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MINA SESSANTA, TRA SACRO E PROFANO
Da «Il Giorno» di sabato 25 marzo 2000
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Buon compleanno, Mina. Nel giorno giusto, come vuole la buona educazione. Senza sottolineare il doppiaggio dei ruggenti sessanta che la inseriscono, anche anagraficamente, tra le divine italiane di sempre. Senza la mitobiografia che si riserva alle persone che ci lasciano. Non a quelle che festeggiano. Buon compleanno, quindi, con un piccolo pranzo di Babette, da nonna felice. E la torta preferita (pera e cioccolato o tarte tatin?) da una voce golosa, di prosciutto e di seta. Che ha pasta e timbro di un'intonazione assoluta.
Teleguidata da un'istinto geniale, lei sente e pensa le note prima, come un virtuoso della tromba jazz. E non perde mai di vista il sentimento. Mina ha frequentato gli autori oggi dimenticati e i cantautori. Ha trattato De Andrè e Paoli, Donaggio e Battisti, Gaber e Jannacci. Napoli, Brasile e Beatles. Ha soprattutto lasciato un'impronta indelebile con canzoni che non sarebbero esistite senza di lei.
Uno strascico di titoli perduti nei solchi di vinile: "Tintarella di luna", "Il cielo in una stanza", "Due note", "Renato", "Stessa spiaggia stesso mare", "E se domani", "Le mille bolle blu". Prima di cantare "La canzone di Marinella", "Se telefonando", "Come sinfonia", "Brava", "Sono come tu mi vuoi", "Se c'è una cosa che mi fa impazzire". La classicità di "Vorrei che fosse amore", "Parole parole", "E poi", "Non gioco più". "L'importante è finire". Un passato per nulla ingombrante, spazzato via dai nuovi autori dei suoi album, perchè Mina ama guardare oltre. Godere il presente e progettare, senza fretta, il futuro.
Ha appena cantato Renato Zero e tiene un omaggio a Domenico Modugno nel cassetto. Collabora a "Liberal" e alla "Stampa", si concede alla radio. Sta lavorando al nuovo disco di inediti che uscirà nel 2001 ma annuncia anche un'antologia di arie sacre per settembre che già fa discutere (chi non ha ancora sentito un Cd che non c'è....).
Mina ha studiato la produzione di musica sacra dal gregoriano al barocco, scegliendo Bach, Monteverdi, Pergolesi e altro. I testi sono in volgare e in latino; in spagnolo quello di Santa Teresa D'Avila. Un musicologo e un teologo garantiscono il politicamente corretto, ma la sorpresa vera è che queste sublimi melodie sono state arrangiate come ballad jazz. In trio, per pianoforte e voce, con un tappeto d'archi scritto dal maestro Ferrio. E' stata scritta la musica per Santa Teresa, sono stati armonizzati, con grande rispetto, i canti del gregoriano (che sono pura melodia). Lei ci dice, dopo mesi di studio e di ascolto: questo è il mio meglio nel sacro. Come per gospel e spiritual, con una sottile anima jazz.
Nelle foto: una bellissima Mina negli anni Sessanta; sotto la cantante in due immagini (dell'agenzia Giacomino) «rubate» a Brescia mentre fa shopping nella città dove lavora il suo compagno, il medico Eugenio Quaini.
Secondo alcune indiscrezioni, Quaini, che conosce Mina da quando era una ragazzina, è sempre stato innamorato di lei e ha saputo aspettarla con romantica costanza

di Marco Mangiarotti

 

Articolo di Marco Mangiarotti

Per questo articolo © 2000 Il Giorno.

 

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