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Almamegretta
Live
Quest'estate ho trascorso le
mie vacanze in quel di Otranto: mare cristallino e magnifici fondali,
sole caldo e incessante, cibo fantastico. Insomma, sono state davvero
due bellissime settimane, anche grazie alla mia splendida compagna (grazie
Laura). In questo contesto si è inserito il concerto degli Almamegretta,
che ha avuto luogo nei Fossati del Castello della cittadina salentina.
Quindi una cornice molto suggestiva per una serata che si prospettava
piuttosto interessante. Niente di più falso! Ohibò, come
niente di più falso?!
Facciamo due passi indietro.
Personalmente conobbi Raiss e soci (gli Almamegretta) nel lontano
1994, periodo in cui uscì il loro primo bellissimo album: Anima
migrante. Ne rimasi folgorato! Abituato com'ero ad ascoltare Miles
Davis, Keith Jarret e Pat Metheny, snobbando tutto ciò che non
fosse jazz, blues o fusion, Anima migrante portò in casa mia musica
diversa. La band partenopea era riuscita nell'intento di amalgamare la
tradizione musicale napoletana con suoni provenienti dal vicino mondo
arabo, utilizzando come minimo comune denominatore ritmi dub e vagamente
ipnotici. Il risultato era (è) un disco intrigante e coinvolgente:
brani come "Figli di Annibale", o "Fattallà",
o ancora "'O bbuono e 'o malamente" rimangono impressi nella
mia mente, in modo indelebile. E poi i testi, mai banali o stupidi, ma
parole di protesta, magari non politicizzate come quelle dei 99 Posse,
ma sempre incisive e aggressive.
L'anno successivo li ascoltai dal vivo in occasione dell'uscita del loro
secondo disco, Sanacore. Diverso da Anima migrante, Sanacore
si concentra su sonorità maggiormente cupe, ma pure più
raffinate e morbide. Ricerca stilistica, ma anche impegno sociale, ecco
cosa contraddistingue il secondo album degli Almamegretta. E il concerto
risultò molto bello, con quello stile così diverso e peculiare
che ha contraddistinto fin dall'inizio il gruppo napoletano.
Di lì a poco però ho cominciando a disinteressarmi di loro,
poco convinto della svolta chiaramente commerciale delle produzioni successive.
E così arriviamo al 2001, e al concerto di Otranto, che è
stato, inutile negarlo, parecchio deludente.
Va bene, forse me lo sarei
dovuto aspettare, visti i presupposti (leggi: ultimi dischi usciti), ma
non sono proprio riuscito a sopportare questo nuovo stile, trascurando
completamente tutto ciò che avevano costruito nei primi anni di
lavoro. Infatti, a parte l'esecuzione di qualche vecchio brano come "Figli
di Annibale" o "O 'bbuono o malamente" (tra
l'altro riproposti in versioni irriconoscibili, ma perfettamente in linea
con il nuovo stile Almamegretta
), il concerto si è trasformato
ben presto in un triste spettacolo di musica vuota e senza idee innovative,
un dub da discoteca incapace di comunicare alcunché. Per carità,
ci sarà pur qualcuno che apprezzerà la nuova strada imboccata
dagli Almamegretta, ma, mi dispiace, io non sarò tra questi.
A me comunque rimane un tarlo che non riesco a scacciare dalla mente:
come è possibile che uno tra i migliori gruppi italiani degli anni
novanta, sia riuscito letteralmente a buttare alle ortiche il talento
e l'originalità espressa nei suoi primi due album?
Qualcuno sarebbe così
gentile da spiegarmelo, per favore?
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