Per i lettori onnivori e libro-dipendenti si può quasi parlare di una sorta di malattia, che consiste nell’eccessiva partecipazione alle vicende di cui si legge. Non parlo della semplice immedesimazione, ma di un’empatia, un sentimento di comunanza e forse di “invidia” nei confronti dell’autore, che ci fa fare pensieri del tipo: “Ma perché non l’ho scritto io!?”... Anche il rapporto con il libro diventa conflittuale. Da un lato la fretta di arrivare il più velocemente alla fine della vicenda, dall’altro il timore che un così grande piacere termini troppo rapidamente, portandoci via da un mondo del quale ormai ci sentiamo parte. Purtroppo questo fenomeno è molto raro: sono pochi gli scritti che meritano un così profondo coinvolgimento. Eppure negli ultimi quindici giorni mi sono imbattuta in ben due di questi tesori: due libri tra loro molto diversi eppure ugualmente degni di nota.
SALTA TEMPO – Stefano Benni
Il libro racconta, in modo autobiografico, l’adolescenza di un giovane di provincia.
Niente di sconvolgente, i primi amori, i primi dolori, i primi scontri con la realtà della politica e del mondo del lavoro.
Ma la trama conta poco: il libro va letto per assaporare una prosa vivace, scorrevole e tutta pervasa da un filo umoristico non convenzionale. Si tratta di un libro che si legge a tempo di record ma dietro di sé lascia una scia di piacevoli sensazioni e che si ricorda con un sorriso sulle labbra.
IL CODICE DA VINCI – Dan Brown
Libro intelligente, ben documentato storicamente e scritto apposta per tenere desta l’attenzione del lettore. L’argomento è la ricerca del S.Graal, forse topos già sfruttato ma qui rivisitato più che altro in chiave allegorica e “condito” con tutti gli elementi del “giallo”. Ricorda il miglior Eco, quello de “Il Pendolo di Foucault” anche se forse il paragone è un po’ azzardato: dove D.Brown ordisce una pregiata tela, ECO
intesseva un arazzo! Nonostante ciò le atmosfere sono simili e chiunque ami i misteri irrisolti e le ombre del Medioevo non può perdersi questo libro.