Se vi piace il guitar pop più tirato ed epico, non potrete non apprezzare Twilight album d'esordio degli scozzesi (ancora!!) Annie Christian.
L'album esce per la V2, etichetta in gran spolvero che sta lanciando sempre più in alto, tra gli altri, anche gli Stereophonics.
In un momento cruciale per il pop anglosassone, dove campionare e mixare sembrano diventate le parole obbligate per arrivare al successo, vedere che ci sono ancora quattro ragazzi desiderosi di raccontarsi con in braccio i loro soli strumenti, mi mette di buon umore.
Dato che, abbiamo oramai perso gruppi d'alto tasso emozionale come Marion e Strangelove, e visto che dovremo pazientare ancora un po' per ascoltare nuove gemme di Radiohead e Geneva, allora tuffiamoci davvero nel sound degli Annie Christian.
Credo di poter affermare con una certa sicurezza, che almeno la gran parte delle composizioni (per non dire la totalità), appaiono di un livello compositivo davvero fuori della norma, e al giorno d'oggi, è molto raro trovare un album capace di tenerci concentrati sulle canzoni per la sua intera durata.
Splendide e devastanti, come un mare in tempesta, Love this life, Kiss the day goodbye e The other way (delle ultime due è disponibile anche il videoclip nella traccia interattiva del cd). Secrets and lies e Clearwater Goldmine, mettono il cuore in subbuglio, un po' alla Geneva, mentre Here is the news e Nothing is real, lo fanno battere al ritmo incessante della batteria, in maniera potente e compatta come i Marion dei vecchi tempi, e non è poco.
Ode to the indian summer, con il suo ritmo lento, ci permette di soffermarci su alcuni particolari quali la voce del cantante Larry Lean, accattivante e dotata seppur non particolarmente caratteristica, o le liriche spesso incentrate sulla vita e la sofferenza del quotidiano e non poteva essere altrimenti.
Tra l'altro è lo stesso Lean che firma tutte le canzoni venendo coadiuvato da David Hunter nella conclusiva Twilight. The boy with the golden arm, così come Someday my prince will come again, ci ripropone gli Annie Christian più vivaci che mai, è una buona canzone ma niente più. Al contrario più sorprendente si svela lentamente Hicks (1961-1994) dove delle chitarre viene fatto un uso che mi rimanda a delle sonorità in stile Puressence. Questa canzone è stata composta oltre che dallo stesso Lean, anche da Peter Ivers e David Lynch ed è anche l'unico pezzo di cui nel booklet interno non viene fornito il testo. Stupid thoughs, è un lento con il solo accompagnamento di chitarra classica, mentre in lontananza si percepiscono i suoni di una chitarra elettrica stavolta tenuta perlopiù a riposo. L'accompagnamento ritmico che entrerà di lì a poco, così come anche la sovrapposizione delle voci, non disturberanno la magica atmosfera creatasi.
Questa ballata d'amore, triste e rabbiosa, mi fa pensare a quante canzoni di questo genere vengano oggi scritte e quanto numerosi siano i "flop", mentre gli Annie Christian al primo tentativo, nell'album di debutto, l'azzeccano in pieno, tanto da reggere con scioltezza i cinque minuti di durata.
Nella conclusiva Twilight è rintracciabile il dna del pop, passato e presente.
Qui il testo va a confrontarsi con argomenti dolorosi e drammatici e fino all'ultimo rigo disponibile la band scrive la frase "Everything is never enough", nell'accenno d'assalto un po' Radiohead della musica Larry Lean ci ricorda che "Everything is never enough".
Con queste parole ripetute fino all'ossessione, si chiude uno dei più entusiasmanti debutti degli ultimi tempi per quanto riguarda il versante guitar del pop britannico odierno.
Ancora una volta dall'estremo lembo a nord dell'Inghilterra, ci giungono suoni ed emozioni assolutamente imperdibili per gli amanti del genere. Stavolta al discorso non si interessa la Chemikal Underground Records, che in Scozia la fa da padrone, ma un'altra etichetta ben più potente ma da seguire lo stesso con molta attenzione: la V2.
Annie Christian e V2, non li unisce tanto un contratto quanto la certezza di una proposta di qualità.