Everything But The Girl
TEMPERAMENTAL (1999)
CD della settimana offerto da Pink Moon.
Ci voleva un CD così per chiudere gli anni '90. Musicalmente questo decennio ha lasciato dietro di sé meno dibattiti di quelli sugli anni '80 e, ancor meno, sui '70 e sui micidiali '60; da qui al 2010 sarà abbastanza difficile arrivare a dire che i nineties (prima o poi "nineties" andava scritto…) hanno portato al pop-rock innovazioni musicali in quantità industriale, e casomai si dovrà riconoscere che di industriale c'è stato fin troppo.
Qualcosa è pur successo. Detto male, l'elettronica si è avvicinata all'uomo: da un lato, l'inquietudine pronosticata nel '70 dai preveggenti del 21st century schizoid man di Crimsoniana memoria ha trovato nei suoni sintetici un canale di espressione efficace (Radiohead, Portishead, qualche clone del lato più oscuro dei Cocteau Twins); dall'altro, la musica più "spensierata", come usava dire un tempo, ha sfruttato le magie dei campionamenti e delle destrutturazioni taglia-incolla per produrre lavori spesso di classe, in cui il ritmo (e il mercato) concede al cuore qualche metro in più rispetto alla sostanziale freddezza delle abdicanti house e techno.
Gli Everything But The Girl hanno classe, e si sente; il loro passato è una strada dove si incontrano diverse belle canzoni e un'atmosfera piacevole. Temperamental segna una loro svolta verso la dance e l'elettronica, e rappresenta bene molti pregi e difetti del decennio che si è chiuso.
I suoni, decisamente elettronici, incontrano qui e lì campioni e interventi acustici di piano, fiati e synth umanizzati, e il risultato è in più occasioni davvero buono. E' una musica che sta a metà fra la cena in piedi in un attico di New York e la prima parte di una riuscita serata in discoteca; ci si diverte con melodie curate, fatte di non molte note ben distribuite e lasciate andare su tappeti sonori raffinati, ricordando il passato stesso del duo (Low Tide Of The Night, Lullaby Of Clubland, No Difference) o anche i primi grandi lavori dei Soul II Soul (Hatfield 1980, Downhill Racer), e passando con discrezione per i territori del drum & bass (Blame o la title track), fino a riagganciarsi ai discorsi ancora aperti di gruppi come i 4Hero (Compression). C'è spazio anche per le esigenze di classifica nella furba (Five Fathoms) e perfino per il brano di chiusura, scritto ed eseguito con i Deep Dish, la cui eventuale esclusione dal CD non avrebbe provocato rabbiose manifestazioni di piazza.
Le contraddizioni sono tutte nel tipo di pareri che ho espresso finora: ci si appiglia a considerazioni tecniche, a quel po' di sentimento che emerge di tanto in tanto, all'indubbio buon gusto di Ben Watt e Tracey Thorn nel costruire canzoni, ma si ha la sensazione che a spine staccate non resti tantissimo, cioè che tutto questo assemblare con bravura il vecchio per comporre un gradevole nuovo non regga più di qualche stagione, lasciando spazio, per un verso, a melodie e sonorità più vissute, e, per l'altro, alla constatazione che in fondo la fine del secolo ha portato anche un vissuto fatto proprio così.
I brani:
- Five Fathoms
- Low Tide Of The Night
- Blame
- Hatfield 1980
- Temperamental
- Compression
- Downhill Racer
- Lullaby Of Clubland
- No Difference
- The Future Of The Future (Stay Gold)
A presto
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