Lago di origine glaciale, 1000 metri di circonferenza per 22 di profondità, è il maggiore dei laghi naturali dell'alta Val Parma.
L'origine del nome, pare abbia a che
fare con una leggenda che parla di pastori miscredenti che rifiutandosi di seguire gli insegna-
menti di un Sant'Uomo furono travolti da un subitaneo nubifragio che trasformò in un lago,
il prato dove essi stavano pascolandole greggi.
Le sponde che contornano il lago sono coperte quasi interamente da faggi anche di discrete dimensioni, l'immagine è rotta soltanto dalle pietraie che coprono le pendici del monte Sterpara e che arrivano a lambire le fresche acque del lago.
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In occasione di una visita al Lago Santo nel 1928, il poeta Renzo Pezzani ha descritto il lago in una poesia.
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Se immaginiamo di immergerci nelle
acque cristalline, scopriremmo che i primitivi abitanti del lago sono le Salamandre e i Tritoni
di un bel colore nero a striscie gialle.
In epoche successive sono poi state immesse speci ittiche
a scopo di pesca, come Trote Fario e Salmerini. A proposito del Salmerino, va ricordato che
il Lago Santo rappresenta l' areale di distribuzione più meridionale d'Europa.
Recentemente il
Parco ha avviato un ciclo di studi per la salvaguardia di questo Salmonide. La pesca, severamente
regolamentata, si apre con l'ultima domenica di maggio e si chiude la prima di ottobre.
Il giro del lago rappresenta un piacevole relax dopo un pranzo al Rifugio; il sentiero,
anche se un po' accidentato, non si allontana mai di molto dalla riva e percorrendolo, si possono
ammirare delle sculture in rilievo di pregevole fattura, che un simpatico quanto bravo artista,
ha sapientemente scolpito sui massi che contornano le acque.
Per comodità, al Rifugio si può
avere una mappa che aiuta a trovare i massi scolpiti.
Per gli appassionati dell'arrampicata, nei pressi si trovano massi “attrezzati” con altezze
variabili da 10 a 30 metri, aventi difficoltà sino al 6° +. Inoltre sulla cresta dello Sterpara, il CAI
ha provveduto ad attrezzare una via alpinistica “Via R. Fava” in memoria di un socio caduto in
montagna.

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