Wolfgang Amadeus Mozart, Concerti per pianoforte e orchestra K466 e K482 - Philarmonia Orchestra - Vladimir Ashkenazy, solista e direttore - Date e luoghi di registrazione : giugno 1978 (K482) e febbraio 1983 (K466), Londra, Kingsway Hall. Note in inglese, francese, tedesco e italiano. DECCA (1995)
Tra il 1784 e il 1786 Mozart scrisse ben 12 dei suoi 27 concerti per pianoforte e orchestra. Erano gli anni viennesi in cui il salisburghese si esibiva come solista di successo eseguendo proprie composizioni.
Mozart era stimolato dalla forma del concerto per pianoforte per una ragione forse principalmente economica (visto che gli garantiva buoni guadagni), ma anche perché, essendo proprio lui a suonare, poteva comporre improntando ad un certo virtuosismo la parte del solista. I due concerti, in re minore e mi bemolle maggiore, presentati in questo splendido CD, sono tra le migliori creazioni mozartiane in assoluto, per ricchezza inventiva e capacità fantastica, per freschezza melodica e profonda originalità strumentale e formale.
Personalmente sono in linea di massima contrario alla figura del solista-direttore, ma devo dire che qui il celebre Ashkenazy se la cava egregiamente in entrambi i ruoli. Come solista, in particolare, è assolutamente eccellente e offre all'ascoltatore un'esecuzione tecnicamente perfetta e un'interpretazione congeniale allo spirito di questi due concerti.
Dopo aver ascoltato numerose esecuzioni di questi capolavori sia dal vivo sia su CD (cito, tra le molte, quelle di Perahia, Michelangeli, Uchida, Tipo, De Larrocha), questa è forse quella che più mi persuade, dove gli Allegri sono Allegri e non dei Quasi presto, gli Andanti sono Andanti e non degli Adagi, dove il tocco è elegante e preciso, ma non sdolcinato ed eccessivamente "romantico".
Il concerto in re minore mi pare che sia eseguito con più impegno interpretativo di quello in mi bemolle, forse anche a causa dei cinque anni che separano le due registrazioni che possono aver offerto spunti per un approfondimento esecutivo al grande pianista russo. Ashkenazy è strepitoso nel primo e nel terzo movimento del concerto K466 : l'equilibrato e classico virtuosismo mozartiano è reso magnificamente in ogni sua singola componente. Scale trilli e arpeggi sicuri, incisivi eppure garbati quando occorre. Del concerto K482 mi ha colpito soprattutto il secondo movimento, lo splendido Andante; l'attacco del pianoforte sembra quasi sgorgare come per magia dalle ultime note dell'orchestra, come una sorgente di musica che ha quasi del miracoloso.
La Philarmonia Orchestra non raggiunge le vette del solista-direttore, ma si comporta comunque ottimamente in tutti i frangenti; degno di nota è, in particolare, l'ottimo sincronismo con Ashkenazy.
La difficoltà della musica di Mozart è di tipo molto particolare. Dal punto di vista della mera esecuzione delle note non costituisce un ostacolo eccessivo per i pianisti di professione. Tuttavia i più grandi interpreti mozartiani sono d'età matura se non addirittura anziani. Ciò significa che c'è bisogno di una profonda coscienza interpretativa e di un controllo della dinamica del pianoforte assolutamente perfetta. Prima di acquisire la necessaria raffinatezza di tocco spesso, infatti, occorrono molti anni.
L'insidia più grande è costituita dal fatto che in Mozart praticamente non esiste spazio per l'errore: se si sbaglia una nota è facile accorgersene e l'impalcatura complessiva del pezzo, proprio perché accuratamente costruita, rischia di risentirne irrimediabilmente. Suonando Mozart ci si "scopre" molto e i difetti tecnici e d'interpretazione balzano agli occhi con una certa facilità.
Suono : ADD (K482) - DDD (K466); orchestra e pianoforte ottimamente bilanciati, suono sempre nitido e brillante.
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