Il primo disco ascoltato, è quello che vede come solista G. Kremer diretto da
L. Maazel con la Filarmonica di Berlino, ascoltando le prime note del CD ci si rende subito conto
dell' impostazione che Maazel ha dato all' orchestra, infatti questa appare nelle prime battute quasi come fosse
*sospesa* per dare quell' atmosfera di attesa che sfocierà successivamente in una presenza molto più decisa quando
lo spartito del concerto lo richiederà.
Cosa dire allora, mi è piaciuta moltissimo la capacità dell' orchestra, e conseguentemente di Maazel, di assecondare perfettamente il
violino di Kremer, da quel che si può ascoltare dal CD infatti nelle parti in cui lo spartito lo richiede, la
sincronia tra orchestra e solista è perfetta.
Per quanto riguarda la registrazione, questa è nello standard della D. Grammofon, il solista è molto ben centrato
e l'orchestra è situata appena appena dietro di esso, durante i pieni orchestrali tipici del primo ed ultimo movimento,
si nota una tendenza dei fiati a piazzarsi in primo piano scavalcando la sezione degli archi.
Kremer in tutto ciò è a mio avviso perfetto, riesce ad alternare momenti di grande lirismo e compostezza a momenti
di grande virtuosismo, in questa sua interpretazione si immedesima nello spartito in modo esemplare,
nei movimenti più lenti non indugia troppo tra una frase e l'altra, nè evidenzia alcuni passaggi più di altri,
semplicemente esegue con la stessa veemenza tutto ciò che lo spartito gli propone.
Globalmente quindi questo CD non mi sembra dare adito a critiche, certo se qualche pecca durante le riprese del concerto cè stata,
i tecnici della Grammofon avranno sicuramente fatto la loro parte, purtroppo mi manca un paragone dal vivo di questo concerto, quindi
l' idea che me ne sono fatto è sicuramente diversa da una formatasi *sul campo*.
In dfinitiva un buon disco ben interpretato e diretto.
Il secondo CD in esame è interpretato da G. Shaham come solista diretto da Sinopoli accompagnato dalla Philarmonia orchestra.
Rispetto al disco precedente la D. G. adotta una nuova tecnica di registrazione chiamata 4D, questo nuovo metodo consente di ottenere una scena un pò più ampia
rispetto alle passate edizioni, e a mio avviso un sensibile incremento nei dettagli e della precisione della prospettiva, nulla comunque che mi faccia urlare
al miracolo come un' ossesso, almeno questo è quello che mi fa percepire il mio impianto.
I punti in comune al disco precedente ad un non tecnico quale io sono, appaiono subito dall' atmosfera pacata dell' orchestra e dalla stessa capacità di attesa (per l' attacco
del solista) che si avverte con Kremer e Maazel, voi mi direte, è logico il pezzo è lo stesso....
eppure eppure anche se le due orchestre si comportano in modo sostanzialmente simile, le differenze emergono nell' approccio di Shaham nell' interpretare il proprio ruolo.
Egli infatti, pur concedendosi un discreto virtuiosismo, indugia di più in alcuni passaggi della partitura, infatti le parti più lente del primo movimento sono
smaccatamente dilatate rispetto a Kremer, quasi volesse far risaltare alllo spasimo ogni più minuta sfumatura della musica di Tschaikovsky.
Questo maggior *respiro* se così posso definirlo, se da un lato mi fa pensare che Shaham abbia voluto approfondire le sfumature, il tempo delle attese creando quasi un' aspettativa
verso le note successive maggiore rispetto a Kremer, dall' altro allunga troppo la durata del primo movimento, se non nel tempo reale (poco più di due minuti) sicuramente in quello percettivo,
e alla mia persona questa scelta non è piaciuta particolarmente.
Gli altri pezzi cioè la canzonetta e il finale non mi danno la stessa sensazione di cambiamento rispetto alla precedente versione, quindi sono da lodare la bravura di Shaham
e quella dell' orchestra nell' amalgamarsi perfettamente sia nei passaggi più lenti che in quelli estremamente più veloci.
Entrambe le in terpretazioni sotto questo punto di vista mi hanno soddisfatto pienamente.
L' unicha note dolente per quanto mi riguarda, è il non aver avuto modo di ascoltare questo concerto dal vivo ciò per me è grave, in quanto solo così riesco a percepire
effettivamente le difficoltà interpretative di solista, direttore e orchestra, questo è anche il motivo per cui non mi esprimo sul dettaglio tra le sezioni delle due orchestre,
semplicemente perchè avendo ben presente la differenza tra un concerto dal vivo e uno registrato, mi rendo conto che seppur le due orchestre siano ineccepibili (come i direttori),
il lavoro fatto in studio si sente e ripeto le due orchestre appaiono troppo simili.