Tradizioni Concagnesi |
E' consuetudine, una volta all'anno, per un periodo di circa tre giorni e precisamente dal giovedì al sabato santo, che le campane non debbano suonare. Questo per rispettare il clima di penitenza e ricordare la morte di Nostro Signor Gesù Cristo.
Orbene, si chiederà qualcuno, ma quando le campane non suonano come fanno i cittadini a capire gli orari delle funzioni, delle Messe o della Via Crucis che tradizionalmente si celebra in quei giorni? I nostri cari "vecchi" di una volta avevano trovato il rimedio a questa mancanza: era "il Ghiraghé". Come sia il Ghiraghé è noto a tutti i Concagnesi; a tutti coloro ai quali questo strano nome "suona" per la prima volta cercheremo di spiegarlo.
E' innanzitutto uno strumento musicale anche se l'aggettivo musicale potrà ad alcuni sembrare eccessivo.
Il Ghiraghé, emette un suono simile a quello delle raganelle che a maggio si possono ancora sentire nei nostri prati e dentro le siepi. E' di legno per lo più di rovere, composto da una cassa armonica parallelepipeda, aperta in alto dove trova posto un ingranaggio, pure in legno, tenuto in sede da un perno leggermente conico che, sporgendo da ambo i lati del parallelepipedo,funge da manico. Il suono particolare del Ghiraghé è dato da un'assicella di legno duro o, in alternativa, da una lamina metallica, fissata su un lato che lambisce tangenzialmente l'ingranaggio; facendo ruotare il Ghiraghé, tenendolo per il manico, l'assicella (o la lamina) toccando sull'ingranaggio produce questo caratteristico "rumore".
Spiegato come è fatto il Ghiraghé, vediamo di capire come si riuscisse con un simile strumento a sopperire alla mancanza del suono delle campane. Ora non più, ma fino a non molti anni fa, la messa del mattino si celebrava alle 6 ed era preceduta dal suono della campanella che annunciava l'Ave Maria. Per questo quindi, alle cinque c'era il suono dell'Ave Maria e di seguito il "primo", alle cinque e mezzo il "secondo" e alle sei il "terzo".
I ragazzi in età scolare, istruiti dal Parroco che spiegava loro l'orario delle funzioni, si dovevano alzare molto presto per andare in giro per tutte le vie e i cortili del paese per annunciare l'Ave Maria, il primo, il secondo e il terzo della Messa. Gridavano a squarcia gola e per lo più in dialetto: "A l'è l'Ave Maria e ul prim", quindi suonavano per alcuni secondi il Ghiraghé: mezz'ora dopo ripetevano: "A l'è ul segund", e giù una suonata col Ghiraghé e così via per il terzo.
Questa immane fatica, che fatica forse poi non era per i ragazzi che sicuramente si divertivano, veniva però ricompensata alla mattina di Pasqua quando era usanza passare per le case, distribuire a tutti un po' di "carbonella" benedetta proveniente dal tradizionale falò del sabato santo e ricevere in cambio un obolo che veniva poi diviso tra i ragazzi che avevano suonato il Ghiraghé. Nei tre giorni in cui le campane tacevano, il Ghiraghé sostituiva anche il caratteristico campanello che si usava sull 'altare. Infatti i chierichetti di allora se lo contendevano per suonare il "Santus" e, ancor di più, ce la mettevano tutta quando, al sabato santo, all'inizio del "Gloria" ricominciavano a suonare a distesa le campane e, per l'ultima volta, il suono dei Ghiraghé si univa a quello delle campane per annunciare l'imminente Resurrezione del Cristo.
Al giorno d'oggi i Ghiraghé sono quasi spariti anche da Concagno.
E' possibile trovarne ancora qualche esemplare ben conservato, ma la maggior parte di quelli usati ora sono di recente costruzione e alcuni con materiali diversi dal legno di rovere che rispecchiano solo in parte la peculiarità e il suono di quello strumento che allora solo abili artigiani erano in grado di costruire.