Ciao, mi chiamo Michele Chisena e mi occupo di giornalismo e critica musicale. Collaboro con varie riviste di musica (carta stampata). Da oggi sono entrato a far parte della redazione di Music On TnT e con notevole interesse mi accingo a intraprendere questa nuova ed affascinante esperienza.
Spero d'essere d'aiuto con i miei consigli. Il mestiere del critico ha lo scopo principale di unire le esigenze dell'artista con quelle del pubblico. Ma in concreto la sua attività potrebbe apparire inutile perché tutti i giudizi, per definizione, sono soggettivi in quanto espressione del "proprio" bagaglio di conoscenze e del "proprio" vissuto che non coincide con quello di qualsiasi altra persona. Pare, questa, una situazione inconciliabile. E la difficoltà sta proprio nel costruire un linguaggio comune che tenga conto delle necessarie esigenze di informazione del pubblico (dati, notizie, descrizioni) e dell'inevitabile giudizio estetico sull'arte.
Il pericolo è che, alla fine, potrebbero essere scontenti tutti: il pubblico ingannato, l'artista deluso nel suo lavoro e il critico alle prese con la paura (scherzo) di essere "investito" (desiderio che vorrebbe divertitamente realizzare Woody Allen) o torturato (ricordate la scena di "Caro Diario" di Nanni Moretti).
La storia dell'arte (se esiste un concetto di bellezza) è questa. La differenza che porterà a definire quell'opera bella o brutta dipenderà da molti fattori spesso contingenti. Quanti dischi apparsi poco importanti in un'epoca sono stati rivalutati in seguito? E quanti dischi definiti essenziali dalla critica non hanno alcun riscontro commerciale e viceversa?
Date queste premesse, il compito del critico è estremamente delicato. Un po' come gli arbitri di tutti gli sport. Criticati e maltrattati, ma indispensabili.
Un po' come la storia dell'uomo dibattuta tra le incertezze e le certezze infondate.
A presto
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