Scrivici,
attendiamo le tue considerazioni.
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Aborto! feti di 10 settimane
estratti con l'uso dei ferri. |
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“Scelte”
non scelte |
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Ho 21 anni, frequento
l'università. Due anni fa sono rimasta incinta. Il mio ragazzo era
felicissimo, io sapevo che mi avrebbe "ucciso". Io studiavo,
lui era disoccupato. E' stata una stupida leggerezza di due ragazzi
ignoranti. Il rapporto con i miei genitori si è sempre limitato a: "Ciao,
buonanotte, passami il sale". Non abbiamo mai parlato di nulla,
figuriamoci di sesso. Anche lui non aveva grandi rapporti con i suoi. Ma non
cerchiamo scuse: siamo stati stupidi. Da: "Colloqui col padre" |
HO SCELTO DI ABORTIRE, ho perso mio figlio e la
felicità |
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Imparare sbagliando |
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Sono una giovane donna di 29 anni e
un anno e mezzo fa ho fatto un aborto. Da allora mio figlio vive dentro di
me. Ho commesso un grosso sbaglio e non posso più tornare indietro. Ora so che
quello che allora mi sembrava impossibile non lo era, anzi era superabile,
bastava avere più fiducia in me, nella vita e in Dio. Chiedo perdono a Dio, alla comunità
cristiana, al mio compagno che non ho saputo ascoltare e a mio figlio. Rivolgo
questa lettera all'intera comunità cristiana, ma soprattutto a tutte le donne
che devono compiere una scelta di vita o no. A loro dico di tenere con sé il
proprio bambino, perché quando un bimbo e neI grembo materno e già in viaggio
e non è giusto mandarlo via e non accoglierlo degnamente. Da parte mia ora so
cosa è la vita e cosa e' il peccato. Pregherò e spero che anche voi preghiate
per me, il mio compagno e per un bimbo mai nato, un angelo custode. Francesca Famiglia Cristiana n° 14/1999 |
Dopo l'aborto |
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Maternità
“consapevole” |
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Caro padre, mi chiamo Lara. Ho 27 anni e
sono una convintissima sostenitrice del diritto alla nascita e alla vita di
tutti. Non sono cattolica (in realtà non appartengo a nessuna religione
organizzata, ma ho un modo molto personale di rapportarmi a Dio), ma
condivido pienamente il vostro punto di vista in materia di rispetto per la
vita. E non voglio neppure sentir menzionare cose come aborto o pillola del
giorno dopo. Come donna ritengo che queste cose siano un enorme passo indietro.
Non riesco davvero a capire come ci si possa sentire “evolute” o “emancipate”
avendo potere di vita e di morte su un essere umano completamente indifeso. Non
credo davvero che la “maternità consapevole” abbia a che vedere con il
sentirsi in diritto di decidere chi può vivere e chi no. Perché è inutile girarci
intorno con tanti paroloni: interrompendo una gravidanza si interrompe una vita.
E questo è un dato di fatto, giacché mi pare che a tutt’oggi ogni singola
persona presente sulla terra ci sia a seguito di una gravidanza che qualcuno
non ha interrotto. Chi
mi dà il diritto di negare la vita a un bambino indifeso? Un articolo di legge?
Ma davvero per sentirsi libera e padrona di sé stessa una donna ha bisogno
di questo? Che razza di “emancipazione” è questa? È vero che sono le donne a
portare in grembo un bambino. Ma non lo concepiscono da sole e quindi non è
una loro proprietà né, tantomeno, una semplice parte del loro corpo.
Personalmente, una nuova vita in arrivo mi sembra una cosa meravigliosa,
portatrice di gioia e di amore: non mi sentirei maggiormente libera se
accettassi l’idea che posso disporne come credo. Ho
letto il vostro articolo sulla pillola del giorno dopo distribuita nelle
scuole francesi: condivido tutte le obiezioni. Si parla tanto di
“consapevolezza e autodeterminazione” solo per ricadere in comportamenti
che denotano solo individualismo, egoismo e disinteresse totale per le
vittime di questa iniziativa raccapricciante. Ma davvero si pensa che una
ragazzina prima o poi non ripensi a quello che ha fatto (per disinformazione
e deresponsabilizzazione, più che per reale intenzione di uccidere qualcuno)? O, per meglio dire,
a quello che le hanno dato e alle conseguenze che ha avuto senza porsi alcun
problema, mai in tutta la sua vita? L’atteggiamento individualistico mi
sembra così diffuso che rispettare la vita sembra quasi fuori moda! Mia
mamma, mia sorella e alcune mie amiche condividono come me il rispetto per
la vita. A volte ho l’impressione dì far parte di una ristretta minoranza. Ma
sono certa che non è così. Lara,
non credente Famiglia Cristiana 21-2000 |
“Come ci si può sentire
“evolute”avendo potere di vita o di morte su un essere umano? Sembra che
rispettare la vita oggi sia quasi fuori moda”. |
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Non lasciatemi sola |
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Io non so bene chi sia stato quello stolto che ha affermato
che la vita comincia a quarant'anni". Io posso solo dirle che per me la
vita è finita a quarant'anni. Nel giro di poco tempo ho perso mio padre e
subito dopo anche il lavoro. E ora mi ritrovo ad avere quasi 43 anni e a non
sapere dove andare a sbattere la testa. Non riesco a trovare un lavoro perché
non ho più l'età per venire assunta con i contratti di formazione. A nessuno
importa se ho un figlio di 7 anni a cui pensare. Nessuno mi considera una
"ragazza-madre" perché ho superato i quarant'anni e sono ormai una
donna. Una donna sola, triste e disperata come non mai, perché vede la
propria vita sfuggirle dalle dita. L'unica nota positiva e mio figlio. Un
bambino dolcissimo che e' stato capace di darmi tutto quell'affetto di cui
avevo bisogno. Suo padre avrebbe voluto che abortissi e mi aveva chiesto di
scegliere fra lui e il bambino. Io ho scelto mio figlio e lui è sparito. Ora
sono qui che vivo uno dei miei tanti momenti difficili e chiedo a lei e ai
lettori di Famiglia Cristiana una parola di conforto. Voi mi siete
sempre stati vicini e ora vi prego di non lasciarmi sola in balia del vento. Alice Famiglia Cristiana 22-1999 |
O me o il bambino! |
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Un
mamma disperata |
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Sono una ragazza che ha compiuto 33 anni il 9 marzo.
Il 30 novembre mi hanno diagnosticato una leucemia mieloide e sono stata
subito ricoverata in ospedale e sottoposta a due cicli di chemioterapia. Ora
le scrivo da casa. Sono sposata e ho una bimba di 2 anni che amo più di ogni
cosa al mondo. Fino al 30 novembre ero felicissima, anche perché aspettavo un
altro bambino voluto con tanto amore da me e mio marito e che ora è un
angioletto che mi dà la forza per lottare. Mi creda, padre, mi prende lo
sconforto a vedere la mia bimba che rischia di crescere senza la sua mamma.
Perché? È giusto morire a 33 anni, dover "uccidere” il proprio bimbo che
si ha in grembo quando tante donne lo fanno senza che a loro accada niente? Ho paura che non esista niente al di là della
morte, anche perché ho visto in questi mesi tanto dolore negli ospedali che
mi viene difficile pensare a un Dio che faccia soffrire tanta gente giovane.
Mi scusi per le parole dure, ma sono sconfortata. Maria
Grazia Famiglia
Cristiana 21-1999 |
È giusto morire a 33 anni, dover "uccidere”
il proprio bimbo che si ha in grembo quando tante donne lo fanno senza che a
loro accada niente? |
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Al
mio angelo mai nato |
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Dopo molti anni di una dolorosa storia vissuto sulla
mio pelle, ho deciso di chiedere a lei una parola di conforto, se la merito.
A quarant'anni, madre di due splendidi bambini, confesso il mio peccato, cosa
che non sono riuscita a fare con nessun prete. Questo è la mia dedica di
affetto a chi non è mai venuto su questo terra, che ho intitolato AI mio
angelo mai nato: «Scoprire che tu, angelo mio, cominciavi a esistere
dentro di me, fu un miscuglio di emozioni e disperazione. Se avessi avuto le
ali, sarei fuggita per portarti via da chi non ti aveva mai voluto. Sono
passati 19 anni, ma per me è come se fosse solo ieri, il ricordo doloroso di
quando, su un lettino d'ospedale, sola e smarrita, quel giorno del 23
dicembre 1980, ti hanno strappato dal mio grembo. Perdonami se con
l'immaturità dei miei vent'anni lasciai che gli altri decidessero dei nostri
destini. Però, angelo caro, sei stato e sarai per sempre la lanterna che mi
dà la forza di vedere quella luce lontana, per proseguire il mio cammino
nella vita e sarai per me e i tuoi fratelli l'angelo custode che ci sorregge.
Con affetto, la tua mamma». Ecco, padre, sano riuscita a dire a lei il mio tormento. L'unica cosa che chiedo a
Dio è di vedere nel mio cuore e di perdonarmi, se c'è un posto nel suo. Giò Famiglia
Cristiana 48-1999 |
Perdonami se con l'immaturità dei miei vent'anni
lasciai che gli altri decidessero dei nostri destini. |
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Chi non li vuole e chi li vorrebbe |
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Parti plurigemellari e
mamme adottive. |
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Ho seguito con
molta amarezza la vicenda della mamma di Trapani, incinta di otto gemellini. È stata definita “errore della medicina”, un caso
raro da studiare. Non viene quasi considerato che si parla di otto vite
potenziali, ciascuna con un‘inimitabile ricchezza interiore. Sono una mamma
felicemente in attesa, una lunga attesa, vissuta con molta sofferenza, ma
anche con tanta forza. Fra pochi mesi, se tutto va bene, avrò un bambino di
quasi due anni, che ho già conosciuto e imparato ad amare. E per il quale
inizi erò il difficile mestiere di genitore. Anche noi, come la coppia siciliana,
abbiamo scoperto un giorno la quasi impossibilità d’essere genitori naturali.
Abbiamo vissuto la frustrazione d’essere “incompleti”. Anche a noi la scienza
ha offerto una possibilità (con relative percentuali di insuccesso) di poter
fare un figlio. Abbiamo scelto con gioia la via dell’adozione: non è stata
una scelta comoda, né priva di dubbi. Ma non è maggiore la sofferenza di chi
mette il proprio corpo a disposizione della medicina, con tante aspettative,
e si trova a decidere quanti embrioni congelare e quanti no, quante vite
preferire e quante ucciderne? Michela, madre adottiva |
Quanti
embrioni congelare e quanti no,
quante vite preferire e quante ucciderne? |
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Imelda, la nostra
bambina indiana |
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Sono l’autore della lettera firmata pubblicata sul n. 31
del 1996 e ho deciso di scrivere nuovamente per comunicare gli sviluppi che
la situazione allora descritta ha preso. Io e mia moglie superammo le incertezze che allora
esposi e proseguimmo la strada intrapresa dell’adozione. Il 5settembre 1997 è
entrata a far parte della nostra famiglia Imelda, una bambina indiana
proveniente dal “Shishu Bhavan” di Calcutta, l’istituto creato da Madre
Teresa e dalle missionarie della Carità. Raramente ho avuto la sensazione
come in questa circostanza di aver compiuto la scelta giusta: io e mia moglie
non abbiamo alcun rimpianto per non avere cercato risposte ai nostri bisogni
nella fecondazione artificiale. Imelda inoltre è la testimonianza vivente di quanto sia
stata facile la strada dell’adozione. Con ciò vorrei incoraggiare tutte le
persone che meditano in proposito: si sente dire da più parti di quanto la
burocrazia italiana e internazionale ostacolino l’istituto dell’adozione, ma
se si escludono i tempi di attesa, secondo me in parte giustificabili, io e
mia moglie non abbiamo avuto alcuna difficoltà. Voglio anche sottolineare che
non abbiamo avuto alcun trattamento di favore, né avevamo rapporti e
conoscenze con le missionarie della Carità. Le suore sono state esemplari
nella semplicità, linearità e trasparenza adottate. È importante che una
coppia interessata all’adozione sappia che la strada non è così tortuosa come
viene presentata spesso, ma è percorribile da chiunque. D’altronde è giusto,
e secondo lo stesso spirito della legge dell’adozione, che venga accertata
nel miglior modo possibile l’idoneità della coppia all’adozione. E questo
giustifica in parte l’attesa. |
Quanti
embrioni congelare e quanti no,
quante vite preferire e quante ucciderne? |
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