Crisi e caduta dell'Impero

Crisi e caduta dell'Impero Romano

Nel III secolo d. C. l'impero romano entrò in crisi.

I territori occupati dai Romani fuori dall'Italia erano stati divisi in province, governate da un proconsole, un funzionario alle dirette dipendenze dell'imperatore. Ma a poco a poco, a causa della vastità dell'impero, fu sempre più difficile, per l'imperatore, seguire tutte le vicende che accadevano nelle province. Anche altri motivi causarono la crisi dell'impero romano : le numerose guerre per conquistare nuovi territori o per consolidare i confini, finivano, anche se vittoriose, per impoverire la popolazione. I contadini attratti dalle migliori condizioni di vita nelle città, non volevano più lavorare la terra e abbandonavano le campagne (urbanesimo). La diffusione del cristianesimo, con il suo messaggio di pace e di fratellanza e di obbedienza alla legge di Dio, sminuiva l'autorità dell'imperatore e delle leggi dello stato. La necessità di disporre di un esercito sempre più numeroso, costringeva Roma ad arruolare soldati stranieri.

Dopo l'uccisione di Commodo, l'impero precipita nel più completo disordine. Finisce il periodo in cui prevaleva l'accordo tra il Senato e i sovrani e inizia un periodo in cui gli imperatori vengono imposti dagli eserciti. Lucio Settimio Severo (193-211), africano, fu appunto acclamato imperatore dal suo esercito. Nel Foro Romano si può ammirare un arco trionfale che fu eretto nel decimo anniversario della sua ascesa al trono.

Arco di Settimio Severo - disegno di Naomi Volpato

Morì in Britannia mentre stava conducendo una campagna contro gli scozzesi. Gli successe il figlio Marco Aurelio Antonino (211-217), più famoso con il soprannome di Caracalla (che derivava da una tunica gallica che egli amava indossare). Il più significativo provvedimento da lui preso fu l'estensione della cittadinanza romana a tutti i sudditi dell'impero. Famose sono le terme da lui fatte costruire in soli dieci anni (216-216), e sono tra le più grandi e meglio conservate nelle murature.

Terme di Caracalla - disegno di Jacopo Riseni

Segue un periodo di grande confusione, dove gli eserciti, che erano reclutati soprattutto nelle regioni più povere dell'impero, avevano risentimento verso le autorità di Roma, perché si sentivano sfruttati. Questi eserciti cercavano di imporre come imperatore il proprio generale, per ottenere vantaggi per il proprio paese. Accadde che intere regioni si staccarono dall'impero e si diedero un'organizzazione indipendente.

L'unità dell'impero fu però ristabilita da Domizio Aureliano (270-275), imperatore di origine illirica, che, consapevole del pericolo che la stessa città di Roma correva a causa delle sempre più frequenti scorrerie barbariche, fece costruire le famose mura che ancora oggi cingono la città di Roma.

Un altro valente imperatore di origine illirica, Valerio Diocleziano (284-305), riuscì a ristabilire, anche se temporaneamente, l'ordine e la disciplina in tutte le regioni dell'impero.

Le lotte di successione, iniziate nel 305, quando Dioclezioano si era ritirato a vita privata, misero in evidenza un grande soldato e politico, Costantino (312-337). Questi, prima della vittoria definitiva su Massenzio (battaglia di Ponte Milvio del 312), si convertì al cristianesimo e con l'editto di Milano (313) proclamò che ogni persecuzione contro i cristiani doveva cessare.

Un'altra grande decisione presa da questo importante imperatore fu il trasferimento della capitale da Roma a Bisanzio, l'impero venne diviso così in due : impero d'occidente con capitale Ravenna e Impero d'oriente con capitale Bisanzio.

La vittoria su Massenzio è celebrata nel famoso e stupendo arco di trionfo posto accanto al Colosseo.

Le scorrerrie dei barbari divennero sempre più frequenti finché nel 476 d.C. Odoacre, re degli Eruli e capo delle truppe germano-imperiali, depose l'ultimo imperatore dell'impero d'occidente, che per ironia della storia si chiamava Romolo Augusto.

Arco Costantino - disegno di Alessandro Bragagnini

 

 


A cura degli alunni della scuola elementare "Gianni Rodari" di via F. Santi I-00155 Roma, coadiuvati dagli insegnanti Maria Grazia Pesce e Piero Cusinato