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Di tutto, di più. Badly Drawn Boy da Manchester ha sbaragliato la folta e agguerrita concorrenza (Coldplay su tutti) al Mercury Music Prize, aggiudicandosi con The Hour Of Bewilderbeast il premio come miglior album dell'anno. Non c'è che dire. O, ci sarebbe molto da aggiungere. E si perché, Damon Cough (suo vero nome), con questo disco ha rinnovato le attenzioni verso la filosofia dell'arte povera. Non sapendo suonare, o quasi, non avendo la minima idea di cosa possa significare comporre e arrangiare una canzone, ha creato un album che è tutto e il contrario di tutto. L'approssimazione artistica assunta a rango di valore estetico è un territorio su cui molti si avventurano: ultimo è più importante segnale lasciatoci in eredità dalla rivoluzione nichilista del punk. Chiamatela anche: democrazia dell'arte. Lo stesso autore ha precisato che il "professionismo" gli mette paura, perché soffoca la necessità dell'artista d'essere e restare imperfetto. È così, o no? Dubbio amletico, a seconda dei punti di vista. Le diciotto tracce di questo
CD (da The Shining a Another Pearl, da Once Around the
Block a Pissing in the Wind, da Stone on the Water a
Say it Again) sono altrettante possibilità di rimettersi in discussione:
tra generi scompaginati ed estetica lo - fi. The Hour Of Bewilderbeast sgretola le certezze e i pregiudizi, seminando interrogativi a tutto spiano. E tanto basta. Di tutto, o di meno? I BRANI:
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