CLUB ALPINO ITALIANO
Sezione di Perugia
29 agosto 1879
ESCURSIONE AL MONTE VETTORE
-----------------------------------------
Lettera autografa datata M. Petriolo 13.11.1879 scritta da Lucia Rossi Scotti
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Pregiat/mo Sig/r Dottore
M. Petriolo 13 Nov. 1879
Le invio i pochi ricordi che scrissi sulla mia gita al Monte Vettore. Sono per me d'interesse puramente individuale e non meritano d'esser conservati da altri; ma comunque glieli mando per appagare il suo desiderio e farle cosa grata.
Presentandole i saluti di mio Marito , profitto di questa opportunità per dichiararmi con tutta stima.
Devotissima sua
Lucia Rossi Scotti
Escursione al Monte Vettore
29 Agosto
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Sullo spuntare del giorno 28 Agosto 1879 azzardai di unirmi ad una compagnia di Alpinisti che partivano da Perugia per un'escursione al Monte Vettore (questo monte a metri 2448 sul livello del mare, è il più alto dei Monti Sibillini, diramazione degli Appennini).
La compagnia era composta dei Signori, Professore Giuseppe Bellucci Presidente, Giuseppe Servadio provveditore, Conte Luigi Manzoni di Lugo, Lodovico Fantacchiotti di Castiglion del Lago, Giacomo Del Bianco, Ingegner Giuseppe Santini, Prof, Nicola Orsini di Perugia, Prof. Torquato Taramelli di Pavia, Dr Nicola Parisio di Napoli, Riccardo Avanzi di Verona, Leveroni Giuseppe di Susa, Conte Antonio Gaddi di Forlì, Alessandro Cavalieri di Ferrara, Francesco Allievi di Roma, Avvocato Antonio Lupacchioli di Roma, Guglielmo Mengarini di Roma, Ing Luigi Cortesi di Roma, Ing Martinori di Roma, Cavalier Domenico Ricci di Roma, Enrico Abbati di Roma, Guido Torriani di Firenze, Dr E. Faralli di Firenze, Prof Gustavo Schickedantz, Marchese Alessandro Costa di Ancona.
Profittammo della ferrovia fino a Spoleto, e di la circa le 8 del mattino partimmo con dei legni alla volta di Norcia. Lo stradale s'insinua fra grandiosi monti rocciosi d'un orrido pittoresco quanto mai. Incontrammo vari paesi -a Cerreto (patria del Pontano)facemmo sosta per far colazione nell'osteria del paese. Provai in quel momento un'impressione imbarazzante; era la prima volta in vita mia che mi trovavo in un' osteria, e senza nessuno della mia famiglia; ma in breve la squisita educazione e le molte gentilezze che mi usavano i Signori componenti la comitiva, cangiarono in soddisfazione il sentimento d'imbarazzo che da prima provavo. Proseguimmo il viaggio passando per lo stretto di Biselli, dove l'arte unendosi alle bellezze della natura ferma in quel punto l'ammirazione di qualunque passante. Circa alle 3 pom: giungemmo a Norcia. Il concerto cittadino, il Sindaco e Rappresentanze municipali solennizzarono il nostro passaggio, e nei pochi momenti della nostra fermata ci ospitarono nel palazzo Municipale, facendoci ammirare un magnifico reliquario in metallo del quattrocento ricco di sculture e smalti pregievolissimi. Alle 4 pom: lasciammo Norcia e tutti a piedi valicando la valle dell'Inferno traversando il piano del Castelluccio (che misura un 17 migli di circuito ed è a 1400 metri sul livello del mare) circa le 10 pom:, dopo di aver percorsi un 16 kilometri illuminati dalla Luna arrivammo al Castelluccio che conta un cinquencento abitanti d'indole neghittosa, torpida e supertiziosa. Eravamo stanchi, assetati, affamati, le provvigioni non fecero in tempo a giungere che furono prese di assalto.
Il paese non offriva letti bastanti per la comitiva, la paglia suppli a questa mancanza. I miei ospiti furono certi coniugi Pasqua, che nella semplicità dei montanari mi trattarono con ogni premura. La mattina del 29 alle 4 ant: fummo tutti pronti per l'ascensione al Monte Vettore. Era una giornata incantevole, quei monti avevano scongiurato la nebbia per farsi da noi ammirare in tutta la loro maestosa magnificenza. Il desiderio di acquistare grate memorie, l'energia che sentivo in me, l'ottima compagnia mi dettero la forsa di compiere questa faticosa ascensione. Salimmo il monte nella direzione della Forca Viola e facendo tre soste giungemmo al culmine alle ore 11 ant:. I barometri segnavano 2500 metri sul livello del mare. Un "EVVIVA AL VETTORE" fu il grido di gioia che usci da ogni petto. Non eravamo dominati che dal cielo e si scorgeva quanto orizzonte può comprendere l'occhio umano. La grandiosità dello spettacolo che si presentava al mio sguardo m'inalzava a Dio, la profondità degli abissi che mi circondavano m'attirava a se, e manteneva l'equilibrio fra il cielo e la terra; fu un momento per me di estasi che mi sarà caro ricordo finchè avrò vita. Dei banchi di brillante e candidissima neve rinfrescarono le nostre arsione: il poetico fiore Edelweise coronò le nostre fatiche. Sulla vetta del Monte prendemmo riposo.
Avevamo difronte il Gran Sasso d'Italia, che sembrava invitarci ad una futura ascensione; un intreccio di catene montuose limitate d'ambo i lati dai Mari Mediterraneo ed Adriatico che si sperdevano coll'orizzonte tale era lo stupendo panorama che ci circondava. L'oscuro verde Lago di Pilato formatosi fra quelle gole per il disgelamento dei ghiacci; Aquilotti che spaventati dalla nostra presenza, lasciavano il loro nido solcando l'aria completavano l'imponente spettacolo. Mettemmo i nostri nomi dentro un tubo di ferro ed inalzata una torretta ivi lo depositammo a ricordo di questa nostra ascensione. Io incisi in una pietra il nome dei miei figli Laura e Tiberio e presso la torretta la collocai. Il Vettore che ora sa i loro nomi un giorno li chiamerà, ed io sarò felice quando i miei figli forti e robusti andranno ad esaltarsi a questi sublimi spettacoli della natura.
Sul mezzogiorno sì incomiciò la faticosissima discesa del Monte dal lato della forca di Presta. Io nuova a queste ripide discese sulle scoglie calcaree che con noi discendevano, non sarei giunta in fondo senza il valido appoggio del Prof. Bellucci e Prof. Taramelli delle cui premure conserverò sempre ricordo. Ritraversammo il piano, risalimmo al Castelluccio dove il Dr Clavari, rappresentante in quel paese tutte le prefessioni, ci aveva preparato il pranzo, che giunse opportuno a ristorare le nostre forze e a rinfrancarci per continuare il viaggio, perche' terminato il pranzo, circa le 7 pom: partimmo per Visso illuminati e salutati dalla stella degli Alpinisti che brillava sul Vettore. Il viaggio di notte fu bello e poetico quanto mai, la grandiosità dei monti e degli abissi era ingigantita dall'opaca luce della Luna. Percorremmo il Pian Perduto, la strada della Madonnella e la pittoresca Valle del Nera fra Castello e Visso dove giungemmo alle 1 ant:. Gli abitanti ci furono cortesi di ospitalità ed il Cav/r Melchiorri con la sua Signora mi vollero nella loro casa dove mi prodigarono un mondo di gentilezze e riguardi. La mattina alle 5 partimmo in tre legni per Spoleto percorrendo un magnifico e pittoresco stradello.
A Triponso facemmo colazione e proseguendo di poi la nostra via fummo di ritorno a Perugia alle 4 pom:.
Tornai in famiglia pienamente soddisfatta di questa escursione.
Ora mi sento più forte di quando partii, e son felice delle care memorie acquistate e delle bellissime cose vedute, che avrò sempre presenti al pensiero.
Lucia Rossi Scotti
(Perugia 31 agosto 1879)