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Simon & Garfunkel

The concert in Central Park


La copertina dell'albumLe canzoni di questo album di Simon & Garfunkel hanno per gli americani (ma non solo), lo stesso significato che possono avere le canzoni del duo Battisti/Mogol in Italia.
I brani che compongono questo cd, sono stati per anni il simbolo della musica della west coast americana. In particolare questo album (ripreso dal vivo), ebbe un successo tale che ancora oggi dopo 17 anni è offerto a prezzo pieno. Il concerto da cui fu tratto l'album inoltre, vide la partecipazione di circa 500.000 spettatori, risultando così il concerto con il più alto numero di spettatori per decenni.
Personalmente, pur non conoscendo a fondo i due artisti, non posso che apprezzare questo loro lavoro. Tutte le canzono dell'album raccontano stralci di vita quotidiana. Testimoniano attimi di vita che Simon & Garfunkel hanno voluto fermare con la loro musica. Le canzoni sono a mio avviso un raro esempio di equilibrio. In esse non vedo infatti prevalere la musica sulle parole e viceversa. I testi sono scritti infunzione della musica, così come la musica è scritta in funzione dei testi. Tra le canzoni che più ho apprezzato ci sono The sound of silence, Mrs. Robinson, Slip slidin' away, Kodachrome/mabellene e Wake up little Susie.

The sound of silence, accolta da un'ovazione dal pubblico, è davvero splendida. La sua musica, dolcissima, fatta di voci e chitarre, si scontra con un testo che mi appare intriso di malinconia. Sia Simon che Garfunkel sembrano quasi ispirati nel cantarla e la rendono il momento più bello dell'album.
Mrs. Robinson musicalmente si avvale del supporto dell'intera band. Risulta più briosa ritmicamente. Descrive una signora, in una qualsiasi città, una persona che vive impassibile lo svolgersi della propria vita senza sussulti.
Slip slidin' away davvero bella e ricca di pathos. Ho notato che spesso nelle canzoni di Simon & Garfunkel predomina una certa malinconia. Probabilmente è perchè cercano di descrivere i sentimenti di tutti i giorni. Sentimenti fatti a volte di rassegnazione, di disincanto, di rimpianto per un vecchio amore ritrovato come in Still crazy after all these year.

I due artisti in un momento del concerto.

The concert in Central Park è uno di quei rari cd che non colpisce subito. Il valore della musica e delle parole lo si assimila con coscienza. Non è uno di quei dischi che si vendono tanto bene oggi, non si ascolta per un paio di mesi per poi cadere nel dimenticatoio. E' un disco che lascia il segno. Stupisce per il suo equilibrio, per la pacata intensità delle canzoni che lo compongono, canzoni che rispecchiano perfettamente lo spirito magari un pò ribelle degli anni in cui sono state scritte (1955/1978).

Non mi vergogno affatto ad affermare che prima di questo disco, conoscevo The concert in Central Park solo per il clamore che sucitò la partecipazione del pubblico. Ora anche se le canzoni si riferiscono ad una società che ovviamente non è la stessa, le emozioni che provo nell'ascoltarle mi convince che la bella musica non ha età. Rimane tale nel tempo.
Infine un consiglio, ascoltate se potete The boxer con il testo sotto gli occhi e seguite le parole. In quei versi c'è tutto: speanza, paura, voglia di lottare e di sentirsi di nuovo a casa. Io in quelle parole mi ci ritrovo, mi specchio nei sentimenti del soggetto della canzone, per questo la adoro.

A presto Alfonso Pone.

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