Acquaforte: definizione che gli alchimisti, nel Medio Evo, davano all'acido nitrico.
Acquaforte è il nome che viene attribuito ad un'antica tecnica artistica le cui origini risalgono al Medio Evo.  Furono grandi artisti quali Rembrandt, Durer, Piranesi, Raimondi a divulgarla e a renderla popolare in tutta l'Europa dell'epoca. Per la sua esecuzione vengono richieste, oltre ad un nutrito bagaglio tecnico-strumentali, grande passione ed entusiasmo, qualità queste che, unite insieme, si riscontrano oggi solo in alcuni mestieri artigianali i cui segreti  vengono tramandati, oppure, come si suol dire, "appresi a bottega". L'esecuzione di una acquaforte richiede questi attributi e la applicazione di molti piccoli ma basilari accorgimenti nelle svariate fasi della sua lavorazione e forse per questo che questa antica tecnica artistica riesce sempre a catalizzare nel pubblico attenzione, curiosità ed interessi sempre nuovi.
Naturalmente il mercato delle incisioni ha conosciuto varie fasi di alti e bassi nei suoi cinque e più secoli di storia; in effetti verso la fine degli anni cinquanta ha conosciuto uno sviluppo assai vivace, tanto da indurre molti artisti, anche famosi, ... in tentazione. Ecco allora, per sopperire alle richieste sempre pressanti del pubblico, la necessità di ricorrere alle riproduzioni meccaniche: fotolito, serigrafie d'après, e altre "piacevolezza" del genere che stanno all'incisione originale come una foto della carta d'identità sta ad un autoritratto fatto a pennello.
Acquaforte è chiamata la tecnica che consente di realizzare le incisioni sulla lastra attraverso la reazione chimica ottenuta dall'acido nitrico che corrode il metallo.  Anzitutto la lastra di rame o zinco viene perfettamente levigata con carta e pasta abrasiva affinché la sua superficie appaia lucida come a specchio; viene poi sgrassata con una mistura di bianco di Marly e ammoniaca.  Su di essa viene applicata, previo il riscaldamento della lastra, una apposita vertice formata da due parti di
cera d'api, due parti di bitume o asfalto siriano, una parte di resina in polvere.  Dopo che questo "fondo" si è solidificato, la lastra viene fissata ad un morsetto in modo che il fondo venga affumicato tramite una candela accesa tenuta in costante e lento movimento, per evitare che il fondo si screpoli in tantissime scagliette; è a questo punto che la lastrina protetta dalla vertice viene sguarnita a mezzo di una punta che traccia il disegno da riprodurre. Immersa in un bagno di acido nitrico opportunamente diluito, a seconda del suo grado di acidità, della temperatura e della durata della sua reazione, il tratto risulterà: sottile e fine oppure largo e profondo.  Tutte le variazioni sono possibili.  Tale procedimento è chiamato "Morsura".  A questo punto dalla lastra viene tolta la vertice con essenza di trementina.  Poiché l'incisione deve essere stampata a caldo viene quindi posta su un fornello con temperatura a gradazione costante e, per mezzo di un tampone di pelle, viene distribuito l'inchiostro facendo attenzione affinché questo penetri perfettamente in tutti i solchi incisi.  Ora la lastra viene ripulita con la tarlatana (una garza di cotone molto rigido) affinché le parti non incise risultino pulite, avendo cura che l'inchiostro sia rimasto solo nei solchi incisi.  Rimessa la lastra a riscaldare nel fornello perché l'inchiostro fluidifichi, viene successivamente adagiata sul piano del torchio calcografico e gli si pone sopra il foglio di carta preventivamente inumidificato col feltro di lana.  Regolata la pressione del torchio, si gira la stella in modo uniforme e continuo.

L'opera è eseguita.  La firma e la numerazione dell'acquaforte viene posta dall'autore il quale, responsabilmente, fa conoscere la posizione progressiva del singolo esemplare e quantifica il totale della tiratura impressa; non solo, ma permette anche di ricostruire un attendibile riferimento per eventuali verifiche di autenticità.