Audiophile Recording, BOP! di Frank Morgan TELARC Jazz
Il disco che voglio proporre questa settimana, e' particolarmente curato sotto l'aspetto tecnico, l'incisione infatti, e' al di sopra di ogni sospetto e si puo' tranquillamente fregiare dell'appellativo audiophile.
Il cd in questione, e' BOP! di Frank Morgan accompagnato dal Rodney Kendrick trio, la casa discografica e' la collaudatissima TELARC Jazz. I tecnici Telarc nella sessione di registrazione in studio, hanno utilizzato microfoni B&K 4006, Sennheiser mkh-20 e 50, Coles 4038 e Audio-Tecnica atm-35; il pre microfonico e' un Millenia Media hv-3 & Benchmark mia4x4+, un processore digitale Telarc/UltraAnalog Tandem 20-bit ADC, modificato dagli ingegneri del suono K. Hamman e Gary Gomes.
I cavi d'interconnessione sono dei Monster cable M1.5, Series I & III, i monior in studio sono degli ATC SCM-20, l'amplificatore di potenza utilizzato e' un Bryston 4B NPB monitorato da un convertitore D/A Krell 20-bit DAC.
I brani sono tutti molto piacevoli, ci sono alcune perle che tutti gli amanti del Jazz conoscono, cioè Blue Monk, A night in Tunisia, Half Nelson e Well you need'nt.
L'album, è composto dai seguenti brani:
Milano (J. Lewis).
Well you need'nt (T. Monk).
K. C. Blues (C. Parker).
A night in Tunisia (D. Gillespie).
Blue Monk (T. Monk).
Half Nelson (M Davis).
Lover Man (J. Davis/J. Sherman/R. Ramirez).
52nd Street Theme (T. Monk).
Come potete vedere quindi si tratta di un "all the best", anche se il termine è improprio, ad ogni modo, ci troviamo di fronte ad un piccolo spicchio di storia del Jazz, storia peraltro ottimamente interpretata da Frank Morgan e dal Rodney Kendrick trio, infatti, il cd si lascia ascoltare piacevolmente, sino a toccare i momenti migliori nelle quattro tracce da me evidenziate.
Blue Monk, inizia con il sax accompagnato da basso e batteria in modo impeccabile, Morgan indugia nel tema iniziale, quasi volesse renderlo il più incisivo possibile, poi come per magia appare il piano, lo strumento di Monk che si spinge in un "solo" estremamente piacevole.
52nd Street Theme, inizia con il piano, immediatamente entra il gruppo capeggiato dal sax di Morgan, e tutto si ravviva, il tempo è veloce e si svolge senza apparenti incomprensioni tra i vari componenti del trio.
Durante l'ascolto del cd, ho notato inoltre la propensione di Morgan al virtuosismo, nel senso che i suoi assolo non sono quasi mai tendenti alla riflessione, ma prende i brani "di petto" e come se volesse sfidare i compositori li arricchisce di una verve che a mio parere è davvero indovinata.
In definitiva il cd, anche se offre una rivisitazione di brani già noti, è ugualmente da prendere in considerazione per la piacevolezza che accompagna l'ascolto, e sicuramente non sarà disprezzato neanche dai jazz-maniaci.
Registrazione
Qui viene il bello, come ho detto all'inizio della presentazione, il cd può vantare un suono davvero AudiophilE, la cura mostrata durante le sessioni di registrazione, è davvero notevole, l'intero cd ha un suono molto morbido, proprio come io immagino debba essere il suono di un quartetto Jazz, vale a dire delicato, intimo, mai graffiante ma ricco di dinamica.
Ascoltando i vari brani, emerge un sax caldo e ben definito assolutamente equilibrato rispetto al resto del gruppo, gruppo che data la qualità della registrazione, nella mia stanza "vedo" disposto così: sax appena spostato sulla sinistra, a destra il basso e appena dietro la batteria, il piano invece sembra essere perfettamente al centro, ma potrebbe essere in'illusione dovuta alla grandezza dello strumento (uno Yamaha Concert Grand CFIII).
In altre incisioni (anche Telarc) quando si ascolta un assolo di sax, si sentono distintamente i tasti dello strumento, in questo cd no; io credo che sia perché i tecnici del suono abbiano voluto equilibrare la tridimensionalità della scena acustica a discapito di un'esasperata analicità degli strumenti (grazie a un'intelligentissimo uso dei microfoni), infatti, pur essendo l'immagine stabile e ben definita, non si avverte la sgradevole sensazione che gli strumenti abbiano suonato in sale differenti, per poi essere ricongiunti in fase di missaggio (pensateci bene, non è l'effetto che fanno quei dischi super analitici?).
Il basso è ben presente, si percepiscono le dita che fanno vibrare le corde, sembra di poterle vedere in tutta la loro estensione, tanto la registrazione è chiara; la pelle dei tamburi della batteria è naturale e, quando viene percossa a dovere, è impetuosa, come impetuoso è il piano che qui è riproposto in tutta la sua grandezza e morbidezza della timbrica, al punto che ruba letteralmente la scena agli altri strumenti quando entra in un frangente più energico.
Concludendo, la registrazione è ottima ben al di sopra della media, i brani eseguiti sono degli standards, per di più ben interpretati, quindi unendo queste due caratteristiche....scaturisce un disco da non perdere.