Dopo un primo introvabile album (intitolato "Tigermilk" e stampato in sole mille copie rigorosamente vinile) e il fulminante "If you're feeling sinister" eccoci a commentare il nuovo "The boy with the Arab Strap"( più che un'allusione sexi il titolo è un omaggio alla omonima band scozzese).
L'inizio dell'ascolto è, come nel precedente lavoro, emozionale al massimo; "It could have been a brilliant career" ripropone lostesso approccio musicale che ha pervaso "If you're feeling sinister" ma stavolta la band vuole uscire più allo scoperto e regalarci gioielli di melodie e di arrangiamenti musicali così ricchi come non aveva mai fatto in passato.
Così capita che "Sleep the clock around"giri tutta su un veloce battito elettronico e la contrapposizione tra il minimalismo musicale e il sempre impeccabile approccio melodico creino un mix irresistibile quanto affascinante, tanto da rimandare con la mente alla nuova scena post rock scozzese.
In modo particolare tornano in mente proprio gli Arab Strap soprattutto in "A space boy dream".
Altra novità è l'apparizione di canzoni cantate interamente con voce femminile, non mi dispiacciono davvero anche se ogni volta rimango troppo colpito dalla voce di Stuart Murdoch per poter apprezzare appieno questa nuova caratteristica.
Se è vero che originariamente "The boy with the Arab Strap" doveva contenere ancora di più delle dodici canzoni poi inserite nell'album è anche comprensibile come i nostri magnifici sette abbiano voluto alternare pezzi più melodici e meno graffianti con altri dal testo o dalle musiche più incisive.
"Ease your feet in the sea" e "A summer wasting" dolci e accattivanti allo stesso tempo ci introducono a "Seymour Stein"; canzone che fa quasi il "verso" ad un pezzo dei Rem e non a caso parla dell'inutilità della sfarzosa vita da rockstar e prima della chiusura lancia un'ultimo nostalgico ricordo al Johnny ( molto probabilmente Marr) rigorosamente prima della svolta "Electronic".
"Dirty dream number two" potrebbe essere il mio pezzo preferito come potrebbe esserlo di mia madre e tra vent'anni di mio figlio: da ascoltare quando si è tristi , così come quando si è allegri, in una fredda giornata di pioggia o nel bel mezzo dell'estate..... un autentico capolavoro.
"The boy with the Arab Strap", canzone che da il titolo all'album è il punto di svolta dell'intero lavoro: trascinante, ritmata secondo un irresisitibile mid tempo e accompagnata dal battito di mani più popolare che si può.....praticamente un dj potrebbe remixarla per tre ore e non ci stancheremmo di dondolare il capo o se fossimo anche noi scozzesi indosseremmo il nostro kit e balleremmo tutt'intorno.
"Chickfactor" è pura poesia, così come "Simple things" fonde lo stile Belle & Sebastian con l'eighties guitar pop smithsiano; ma è solo un breve assaggio (Young boy sigh !!).
"The rollercoaster ride" è il tormentone finale che mi lascia da solo a riflettere su quanto tempo ancora dovrò attendere prima di poter riassaporare altre nuove autentiche e forti emozioni della stessa portata di queste trasmesse dai Belle & Sebastian.
Nel frattempo rimango con la certezza che questi ragazzi di Glasgow rappresentino una delle band più stimolanti e autentiche di questi ultimi anni e forse a brave verrà ristampato il loro primo album.
Intanto godetevi senza indugio questo "The boy with the Arab Strap" tra l'altro distribuito in Italia dalla "Virgin", quindi non faticherete a trovarlo.
© Copyright 1999 Giordano Forcina. http://www.music-on-tnt.com