" I totem: "libri di legno" sui quali è registrata la storia di un popolo. Viaggio in Alaska nella terra degli indiani Tlingit - La loro cultura si conosce dalla tradizione orale e dai manufatti"

L'Osservatore Romano, 21 luglio 2000, 3

Franco Pelliccioni

1966 - 2006

QUARANTA ANNI DI PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE E DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA  

Ogni studente di etnologia o di antropologia culturale, durante il proprio cursus studiorum avrà modo più volte di toccare letteralmente con mano pagine e pagine di brillanti analisi e approfondite ricerche focalizzate, in quest'ultimo secolo, sulla cultura degli indiani del Nord-ovest, a cavallo tra lo stato americano di Washington, Canada e Alaska. Ciò per un concatenamento di cause, facilmente individuabili. Non solo riguardanti la loro economia, strettamente correlata al mare e all'ambiente marino, ma soprattutto dal punto di vista socio-culturale. Oltre che da quello più prettamente estetico ed artistico, caratterizzato, com'è, dalla costruzione di alti totems commemorativi stupendamente intagliati e dalle complesse, rituali attività ludiche. Cioè da quelle "grandi feste" (i potlatchs), così sapientemente analizzate già molti anni or sono dal Lanternari. "Grandi Feste", non fini a se stesse, che avevano il principale scopo di affermare, in modo inequivocabile, status, ruolo, personalità e importanza dell'organizzatore (il capo e il suo clan). Numerosi e di rilievo erano i risvolti economici. Il tutto, come è nell'ordine delle cose, trovava una sua sistematizzazione, un suo integrale ed integrato ordine, nell'ampio alveo culturale. Ecco quindi salmoni, totems, potlatchs, insediamenti marittimi, ma anche "monete" di scambio ("rami", coperte, ecc.) formare un unico, lunghissimo, filo conduttore. Che ha saputo condurre e guidare questi popoli attraverso i secoli fino ad oggi - nonostante cambiamenti e trasformazioni più o meno rapide -, poiché è riuscito a conservare, pressoché "intatto", quello che in ogni patrimonio tradizionale costituisce lo "zoccolo duro", malgrado in passato ci si sia accaniti su questi gruppi umani, più o meno volontariamente, più o meno "letalmente", con coercizioni individuali e statali, da parte dei governi canadese e americano e, prima ancora, da parte della Compagnia dell'America Russa. Da queste fonti esterne arrivarono le spallate al sistema nel suo complesso, attraverso la diffusione dell'alcool e l'attacco frontale alle istituzioni "cuore" di queste culture: come la lunga proibizione di effettuare i "potlatchs" o le ripetute migrazioni invasive europee.

Grazie ai traghetti dell'Alaska Marine Highway System, le cui navi utilizzano le uniche strade di comunicazione possibili tra i diversi insediamenti, localizzati sia nella fascia costiera continentale, che nelle isole, quelle del mare, così come hanno sempre fatto le popolazioni del nord-ovest, tempo addietro ci siamo spostati tra le diverse località dell'Alaska sud-orientale. Ciò ci consentì di raggiungere alcune delle più importanti località popolate dai Tlingit, il gruppo indiano più settentrionale del Nord-ovest. I Tlingit, il cui etnonimo significa "gente", appartengono etno-linguisticamente al gruppo Koluscha e sono divisi in sottotribù: Chilkat, Sitka, Stikine, Yakutat, tra le altre. Assieme ai più settentrionali Aleuti, furono tra i primi popoli, appartenenti a questo settore nord-Pacifico, ad essere avvicinati dagli europei, i russi, i quali tra il XVIII ed il XIX secolo diedero vita nella regione ad una "colonia delle pellicce", l'America Russa. Nel 1799-1800, nell'attuale località di Sitka, venne fondata Nuova Arcangelo, destinata a diventare la futura capitale di questa sorprendente appendice russa in terra americana. L'insediamento ben presto sperimentò l'estrema pericolosità dei Tlingit Sitka. Nel 1802 gli indiani, ribellatisi, ingaggiarono i russi in aspri combattimenti, nel corso dei quali molti tra gli europei e i loro alleati Aleuti persero la vita, o vennero catturati e resi schiavi. Il forte rimase abbandonato fino al 1804 quando poté essere riconquistato grazie al micidiale apporto di una cannoniera della Marina Imperiale. I Tlingit sono stati così gli unici indiani del Nord-ovest che hanno opposto una qualche resistenza ai bianchi. All'epoca della presenza russa, ma prima delle epidemie di vaiolo del 1832 e del 1838, essi contavano oltre 8.000 individui, scesi a 1.500 nel 1835 e a 697 nel 1860. I sempre più frequenti contatti con i bianchi risultarono spesso nefasti per i Tlingit, come per tutte le altre tribù appartenenti a questo gruppo, che furono decimate, oltre che dalle epidemie di vaiolo, anche da altre malattie, come la tubercolosi.

In tutte e tre le località da noi visitate si trovano importanti riserve indiane e parchi storici degni di estremo interesse, dove sono stati collocati numerosi stupendi totems, restaurati o replicati.

Ketchikan, nell'isola Revillagigedo, è la prima cittadina alaskana, dove sostano le navi dirette verso il nord. Possiede forse la più ricca collezione di totems al mondo. In particolare molto belli sono i 14 totems situati a Totem Bight, e quelli posti nel Saxman State Park, dove si trova l'omonimo villaggio di Saxman, la riserva indiana. E' qui che, collocato sulla sinistra dell'ingresso di una casa di un appartenente al clan Kashakes, abbiamo potuto vedere un'aquila scolpita, l'ultimo "totem di famiglia" esistente nella zona.

 

Wrangell è situata sull'omonima isola, a nord di Ketchikan. Nel 1833-34 un contingente russo, sbarcato dal brigantino Chichagov, al comando del Tenente Dionysius Zarembo, vi costruì il Forte Dionisio, con lo scopo di controllare i sempre più numerosi trappers della Compagnia della Baia di Hudson. Il nome del forte si sarebbe tramutato, dapprima in Stikine, allorché la Compagnia ottenne in leasing la zona dai russi e, dopo l'arrivo degli americani nel 1867, in Wrangell, dal nome del barone estone d'origine germanica Von Wrangell, già Governatore della Compagnia Americana Russa. La città diventò uno dei principali punti di partenza per i cercatori diretti verso i filoni oro del Cassiar e del Klondike.

L'interesse per la località emana tutto dal piccolo isolotto del Capo Shakes (IV), il più importante nella storia del gruppo degli Stikine. Durante il suo "regno" si verificarono notevoli attriti con russi, inglesi (1840 e 1844) e, infine, con gli statunitensi (1869). Nel corso dei quali i Tlingit ricorsero ai loro lunghi coltelli e a vecchi moschetti, mentre i bianchi ben più duramente avrebbero risposto dal forte a colpi di cannone, di fucile, per finire con l'impiccagione, durante l'ultimo sfortunato attacco, dello sciamano Scutdoo. Le perdite di quest'ultima fallita "occasione" indiana sarebbero stati quattro: due indiani, un commerciante e una donna bianca, oltre ad un indiano ferito.

Nell'isolotto di Shakes si trova l'interessante ricostruzione di una casa cerimoniale in legno di cedro, con l'emblema del capo: l'hootz, l'orso grizzly, con le caratteristiche orme in risalita. Oltre a nove totems, due originali e sette repliche. Uno dei totems è un palo di "derisione", uno dei pochissimi esistenti nell'intero Nord-ovest. Attraverso l'erezione di questo genere di totems si volevano svergognare pubblicamente quei debitori che non erano stati in grado di far fronte ai propri impegni e che, quindi, come in questo caso - del resto eccezionale -, sarebbero stati sottoposti al ridicolo perenne. La tomba del capo Shakes IV si trova a non molta distanza dall'isola. Essa è caratterizzata da una bassa recinzione funeraria in stile russo, sormontata da due piccoli totems raffiguranti la balena assassina (l'orca). Non lontano da quest'area, completamente immerso nella foresta, c'è il vecchio cimitero indiano che conserva ancora qualche interessante, seppure marcescente, totem funerario. La tomba di Shakes VI, morto nel 1916, ha una lapide cristiana.

A Sitka, sull'isola Baranov, a nord-ovest di Wrangell, avrà infine termine il nostro viaggio tra i Tlingit. Ricordiamo come la città dal 1804 al 1867 sia stata la capitale dell'America russa con il nome di Novo Arkangelsk. Qui ci sembrò indispensabile visitare attentamente il Sitka National Historical Park (1890-1916), dove potemmo ammirare numerosi totems Tlingit e Hàida sparsi nella foresta, nonché il museo annesso, che contiene parecchi manufatti ed oggetti dei Sitka Tlingit e dei russi. Infine ci recammo nell'area del Kiksadi Tlingit Fort, presso la foce dell'Indian River, dove nel 1804 si svolse la sanguinosa battaglia tra indiani e Russi.

In assenza di una letteratura scritta, i totems erano i libri dove registrare e tramandare, da una generazione all'altra, la storia e gli eventi culturali. Hanno sulla cima distinti emblemi o elementi "araldici", costituiti sia da animali od esseri "reali", sia da personaggi facenti parte della ricca mitologia degli indiani del Nord-ovest quali, ad esempio, la "balena assassina", l'uccello del tuono, la rana, il corvo. Vanno "letti" dall'alto verso il basso perché, oltre agli emblemi del clan, raccontano una storia particolare riferibile generalmente al potlatch che ha dato origine alla scultura stessa del totem. Queste stupende sculture lignee venivano costruite anche a seguito della morte di qualche capo o, come abbiamo visto, per ricordare debiti non saldati di personaggi che non avevano saputo onorare gli impegni presi e che perciò andavano messi alla "pubblica gogna".

Oltre alle relazioni dei russi della Compagnia, che tra i primi avevano avuto modo di "ammirare" i totems scolpiti dalle diverse tribù Tlingit, ma che evidentemente non erano riuscite a filtrare in "Occidente", le prime, pressoché coeve, descrizioni di vari tipi di totems appartenenti agli indiani del Nord-ovest risalgono alla fine del '700. L'edificazione di elaborati totems è comunque caratteristica culturale autoctona risalente, cioè, ad epoche antecedenti l'arrivo europeo.

Un "rinascimento" della scultura dei totems data ad epoche a noi più vicine, alla metà del XIX secolo. Nel 1884 si stimò che ben 500 totems appartenessero solo agli Hàida e 100 ai Gitksan (Tsimshian). Nel 1916 nel villaggio Tlingit di Tuxecan se ne contarono 125. Alla fine del XIX secolo cominciarono a proliferare anche tra i più meridionali Kwakiutl. Al tempo della loro massima diffusione, il numero dei totems presenti in tutte le aree culturali del nord-ovest fu stimato in 1.000. Quando gli indiani abbandonarono gli originari siti localizzati parallelamente alle coste delle isole o dei fiumi, fin quasi sulla spiaggia, molti dei totems cominciarono a deteriorarsi, esposti com'erano alle dure intemperie climatiche. Anche perché strettamente collegate alla celebrazione dei potlatchs, le sculture persero molto del loro valore allorché vennero proibite le "grandi feste". Nel 1938-40 la maggior parte dei totems che rimasero venne restaurata o duplicata, per essere nuovamente mostrata alle popolazioni. In tal modo le giovani generazioni avrebbero continuato, attraverso una loro "lettura", ad apprendere la storia e le tradizioni del gruppo. Oggigiorno se ne continuano a costruire di nuovi, strettamente agganciati alle ataviche radici culturali. Essi vengono scolpiti utilizzando il medesimo linguaggio dei tempi andati, anche se con tematiche culturalmente innovative, adoperando utensili moderni. Spesso vengono dipinti con colori vegeta li e minerali, nell'ossequioso rispetto delle antiche tecniche.

http://users.iol.it/f-pelli/f-pelli.indianid'america.tlingit.htm

 Creata 12 marzo 2002

Modificata 19 febbraio 2006

LA PRINCIPALE PAGINA WEB IN LINGUA ITALIANA DI FRANCO PELLICCIONI:

PROGRAMMA COMUNITA' MARITTIME ATLANTICO SETTENTRIONALE

(In English: Northern Atlantic Maritime Communities Program)

 Tutte le Pagine Web in lingua italiana di Franco Pelliccioni

Ricerche Atlantiche: Shetland e Orcadi, Scozia, Regno Unito / Saint-Pierre, Miquelon (DOM, Francia), Terranova (Canada) / Svalbard, Alto Artico, Norvegia / Isole Faroer, Danimarca/ Ebridi Esterne (Western Isles), Scozia, Regno Unito / Islanda-Groenlandia /

Ricerche Artiche / Ricerche Africane / Ricerche Italiane /

Ricerche messicane /

LE BIBLIOGRAFIE: Bibliografia Generale  

 AREALI: Africa Occidentale/ Alaska Canada   /   Carnia / Creta   / Egitto Italia / Kenya /Lisbona, Portogallo  /Scozia / Sud Africa / Sudan meridionale /Tunisia 

TEMATICHE Ambiente /Antropologia Applicata Antropologia urbana /Balene Biografie antropologiche / Biografie archeologiche / Esplorazioni / Indiani d'America Inuit (Eschimesi)

L’Avventura al Femminile: Grandi Viaggiatrici, Esploratrici, Antropologhe , Archeologhe

L'immigrazione extracomunitaria e la scuola Mondo Vichingo  / Multiculturalismo /    Musei Marittimi /

Nei Mari del Sud / Naufragi / Pirati e Corsari nell'Atlantico del Nord /  Polo Nord /Razzismo Schiavitù nel Sudan meridionale Treni Vulcani / "West"

17   articoli on line di Franco Pelliccioni 

Collaborazioni Rai-TV

Documento 1 /Documento 2/ Documento 3 /Documento 4 /

Uomini, Genti e Culture del "Villaggio Globale": Una Lettura Antropologica dell’Ambiente    

Natura e Cultura nell'Alaska del Duca degli Abruzzi (1897) ;

Guerra o Pace: riflessioni di un antropologo su un eterno dilemma

Problemi socio-antropologici connessi allo sviluppo nel Mezzogiorno

Isole e Arcipelaghi dell'Atlantico Settentrionale