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Ludwig van Beethoven Concerto per pianoforte e orchestra n°1

solista: Arturo Benedetti Michelangeli


Arturo Benedetti Michelangeli; è con un certo timore reverenziale che mi accingo a parlare del conc. n° 1 op.15 in do maggiore per pianoforte e orchestra di L. van Beethoven, timore causato dalla statura artistica del solista giustamente considerato il pianista del secolo.
Parlare di Michelangeli per chi come me ama la musica classica (in special modo il pianoforte classico) è come parlare dei Beatles per un'amante del rock, si rischia di scadere nella retorica di frasi già lette, di considerazioni già fatte, quindi mi limiterò come mio solito, a recensire le MIE impressioni, come penso che facciano la maggior parte dei lettori di Music on Tnt.

Ludwig van Beethoven, concerto per pianoforte e orchestra n°1, solista Arturo Benedetti Michelangeli


Innanzi tutto, il concerto è diviso in tre movimenti, il primo è un Allegro con brio, il secondo un Largo e il terzo un Rondò-Allegro.
Questo concerto, non è cronologicamente il primo, ma il secondo (il terzo se si considera una composizione di Beethoven giovane), fu scritto per la prima volta nel 1795 e rielaborato definitivamente nel 1800; Beethoven lo presentò per la prima volta il 2 Aprile 1800, assieme ad una sinfonia di Mozart e ad un'aria della "Creazione" di Haydn.
Ascoltando il CD, m'immagino un Beethoven giovane nel pieno del vigore fisico e artistico, questo perché il concerto nel suo primo movimento, è segnato da un tumultuoso susseguirsi di virtuosismi del solista contrapposti ad un'orchestra caratterizzata da un evidente lirismo, l'entrata del solista è netta, se nei primi minuti l'orchestra quasi sembrava voler soppiantare il piano, dopo ne è soggiogata, al punto da lasciare al pianista la massima libertà espressiva, il primo brano è molto coinvolgente, ricco di dinamica ed energia riesce a trascinare chi lo ascolta in un mondo d'accordi, sforzati, scale e repentini cambi di ritmo, che solo un pianista eccezionale sa esaltare. Il finale di questo pezzo è un crescendo d'emozioni, un monologo entusiasmante del solista, completo d'attimi di pura tensione emotiva, praticamente travolgente.
Il largo è molto espressivo, mi ricorda un po' quello del concerto n°5 ma solo nelle battute iniziali, per il resto se nel primo movimento l'orchestra faceva da "spalla", qui riacquista il ruolo che le compete, rendendo la melodia un pò malinconica; quando ascolto i movimenti più lenti di qualsiasi composizione classica, non posso che immaginare in che situazione della mia vita giornaliera questo pezzo sia più appropriato, tutti mi conducono a quegli attimi di tenerezza che contraddistinguono le ore passate con la mia ragazza, il consiglio che do a tutti coloro che ascoltano musica classica, è quello di lasciarsi trascinare dalla musica, magari cercare di far parte di essa, il resto viene da solo.
Il finale è il più "popolare" dei pezzi che compongono il concerto, per popolare intendo una costruzione armonica ricca, briosa atta ad impressionare chi ascolta, questo si traduce in uno spiccato dialogo tra orchestra e solista, spesso, infatti, nel brano il solista suona un motivo che l'orchestra riprende, questo evidenzia le capacità espressive del piano che, se saputo suonare come si deve, riesce a rivaleggiare per dinamica ed espressività con l'orchestra, cosa che a mio parere lo accomuna solo al violino.
Le conclusioni?Ottime, il disco è accattivante e a mio parere è indicato per le sue caratteristiche a chi sino ad oggi non ha mai acquistato CD di musica classica per paura di trovarsi di fronte a qualcosa di estremamente impegnativo da ascoltare, le riflessioni (tipo le mie) verranno in seguito.

Arturo Benedetti Michelangeli


Termino quest'articolo con una piccola considerazione sul solista, ascoltando attentamente il disco, salta all'orecchio la chiarezza del suono di Michelangeli, il suo tocco è ricco di dettagli, mai una frase confusa o un passaggio superficiale, ascoltandolo suonare mi sembra di poter "vedere" le note che suona come se le leggessi su uno spartito, in questo caso non è merito di una buona ripresa, ma di un musicista che avrebbe fatto la gioia di Beethoven, Mozart, Chopin in quanto capace come pochissimi, di rendere quelle piccole macchie su uno spartito assolutamente inimitabili e inconfondibili se messe a confronto con quelle d'altri pianisti.

© Copyright 1999 Alfonso Pone. http://www.music-on-tnt.com

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