Vinci

Era innamorato della cultura greca e si credeva un grande artista. Amava esibirsi in pubblico come cantante, poeta, musicista e atleta. Dilapidava enormi ricchezze in feste e spettacoli e si rifaceva poi con la confisca dei patrimoni dei nobili. Si attirò il disprezzo del Senato, che lo dichiarò fuori legge. Egli, per sottrarsi all'arresto, si suicidò.

 

 


A cura degli alunni della scuola elementare "Gianni Rodari" di via F. Santi I-00155 Roma, coadiuvati dagli insegnanti Maria Grazia Pesce e Piero Cusinato