Cosa volete farci, non ho mai amato il genere metal. Ritenevo fosse fatto da musicisti di un livello più basso rispetto a quelli che militano in generi più melodici. Pensavo che le schitarrate fossero prive di una funzione portante nelle canzoni, eseguite solo per mascherare con il casino la totale mancanza di inventiva e tecnica.
Un bel giorno però mi capita di assistere a un concerto degli AC/DC in televisione e tutto mi appare sotto un'altra luce. Quelli che ritenevo fossero dei musicisti incapaci o quasi, si rivelano essere dei veri professionisti. Ero io che nutrivo dei preconcetti verso un genere a me sconosciuto mi sono ricreduto. L'impatto visivo del concerto era travolgente, la musica, e che musica, era ipnotica per nulla sgradevole o troppo incasinata, per l'ambiente e per il genere era semplicemente perfetta!
La cosa che più mi colpì fu (lo so è scontato) quel pazzo scatenato che si chiama Angus Young, sono rimasto letteralmente rapito dalla sua bravura nel suonare la chitarra. I suoi riff (non più schitarrate) sono un'invenzione continua, conditi anche da un virtuosismo che seppur abituale in questo genere mi sembra unico.
Alla fine di quel concerto mi sono ripromesso di acquistare un disco di questo gruppo e farmi un'idea su di loro. Il meraviglioso cd che ho ascoltato e ascolto da una settimana mi ha rapito al punto che praticamente non ascolto altro. Ci sono periodi in cui la voglia di ascoltare musica scema e passano giorni durante i quali non ne ascolto, Back in black in questo periodo ha risvegliato il mio interesse per la musica (in realtà lo ha solo ravvivato) facendomi conoscere un genere inesplorato.
L'ascolto
La cosa che mi ha colpito di questo cd (ma forse è meglio dire genere), è la tensione delle canzoni. Ogni brano è costruito in modo da tenere sempre l'ascoltatore in tensione, riff serratissimi ma mai eccessivi, il basso di supporto incalzante e la batteria mi hanno davvero coinvolto. Non so se in altri gruppi metal la chitarra è così importante come per gli AC/DC, ma qui praticamente la fa da padrona, in ogni canzone è quella che per prima detta il sound del gruppo, ispira inizia e conclude le danze.
Una delle cose che non mi aspettavo da questo disco, è la mancanza di quella noia che pensavo mi assalisse dopo le prime due tre canzoni, il concerto mi aveva colpito per l'inesauribile energia prodotta dal gruppo, ma in studio? Tutto è invece andato per il verso giusto, stesso coinvolgimento, stessa energia, medesima voglia di ascoltare e capire il più possibbile. L'unica cosa che mi manca è la spontaneità e l'improvvisazione del concerto, nel cd inevitabilmente per ovvi motivi i vari musicisti non penso si lascino andare ad assoli imprevisti. Un vero delitto di lesa maestà è il finale di Back in black dove un assolo di chitarra (credo di Young), viene assurdamente sfumato. Io da profano lo avrei lasiato finire.....
Parlare di qualche canzone in particolare? Ok, non posso far altro che iniziare.... dall'inizio. Hells bells inizia con un tetro rintocco di campane per quello che mi è sembrata la canzone più oscura e meglio riuscita dell'album, Back in black dove vi è il già citato taglio, come tutte le canzoni del cd è molto coinvolgente. Uno dei pezzi forti del disco a mio avviso è Given the dog a bone, la trovo la più tirata dell'intero album, le chitarre sono ossessive così come il ritmo è incalzante, da rimanere senza fiato, assolutamente da riascoltare.
Un plauso a tutta la band, so perfettamente di aver recensito un cd storico tra i migliori del genere, ma anche se i miei complimenti non aggiungeranno nulla di nuovo, non posso non farli. Bassista, chitarristi, batterista e cantante che con quella voca un pò tra il falsetto e lo stridulo rende le canzoni particolarissime sono un mix di energia e bravura esplosivo.
Lo consiglio vivamente a tutti coloro che come me avevano pregiudizi nei riguardi del metal, in più la versione da me acquistata è una rimasterizzazione a mid-price, imperdibile.