Cecilia Bartoli, mezzo-soprano/ Jean-Yves Thibaudet, pianoforte/ Sonatori della Gioiosa Marca, orchestra barocca; registrato dal vivo nel giugno 1998; DECCA.
- Caccini, Tu ch'hai le penne, Amore - Amarilli - Al fonte, al prato
- Haendel, Lascia la spina (Il Trionfo del Tempo e del Disinganno)
- Vivaldi, Agitata da due venti (Griselda)
- Mozart, Oiseaux, si tous les ans - Voi che sapete (Nozze di Figaro)
- Schubert, La pastorella
- Viardot, Havanaise - Hai luli!
- Berlioz, Zaïde
- Bellini, Malinconia, ninfa gentile - Ma rendi pur contento
- Donizetti, La conocchia - Me voglio fà 'na casa
- Rossini, Mi lagnerò tacendo - L'Orpheline du Tyrol - Riedi al soglio (Zelmira) - Canzonetta spagnuola
- Giordani, Caro mio ben
- Montsalvatge, Canto negro
- Bizet, Séguedille (Carmen)
Che Cecilia Bartoli sia un fenomeno vocale direi che ormai, con questa registrazione live di ben 76 minuti, non possano più esserci dubbi: vastissimo e vario il repertorio proposto, dal '600 al '900, eppure sempre azzeccato vocalmente, sempre congeniale alle sue doti di interprete; l'esecuzione è partecipe e la tecnica delle agilità virtuosistiche portata davvero ai limiti dell'umano; inoltre, ciliegina sulla panna, un bravissimo pianista accompagnatore e un'orchestra di strumenti barocchi finalmente intonata e molto precisa.
La registrazione risale al giugno dello scorso anno ed è stata effettuata al Teatro Olimpico di Vicenza, uno dei più mitici tempi dell'opera barocca, costruito dal Palladio nel 1580 e noto per le sue straordinarie qualità acustiche. Qualità di cui, se proprio vogliamo trovare un limite alla Bartoli, la cantante ha bisogno dal momento che non possiede di certo una gran canna di voce. Io ho avuto modo di ascoltarla al Teatro Regio di Torino a dicembre e posso confermare che la voce della Bartoli è "piccola". Direi che è una voce più da CD e da recital piuttosto che da opera lirica.
Il programma inizia con tre arie di Caccini, uno degli esponenti più autorevoli degli esordi del melodramma italiano, passa per Haendel, Bellini, Donizetti e Rossini fino ad arrivare al repertorio francese (che in varie occasioni la Bartoli ha mostrato di apprezzare molto) con Berlioz e Bizet, senza evitare escursioni molto originali come il Canto negro di Montsalvatge. Delle cinque arie del periodo barocco eseguite con l'accompagnamento dei Sonatori della Gioiosa Marca non posso rinunciare a parlare della terribile Agitata da due venti di Vivaldi, tratta dall'opera Griselda. Non credo di aver mai ascoltato nulla di più difficile dal punto di vista dell'agilità della voce. La Bartoli è una delle pochissime cantanti al mondo in grado di eseguire con tanta precisione una roba del genere: la quantità di note emesse è semplicemente incredibile e non lascia un attimo di tregua. Se poi pensiamo che il brano viene eseguito dal vivo (!!) c'è da rimanere semplicemente stupefatti.
Passando alla parte più cantabile e meno vistosamente difficile del programma, emerge la bellezza delle due arie belliniane, in particolare di Ma rendi pur contento su testo del mio amato Metastasio. La difficoltà, in realtà, in questo tipo di brani è tutt'altro che assente, semplicemente passa dal piano delle agilità vocali a quello del fiato, del saper sostenere per lungo tempo un unico respiro al fine di conferire più espressività al pezzo che si sta cantando. Qui, in particolare, la Bartoli è davvero brava.
Meno convincente ho trovato la famosa aria delle Nozze di Figaro di Mozart, Voi che sapete: in altre incisioni la Bartoli rasenta la perfezione mentre qui, forse per un leggero affaticamento, manca un poco di forza nel tessuto vocale.
Cecilia Bartoli, da quando ha iniziato la sua folgorante carriera discografica che ormai da anni la vede coccolatissima dalla Decca, si è sempre definita mezzo-soprano, cioè appartenente, come tessitura vocale, al registro mediano delle voci femminili. Se non ho alcun dubbio a dire che è lontana dall'essere un contralto (registro basso), ne ho molti di più a non definirla un soprano. Nella splendida e difficilissima aria di Rossini dalla Zelmira sfoggia un mi bemolle sopracuto (cioè sopra il pentagramma in chiave di violino) pulitissimo e sicuro, una nota che un mezzo-soprano per così dire "normale" non potrebbe mai raggiungere. Io direi che è un soprano con le note gravi, o un mezzo con quelle acute, fate voi; una voce, comunque, molto difficile da catalogare anche perché molto estesa (circa due ottave e mezzo).
Quello che differenzia la Bartoli da molte altre brave cantanti è, forse più che la grande tecnica, l'interpretazione, sempre intensa e sempre attenta a ciò che si sta cantando. Al giorno d'oggi non mancano, perlomeno tra le donne, voci davvero straordinarie, ma ben poche sanno trasmettere qualcosa di significativo a livello di sentimento.
Consiglio questo CD a tutti, agli appassionati di lirica e agli inesperti. Credo di non esagerare dicendo che questa registrazione non faticherà ad entrare nella storia della discografia moderna.
Ciao e a presto!
© Copyright 1999 Stefano Olcese -http://www.music-on-tnt.com