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The Koln Concert


Keith Jarrett - "The Koln Concert"



Cari lettori di Music on Tnt, l' incipit per le recensioni jazz non potrebbe essere migliore; Jarrett infatti è uno dei pianisti più famosi e seguiti che ci siano attualmente,e non solo nel suo genere, infatti alcuni dei suoi sia ultimi che passati lavori, riguardano la musica classica: di recente ha pubblicato dei concerti di Mozart e delle suites per pianoforte di Handel.
Devo confessarvi però che nonostante la sua notorietà, io ne ho sentito parlare per la prima volta, solo quando in televisione trasmisero un servizio su un concerto che tenne alla Scala di Milano. VERGOGNA!!!!!! direte voi, ma cosa volete farci, non si può sapere tutto di tutti; piuttosto questa, secondo me, è l' ennesima dimostrazione del disservizio televisivo in Italia: un paese ricco di tradizione musicale come il nostro che ha visto i natali dell' opera, si ricorda di parlare di musica solo nel periodo di S. Remo.
Ad ogni modo torniamo a noi, di polemiche in Italia se ne fanno anche troppe, e noi di Music on Tnt non ne faremo altre.
Per quanto riguarda le notizie su Jarrett artista, e la sua storia, in futuro se ne parlerà sicuramente nella sezione delle Monografie in modo più esauriente. Tornando al disco in questione, devo dire che mi ha lasciato perplesso: Jarrett solitamente (da quello che ho potuto apprendere), nei suoi concerti dal vivo, improvvisa di volta in volta i pezzi che suona, integrando i concerti con delle "cover" di brani conosciuti; è questo il caso di Over the Rainbow nel CD La Scala.
Paragonando The Koln Concert a La Scala ho avuto delle perplessità: il primo infatti, non appare improvvisato perché i brani hanno un richiamo melodico troppo studiato e il tutto appare troppo omogeneo per essere frutto del caso.
Se faccio queste considerazioni è perchè ogni artista, per quanto bravo possa essere non può non soffrire di crisi creative, tutti hanno alti e bassi quindi l' omogeneità dei quattro brani, fa innegabilmente pensare che siano in qualche misura studiati.
Veniamo ora alla recensione vera e propria del CD. Questo è uno dei primi capolavori di Jarrett, eseguito il 24 gennaio 1975 all' Opera Koln, in Germania, inizia con un brano che definirei ipnotico, (almeno questa è l 'impressione che mi ha fatto), l' attacco è costituito da un' introduzione che non lascia presagire quelle che saranno le successive elaborazioni melodiche; il ritmo iniziale è lento, quasi raccontasse l' inizio di una storia, andando avanti le cose cambiano: la musica diviene struggente e due elaborazioni dello stesso tema, che verrà poi usato per chiudere virtualmente la prima fase del brano, si rincorrono in un susseguirsi di piccole variazioni.
La parte centrale del pezzo la definirei una fase di "studio", un continuo passaggio da una idea all' altra, qui la mia convinzione che si tratti di un brano "studiato" vacilla: in questo punto si percepisce chiaramente un dubbio, una ricerca, uno sbocco, una via da percorrere per il finale, che appare quasi trovato per caso, in una combinazione di 4 note usate come fundamenta per costruirlo e che lo rendono tanto travolgente quanto inaspettato.
Per dare un' idea di ciò che scrivo, a chi possiede il disco, posso indicare la fase di "ricerca" verso il 16° minuto del primo brano, mentre le note che ho indicato come trovate "quasi" per caso, si sentono circa dopo 20 min e 5 sec; facendo attenzione ai tempi, anche se le mie conclusioni sono errate, la sensazione primaria che si può avere dovrebbe essere abbastanza coincidente con la mia.
Il secondo brano si apre in modo decisamente più frizzante: è caratterizzato da un ritmo insistente sul quale Jarrett ricama delle variazioni senza mai discostarsi troppo però dal ritmo di base, questo pezzo è gradevolissimo e sicuramente molto più "ascoltabile" del primo, proprio grazie alla spiccata vivacità.
Personalmente però preferisco il primo, con le sue pause e i suoi cambiamenti di tono.
Gli ultini due brani, infine non si discostano affatto dai precedenti: gradevolissimi e splendidamente suonati; Jarrett dà l' impressione che nulla gli sia estraneo, riesce cioè a far sembrare la sua musica qualcosa di così classico da apparire già ascoltato.
Inoltre di questo disco potrei dire che i brani sono così naturali, nella loro esposizione, che appaiono già classici nello stesso momento in cui vengono suonati. Gia dal primo ascolto non mi ha provocato mai noia o fatica e questa per me è una cosa di assoluto rilievo.
Concludendo, vorri rivolgere ai lettori una piccola richiesta: "C' è qualcuno capace di convincermi, che i brani non siano stati scritti prima del concerto ?" Se c'è, mi scriva per farmelo sapere.


© Copyright 1999 Alfonso Pone. -http://www.music-on-tnt.com

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