GLI ARTICOLI ON LINE DI FRANCO PELLICCIONI

Tra gli "Uomini" di Thule. A cinquant'anni dalla celebre spedizione condotta da Jean Malaurie nella Groenlandia Nord-Occidentale

OR Domenica, 2 Luglio 2000, 6

1966 - 2006

QUARANTA ANNI DI PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE E DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA  

Esattamente cinquanta anni fa (1950) iniziava tra gli eschimesi polari di Thule, nella Groenlandia nord-occidentale, la spedizione scientifica condotta da Jean Malaurie, un antropologo francese non certamente alle prime armi nelle ricerche sul campo. Il carnet del giovane studioso contava già ricerche geomorfologiche nel Sahara algerino e marocchino, oltre alla partecipazione a due missioni effettuate nella stessa Groenlandia. Questa di Thule, d'altronde, non sarebbe stata neanche l'ultima delle missioni scientifiche che lo studioso avrebbe effettuato e che gli consentirono, ben presto, di diventare un Maestro dell'Antropologia artica. La lunga esperienza di vita passata in comune tra gli Anangnâmiutt, gli "Uomini del Nord" (costituiscono il gruppo umano che vive più a nord del mondo), in particolare il duro sverno del 1950-51, sarebbe stato capace di segnare indelebilmente la sua vita. Da allora completamente dedicata all'approfondimento della conoscenza delle popolazioni artiche, grazie anche all'ottimo volano rappresentato dal Centro di Studi Artici, da lui fondato nel 1957 a Parigi e di cui oggi ne è ancora il Direttore. In circa quaranta anni di attività ha infatti organizzato altre trenta missioni, tra Artico centrale canadese, Siberia orientale, Alaska e la stessa Groenlandia. Diventando, in tal modo, un eccezionale testimone di un periodo estremamente critico per le culture di quei popoli tradizionali sottoposti a massicce ondate di cambiamento provenienti dall'esterno e dal sud.

Gli eschimesi polari, dove si recò il Malaurie, sono localizzati ben più a nord rispetto a quello che era stato il limite settentrionale concesso, nel 1948 e nel 1949, alle Expéditions Polaires Françaises dirette dal celebre Paul-Emile Victor, a cui del resto egli aveva partecipato in qualità di geografo. Il loro scopo era quello di costruire nel centro della più grande isola della terra, sull'ilandsis, a 400 km dalla costa e a 3000 metri di quota, una stazione meteo e glaciologica detta "Stazione Centrale". Nello stesso luogo in cui per non molto tempo fu installata l'Eismitte voluta dal Wegener - il brillante teorico della deriva dei continenti - che morì per congelamento nella sfortunata spedizione del 1930, al ritorno dalla stazione.

Gli eschimesi polari, totalmente isolati dal resto del mondo fino all'arrivo nel 1818 di John Ross, sono gli unici a non aver mai cacciato una balena, non disponendo di arpioni adatti o di imbarcazioni collettive (umiaq). Il loro villaggio principale Umanaq ( "cuore di foca"), fu in seguito ribattezzato dai bianchi come "baia della Stella Polare" (dalla North Star, la baleniera scozzese che vi svernò nel 1850/51) e, poi, nel 1909 ricevette dal grande antropologo dano-groenlandese Knud Rasmussen, che vi aveva fondato il primo spaccio eschimese, il mitico toponimo di Thule.

Poche erano state fino ad allora le ricerche effettuate in quest'area. Ricordiamo quelle della Missione "Letteraria Danese" (Det Danske Literaere Grönlands Ekspedition), del 1902-1904, la prima in assoluto, alla quale parteciparono Harald Moltke, un nobile pittore, il giornalista Mylius-Erichsen, il giovanissimo Rasmussen, il medico Bertelsen e il cacciatore sud-groenlandese - eschimese - Brønlund. Naturalmente quelle effettuate dallo stesso Kununnguaq ("il nostro Knud"), cioè Knud Rasmussen, "Padre" della moderna Eschimologia, grazie alle sue sette spedizioni interdisciplinari dette di Thule (1912-1933), che apportarono un contributo fondamentale alla conoscenza degli eschimesi groenlandesi, oltre che di quelli canadesi e alaskani. Vanno altresì menzionati: il geografo ed etnografo Peter Freuchen, il geologo Lauge Koch (1920-23), la spedizione interdisciplinare (geologia, archeologia, cartografia, ornitologia) di Edward Shackleton, figlio del ben più famoso Ernest (1934-35), l'archeologo ed etnografo Erik Holtved (1935-37 e 1946-47).

Nella missione del 1950-51 a Thule, il Malaurie consegue risultati di assoluto rilievo, non solo dal punto di vista più strettamente etno-antropologico. Il 29 maggio 1951 raggiunge su slitte trainate da cani il Polo Magnetico (78° 29' N, 68°54' O) e, sempre in quell'anno, mappa 300 Km di coste delle desertiche Terre di Inglefield e di Washington, battezzando baie e capi con toponimi francesi, eschimesi, danesi. Tra il 1 ed il 3 giugno del 1951 raggiunge il Fiordo Alessandra da Capo Grinnel, in un viaggio ardimentoso con un team di tre slitte trainate da cani ed accompagnato da due coppie di eschimesi. Un'impresa eccezionale realizzata attraversando i ghiacci della banchisa dello Smith Sound, che separa l'isola di Ellesmere (Canada) dalla Groenlandia nord-occidentale. Nel corso della sua permanenza in Groenlandia percorre complessivamente circa 1500 Km. Isolato, come ama raccontare, tra i suoi compagni eschimesi di Siorapaluk (un minuscolo insediamento di 34 anime posto a circa 150 Km in linea d'aria a nord di Thule), egli partecipa interamente alla loro vita di tutti i giorni, dorme in un igloo di torba, mangia i prodotti della caccia. Gli eschimesi partecipano attivamente al suo lavoro scientifico (una ricerca di psicologia cognitiva dell'ambiente), esercitando un ruolo non certo "gregario". Facilitato dal molto tempo a disposizione durante la lunga notte polare - quattro mesi di buio completo tra ottobre e gennaio (gli eschimesi definiscono sia l'inverno che l'anno con il termine ukiók) -, effettua ampi studi genealogici, interessandosi anche alle risorse dell'habitat circostante e sottolinea la loro capacità di aver saputo individuare il giusto punto di equilibrio tra bisogni e risorse naturali.

Creata: 20 Settembre 2001

Modificata: 27 gennaio 2006

[http://users.iol.it/f-pelli/f-pelli.polare.malaurie.htm]

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