Breve storia La cultura a Brusuglio


Manzoni e la sua villa

L'importanza di Brusuglio è dovuta all'essere diventata patria di Alessandro Manzoni. Per le vie di questo modesto villaggio, nel corso di un secolo sono passati molti uomini grandi, sia italiani che stranieri, venuti a far visita all'illustre scrittore, o ad ammirare la villa che lo ospitò per tanto tempo. La villa in effetti esisteva già dal 1700, ma apparteneva agli Imbonati. Non era però nella sua struttura attuale, ma consisteva solo in due corpi staccati: uno, l'abitazione, si stendeva lungo il fianco del parco, l'altro, di fronte ospitava il rustico. In mezzo c'era un giardino. La struttura centrale (la facciata della villa che si può ammirare dalla strada) venne costruita nei primi dell'ottocento dalla famiglia Manzoni. Infatti la villa e i poderi vennero lasciati da Carlo Imbonati in eredità a Giulia Beccaria madre dello scrittore, nel 1805. Il Manzoni vi trascorse lunghi periodi della sua vita, e anche momenti importanti. Scrisse i "Promessi Sposi" a Brusuglio: i suoi personaggi rispecchiano l'anima profonda, semplice e saggia del contadino brusugliese, anche se la vicenda è ambientata nel lecchese. La villa di Brusuglio era per la famiglia Manzoni, la villa di campagna. L'abitazione usuale era a Milano, in Via Morone. Lo scrittore essendo un grande camminatore, spesso raggiungeva Brusuglio arrivando a piedi da Milano. Anche il giardino porta l'impronta dello scrittore che amava molto occuparsi di giardinaggio. Introdusse nel parco specie vegetali nuove per la zona, come robinie e ortensie. Quando Manzoni sposò Enrichetta Blondel (1808) piantò due piccole robinie che sarebbero cresciute intrecciate strettamente e sarebbero state il simbolo del loro amore duraturo. Quando la moglie morì (nel 1833), il Manzoni col coltello incise sul loro tronco una croce. Le due robinie, che crebbero attorcigliate, furono poi tagliate e conservate fino a pochi anni fa appese sotto il porticato, verso il cortile rustico della villa. Lo studio dove lo scrittore lavorava era una stanza piuttosto bassa ma fresca, con le pareti coperte di libri e un'accesso diretto sul giardino , proprio all'inizio del "viale dei platani", il viale principale del parco, dove il Manzoni soleva passeggiare. In fondo al giardino c'era una montagnola, fatta fare dal Manzoni nel 1812, dalla quale nelle limpide giornate ventose, si godeva una magnifica vista su tutta la campagna, una distesa di verde che si perdeva lontano sino ad incontrarsi con la linea delle montagne, fra le quali sorge possente il Resegone. Questo è ciò che si offriva allo sguardo ammirato del poeta quando saliva su questa parte del giardino, durante le sue passeggiate solitarie. Intorno alla villa si intrecciava la vita dei contadini di Brusuglio con i quali lo scrittore intratteneva rapporti cordiali. Alessandro Manzoni, pur essendo personaggio famoso era profondamente calato nella vita dei brusugliesi, faceva parte di loro che lo chiamavano affettuosamente ma rispettosamente "el dôn Lisander". Era un attento osservatore della vita de contadini e non disdegnava di mescolarsi ad essi quando cenavano la sera, con la loro scodella tra le mani, appoggiati ai portoni lungo la via che portava alla chiesa. Si narra che a volte assaggiasse anche qualche cucchiaiata della loro minestra. Era anche famosa la sua profonda amicizia con Don Pecchio. Sembra anzi che Don Pecchio abbia proprio scelto di fare il parroco a Brusuglio perché sapeva che era la residenza di campagna dello scrittore che egli già ammirava. L'amicizia tra il Manzoni e il Parroco fu profonda e duratura. Tutti i pomeriggi "el dôn Lisander" usciva dalla sua villa e si recava di fronte, nella casa parrocchiale, per la chiacchierata pomeridiana. Oltre che amico sincero Don Pecchio era anche per lo scrittore un valido aiuto perché era un sacerdote molto colto che conosceva anche le lingue e che lo aiutava nella sua corrispondenza con l'estero. Quando Manzoni morì, venne sepolto nel Cimitero Monumentale di Milano, al Famedio. La villa di Brusuglio passò al figlio Pietro che vi abitò con la sua famiglia. Più tardi una figlia di Pietro, donna Vittoria, sposò un Brambilla signorotto della vecchia Milano, che acquistò tutta la proprietà Manzoni (villa e poderi). Donna Vittoria Manzoni, dopo la morte del marito, visse nella villa sino alla sua morte nel 1934. Poichè non aveva avuto figli, la proprietà passò alle nipoti del marito. Una nipote, Anna Brambilla, sposata al conte Lanza di Mazzarino, venne ad abitare con il figlio Giovanni nella villa di Brusuglio insieme con la zia nei suoi ultimi anni. Il conte Giovanni Lanza di Mazzarino, deceduto nel gennaio del 1989 e sepolto nel cimitero di Brusuglio accanto alla madre, aveva sposato la marchesa Licia Berlingieri, attuale proprietaria e abitante della villa. Della famiglia Manzoni sono sepolti nel cimitero di Brusuglio: Giulia Beccaria Manzoni (1763-1841) madre del Manzoni Enrichetta Blondel Manzoni (1792-1833) la moglie del Manzoni Pierluigi (Pietro) Manzoni (1813-1873) figlio del Manzoni Giulia Manzoni D'Azeglio (1808-1834) figlia del Manzoni Cristina Manzoni Baroggi (1815-1841) figlia del Manzoni Sofia Manzoni Trotti (1817-1845) figlia del Manzoni Giovanna Visconti Manzoni (1822-1886) moglie di Pietro Manzoni Alessandra Manzoni (1854-1916) figlia di Pietro Manzoni

-----------------------------------

Cultura

La cultura a Brusuglio, a differenza delle altre zone della provincia, era piuttosto vivace. Infatti sin dal 1852 il parroco di allora, Don Pecchio, si occupava gratuitamente di insegnare agli adulti a leggere e a scrivere, mentre i bambini frequentavano la scuola (I e II elementare) situata nelle case di fronte alla Villa Manzoni. Successivamente, verso la fine dell'ottocento, l'obbligo scolastico si protrasse sino alla terza elementare e tutti i bambini del paese frequentavano la scuola. Verso il 1910-1911 le scuole vennero trasferite a Cormano (nell'attuale palazzo comunale) e fu aggiunta la IV elementare. Nel 1927, come esperimento venne istituita la V classe. Nel 1929, su richiesta di un gruppo di mamme, il parroco concedeva uno spazio nella casa parrocchiale per raggruppare i bambini, inferiori ai 6 anni, che altrimenti avrebbero dovuto essere ospitati all'asilo di Cormano: nasceva così a Brusuglio il primo asilo parrocchiale. Non c'erano insegnanti statali, ma una donna che volontariamente si prendeva cura di questi bambini. Non c'era mensa, ma le mamme o le nonne arrivavano con i pentolini per il proprio piccolo. I bambini entravano alle 8,30 e potevano rimanere sino alle 16,30. Nel 1931 venne costruita la parte più vecchia di quello che è l'attuale asilo parrocchiale. Le suore sono entrate nella gestione dell'asilo solo nel 1936. Intorno al 1935-36 il Comune di Cormano, durante la stagione estiva per non lasciare i bambini per strada, istituiva, nel cortile delle scuole colonie elioterapiche.