- Martina Arroyo (Elena)
- Placido Domingo (Arrigo)
- Sherrill Milnes (Guido di Monforte)
- Ruggero Raimondi (Giovanni da Procida)
- John Alldis Choir
New Philharmonia Orchestra, James Levine (direttore). 3 CD. RCA Red Seal 09026 63492 2. Note in inglese, libretto in italiano.
Suono: ADD. Studio. Ottima dinamica e buon equilibrio tra voci e orchestra.
I Vespri Siciliani è un'opera davvero interessante che mostra un Verdi tutto teso alla sperimentazione, soprattutto a livello di orchestrazione. Alcune pagine sono, in questo senso, davvero notevoli, a cominciare dalla bellissima ouverture che dispiega splendidamente (magari a scapito di una più opportuna continuità), alcuni dei temi più belli che verranno ripresi nel corso della vicenda.
>La storia è semplice. Sullo sfondo della lotta tra siciliani e francesi, che ha il momento culminante nella celebre rivolta dei Vespri a Palermo nel 1282, s'intreccia la vicenda amorosa tra Elena (soprano), nobildonna patriota siciliana, e Arrigo (tenore), simpatizzante per gli isolani ma che poi scopre d'essere figlio di Monforte (baritono), governatore francese. Dopo un fallito tentativo di congiura, tutto sembra risolversi in una generale pacificazione con il matrimonio tra i due giovani, ma Giovanni da Procida (basso), capo dei ribelli, solleva la folla e dà inizio all'eccidio dei francesi.
Rappresentato per la prima volta a Parigi, in francese, nel 1855 subì in Italia, per la scoperta tematica patriottica, i castighi della censura. Solo nel 1864, alla Scala, potrà essere rappresentata la versione italiana così come la conosciamo oggi.
Si tratta del recente (1998) riversamento su CD di una registrazione della RCA del 1974.Il cast è stellare, una di quelle quaterne che attirano gli appassionati come api sui fiori a primavera.
Vorrei subito spezzare una lancia in sfavore di Ruggero Raimondi. Non sulle qualità vocali, che non intendo discutere perché notevoli, ma sull'insopportabilità di quel suo tirarsela da basso. Non lo è mai stato, e non lo è neppure qui. Ci illude quasi all'esordio della splendida e struggente "O, patria, o cara patria"; ma nelle poche sortite che Verdi concede al basso nelle regioni più gravi del suo registro, la voce si spegne e m'assale un po' di tristezza...
La grande Martina Arroyo, uno dei più grandi soprani drammatici del secondo Novecento, in questa incisione è un po' meno grande del solito. La voce, dal timbro sempre caldo, appare poco carnosa e avvolgente. Sul banco di prova più critico, la magnfica ma tremenda siciliana Mercé dilette amiche del quinto atto, i nodi vengono al pettine e le stonature abbondano, fin quasi ad offuscare la solarità dell'ispirazione verdiana.
Peccato.
Per il resto il livello è ottimo. Grande è la prova di Sherrill Milnes nei panni di Monforte, che sa ben modulare gli accenti della sua voce a seconda delle situazioni emotive ed è sempre sicuro. Granitica è l'orchestra diretta da James Levine. Ma soprattutto è straordinaria l'interpretazione di Domingo, qui davvero in forma smagliante, una goduria per le nostre povere orecchie martoriate dai tanti tenoracci che oggi sono in circolazione (un esempio su tutti: José Cura), e una lezione di classe e vero talento.
I Vespri Siciliani non è un'opera frequentemente rappresentata, ma l'avvicinarsi della ricorrenza verdiana del 2001, avrà sicuramente stimolato l'interesse dei teatri per questo lavoro affascinante.
A presto
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