I Blur sono una band estremamente geniale e proprio perché geniali sarà difficile per me, ma "oserei" dire per qualunque giornalista accreditato, recensire un lavoro già piuttosto complesso come questo 13.
Ci troviamo di fronte al sesto album ufficiale di una band capace, dopo un paio d'album di riscaldamento, di stravolgere tutto l'universo pop britannico nell'anno 1994 con Parklife. Al tempo gli Oasis erano al pub nella loro Manchester (prima stoccata) e i Radiohead potevano solo sognare di fare i sostenuti come accade oggi (seconda stoccata).
Le continue evoluzioni e i repentini cambiamenti d'umore delle canzoni di quello che è tutt'oggi il mio album dei Blur preferito, unito alla voce e al carisma del buon Damon, monopolizzarono tutto ciò che era popular in Gran Bretagna, persino il fidanzamento di Damon con Justine delle Elastica (terminato un anno fa), arrivò sulle prime pagine dei giornali.
I giornalisti spiazzati da tanta esuberanza, si fecero trovare impreparati, così non seppero far altro che dare vita ad un confusionario movimento musicale (con gruppi più o meno degni), denominato britpop (ma va?). Per un paio di intensi anni il gioco andò avanti fino a quando i Blur (sempre loro), anticiparono di nuovo tutti ritrovandosi alla veneranda età di trent'anni, e scoprendo che di cose da dire , ora più che mai, ne avevano a bizzeffe, è cosi che nel 1997 esce l'omonimo Blur…quello di Song 2.
Tutto questo preambolo, per dire che i Blur non sono assolutamente una band qualsiasi, per cui a maggior ragione da loro non mi aspetto un album qualsiasi, altrimenti sarebbe molto meglio un decoroso silenzio, avendo ormai già da anni rinunciato ad aspettarmi dai Blur delle b-side decenti nei singoli per cui son sicuro non riusciranno a tempi brevi ad avere il loro "Masterplan".
I sette, noti, minuti di Tender pur se fascinosi, restano fermi al palo perché di quel genere musicale non ci saranno, nel corso dell'album, altri refrain. Nelle intenzioni di Damon serviva per creare un groove d'orientamento per tutto l'album, allora perché farla seguire da Bugman (questo si un pezzo alla Blur style!)? Coffee & tv risulta altamente godibile, da ascoltare in qualunque momento in qualunque stato d'animo, e non è un caso che sia il brano più orecchiabile (i Supergrass ne fanno quasi una al giorno così!!) e il meno sperimentale, comunque il vocalizzo di Damon qui è da sogno.
Con Swamp song Graham Coxon torna a marchiare alla grande il sound della band, mentre non a caso 1992 rimanda (ovviamente) ai primi classici Blur (ricordate "Sing" ?), provocando un effetto nostalgia quasi da lacrime. B.l.u.r.e.m.i. (rivolta alla loro etichetta?) non sorprende molto anche se dal vivo farà un altro effetto, comunque il finalino (ormai cominciano ad esser troppi) ci fa capire che siamo giunti al cospetto di Battle, canzone che fa iniziare il "secondo tempo" di "13".
Si inizia a far sentire la mano di William Orbit e io, scusate, comincio a storcere il naso. Trailerpark è il brano riveduto e corretto che fu scartato per la colonna sonora del cartoon South Park, le note di Caramel mi rendono un po' ansioso e il gioco di parole mi incuriosisce non poco, da qui, infatti, ci si addentra in nuova dimensione che Trimm Trabb da sola non riesce a chiudere. No distance left to run (peraltro ottima melodia di base) e Optigan 1 (quasi commemorativa!), non fanno altro che confermare la mia constatazione che i Blur anche stavolta, come nel '97, abbiano voluto dividere l'album in due parti, dove nella prima prevalgono più i temi da tipica pop songs, e nella seconda viene concessa più ampiezza al suono, presentandoci aspetti dei Blur attuali che magari ignoravamo.
Beato chi riuscirà ad amare entrambi i lati di 13, io però un po' di nostalgia per l'aspetto più giovanilistico e scanzonato della band ce l'ho, comunque l'importante è che ci siano sempre, attivi e geniali come dicevo all'inizio.