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di Franco Pelliccioni

L'ETNICITÀ

In uno scenario multietnico e multiculturale prossimo venturo un fondamentale concetto antropologico tuttora misconosciuto

[Insegnare, Mensile del Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti (CIDI), Novembre-Dicembre 1990, 11/12, 52-53].

 

 

Non è possibile iniziare un discorso sulla complessa e caleidoscopica problematica rappresentata dalla massiccia presenza degli immigrati del terzo mondo nel nostro tessuto socio-culturale senza affrontare, preliminarmente e propedeuticamente, almeno tre tra le tematiche etno-antropologiche che considero fondamentali ai fini di una migliore comprensione del fenomeno stesso. Ciò soprattutto allo scopo di contribuire a fornire al lettore alcune indispensabili chiavi di lettura che gli consentano di evitare talune deprecabili ed abbastanza diffuse imprecisioni, che non sono solo terminologiche. Non si tratta qui di puntualizzare su significanti e significati con pignoleria scientifica fine a se stessa, ma di precisare come alcuni termini, e non altri, sottendano contenuti pregni di valenze estremamente importanti (derivanti da decenni di studi e di ricerche effettuate sul campo in tutto il mondo) ai fini di una più esatta ed univoca comprensione della proteiforme realtà umana ed etnico-culturale che giorno dopo giorno possiamo osservare, con sempre maggiore evidenza, anche all'interno delle nostre strutture scolastiche. I tre argomenti che verranno brevemente affrontati in questo ciclo saranno i seguenti: 1) l'etnicità (La Causa); 2) l'etnocentrismo (Gli effetti); 3) l'integrazione pan-etnica (L'Aspettativa, ovverosia: l'auspicato risultato finale…). Successivamente si avrà modo di analizzare aree problematiche maggiormente circoscritte e dai risvolti decisamente più concreti, anche ai fini di eventuali e possibili interventi da parte degli operatori scolastici e delle Istituzioni, in genere.

Da diversi anni il concetto di etnicità rappresenta un consolidato punto di arrivo degli studi antropologici e la base di partenza per ogni ricerca, presente e futura, concernente l'urbano nel mondo. In particolare questo concetto trova una sua giusta collocazione teorico-applicativa in contesti multietnici. Si può affermare, infatti, come l'etnicità è, o esiste solo in contrapposizione ad un'altra (od altre) etnicità. Al 1956 risale la prima elaborazione del rivoluzionario concetto di etnicità (Barth) e quello corrispondente - negli studi africanistici - di tribalismo urbano (Mitchell), seguiti via via da altri studiosi, che nelle loro analisi iniziarono ad utilizzare un taglio scientifico diverso da quello impiegato in precedenza e che in genere si era limitato ad individuare fenomeni di detribalizzazione, di sradicamento culturale, di assimilazione, di vuoto culturale, ecc..., sottolineando in tal modo la perdita di identità, sia individuale che collettiva che con il tempo sembrava si fosse evidenziata. E ciò grazie anche al profondo impatto con la modemizzazione ed il modello culturale euro-occidentale e di altri gruppi etnici. Anche la distanza (non solo geografica) dalla propria terra d'origine (homeland) non poteva non influire negativamente! L'etnicità costituisce in effetti una auto-identifìcazione (del ) ed una identificazione (da parte degli altri) etnica, che a volte può anche essere diversa da quella del reale gruppo etnico di origine. In particolare la percezione (e la successiva analisi) di questo fenomeno è avvenuta originariamente proprio là dove esso era più immediatamente rilevabile, cioè nei variegati e ben delimitati crogiuoli etnici delle città (sia esse africane, asiatiche, europee, latino-americane, od anglos del nord America), ma esso non è esclusivo appannaggio degli ambienti urbani. Ha infatti una validità che va ben al di là degli stessi perimetri urbani. Nelle città mono-etniche questo fenomeno è ovviamente solo latente, non esistendo specchi con cui confrontarsi, e questa era certamente la situazione in cui grosso modo versava la quasi totalità delle città italiane prima della massiccia immigrazione del terzo mondo. Il fenomeno dell'etnicità spiega, forse meglio di altre chiavi, i come ed i perché di certi, e non altri, comportamenti culturali. Esso è infatti un concetto aperto che si riempie dei contenuti delle specifiche realtà che si vanno analizzando. Quindi è più idoneo, ad esempio, per comprendere eventi storici o di drammatica attualità che tuttora vengono etichettati sic et simpliciter come nazionalistici. Siamo giorno dopo giorno testimoni di come i baschi franco-spagnoli, i cattolici irlandesi nell'Ulster, i neri, gli ebrei, gli italiani, i chicanos, i Wasp negli Usa (Glazer e Moynihan, 1963), i corsi francesi, nonché le decine e decine di gruppi etnici localizzati all'intemo dell'immenso impero sovietico, tanto per citare alcuni esempi, stiano estrinsecando la loro etnicità vigorosamente, profondamente, e diffusamente nei campi della politica, dell'economia e della stessa società multi-etnica dove essi vivono e risiedono (per non ricordare le annose, drammatiche e sanguinose rivendicazioni armate). L'etnicità è dunque un fenomeno culturale che ne sottende, a sua volta, diversi altri, e complessi. In sostanza si può affermare come dopo anni di attente analisi (e di ri-analisi) gli antropologi hanno dovuto prendere atto come l'abitante delle città, sia esso ex contadino siciliano, nomade Borana o pellerossa Hopi,  anche dopo anni di vita, formalmente e sostanzialmente differente da quella cui era uso prima della sua urbanizzazione, che lo aveva separato e (si pensava) sradicato dalle sue radici culturali, era e continua ad essere un membro a pieno titolo della sua cultura; ciò tenderà ad essere valido anche nelle future generazioni, anche se l'originario spessore culturale potrà, forse,  diminuire o modificarsi, a volte solo impercettibilmente, a volte più nettamente, a causa dei sempre presenti fattori che danno vita al dinamismo culturale (sia di tipo endogeno, che esogeno). Per quanto riguarda il continente africano, nelle città

sono presenti fortissimi legami socio-economico-culturali da parte del cittadino con la propria terra d’origine, e collegati con l’appartenenza alla propria famiglia, anche estesa, ad un lignaggio, clan, tribù. L’africano non rischia di perdere la propria identità etnica (e culturale) solo per il fatto che vive a Nairobi o Khartoum, anzi ha modo di amplificarla allorché da solo, od assieme a quelli come lui, interagisce e si confronta giornalmente (nelle strade, al mercato, sui posti di lavoro, nelle scuole, ecc…) con gli altri (passanti, clienti, concorrenti, colleghi, compagni), che appartengono alle altre etnie. Ecco aumentare così la coesione e l’orgoglio tribale, ecco crescere e svilupparsi l’etnicità. Ed è infatti il gruppo etnico che dà alla vita urbana il senso, caldo e tranquillizzante, della continuità culturale, poiché nelle città si cercherà di rispettare quanto più possibile valenze e pratiche tradizionali. In questo modo di potranno fronteggiare e superare i diversi ostacoli che quotidianamente si presenteranno al neo-urbanizzato in un ecosistema completamente dissimile da quello al quale era già abituato. Sono proprio le caratteristiche modernizzanti ed innovative urbane che faranno nascere difficoltà esistenziali difficilmente sormontabili, se non attraverso il filtro protettivo (psicologico-emotivo) costituito dall’appartenenza ad una determinata cultura ed etnia.

E per tutte le motivazioni sopra accennate che l’etnicità ha avuto ed ha continuamente modo di trasferirsi spazialmente anche in contesti geo-culturali ben più distanti da quello originario, grazie all’emigrazione passo passo ed a catena, (step-by-step and chain migration): in Europa ed in Italia. E l’etnicità avrà modo di confrontarsi, più o meno pacificamente, con membri non solo di altri gruppi etnici del proprio stato – ciò d’altronde era già accaduto nella città-capitale del loro Stato, in Africa -, ma anche con etnie provenienti da altri Stati africani, nonché latino-americani, asiatici e, naturalmente, con gli italiani e con gli europei, in genere. E le distanze sociali e culturali non potranno non allungarsi ulteriormente, dando così spesso vita ai più diversi fenomeni di etnocentrismo, sia nelle zone rurali, che maggiormente nelle città della nostra penisola: fenomeni che saranno indirizzati dai terzomondiali verso gli altri terzomondiali e gli italiani, e dagli italiani verso tutti i diversi, il blocco degli immigrati dal terzo mondo

Riferimenti bibliografici

Barth F. 1956. «Ecologica! relationships of ethnic groups in Swat, North Pakistan», American Anthropologist, 58, 1079-1089.

Glazer N. e Moynihan D.P. 1963. Beyond the melting pot: The Negroes, Puerto Ricans, Jews, Italians and Irish of New York City, Cambridge:MIT Press.

Mitchell J.C., 1956. The Kalela Dance. Aspect of Social Relationships among Urban Africans in Northern Rhodesia, Rhodes-Livingstone Papers n. 27, Manchester: ManchesterUniversity Press

http://users.iol.it/f-pelli/f-pelli.etnicita.htm

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